Foraggio idroponico? Non è una bufala

Tecnologia

Foraggio idroponico? Non è una bufala

Anche se in realtà la Masseria Cilentana di Agropoli, la stalla campana che per prima ha utilizzato questo sistema innovativo, ha scelto questo alimento proprio per la sua mandria di bufale

 

Per molti di noi l’idea di produrre foraggio senza terra, utilizzando la tecnologia dell’agricoltura idroponica, profuma di utopia. Le perplessità? Le solite: ma perché complicarsi la vita? Chissà quanto costa? Abbiamo già la terra! Si è sempre fatto così! Perché cambiare? Poi incontri tre allevatori di bufale di Agropoli (Sa) e scopri un altro mondo, dove in appena 180 mq di superficie coperta si riesce a produrre lo stesso foraggio che raccoglieresti in 10-12 ettari di terreno, utilizzando meno acqua, senza trattori e gasolio. E soprattutto abbassando le emissioni per litro di latte prodotto, aumentandone la sostenibilità ambientale, un aspetto non certo irrilevante.
Ecco perché siamo a andati nel Cilento nell’ambito del progetto europeo Resilience for Dairy (R4D), di cui il Crpa di Reggio Emilia è il partner italiano, per conoscere meglio questa tecnologia e gli allevatori che la hanno introdotta. Loro sono i fratelli Nicola ed Emilio Celso, mentre il terzo protagonista di questa storia è Nick Del Verme, un loro cugino americano, oriundo campano.

 

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Da sinistra: Nick Del Verme, Nicola ed Emilio Celso


“Siamo bufalari di famiglia - ricorda Nicola - da più di due generazioni, visto che fu nostro nonno ad iniziare l’attività. Prima di diventare anche noi allevatori, sia io che mio fratello abbiamo lavorato nel New Jersey (Usa) per qualche tempo, ma ci siamo resi conto che quella non era la nostra vita e che il legame con la terra di origine era troppo forte. Così, una ventina di anni fa, abbiamo deciso di rientrare in Italia e prendere in mano la stalla, con l’obiettivo di alzare il livello della gestione per migliorarne l’efficienza tecnica ed economica”.
“Ci siamo trovati subito – interviene Emilio Celso – in un momento in cui i mangimi e le materie prime erano schizzate alle stelle e abbiamo iniziato a cercare soluzioni alternative. Nostro cugino Nick aveva visto utilizzare il foraggio idroponico in allevamenti da carne negli Stati Uniti e grazie al suo interessamento abbiamo importato questa tecnologia (www.hydrogreenglobal.com) nel Cilento”.

 

La tecnologia e l’impianto

L’impianto è semplice e totalmente automatizzato e viene installato in un locale condizionato per mantenere una temperatura media attorno ai 20-22 °C, necessaria per ottimizzare il processo e disperdere il calore generato dalla germinazione. Il vero costo energetico è quello dei condizionatori, ma alla Masseria Cilentana hanno i pannelli fotovoltaici il problema l’hanno risolto così.
La struttura è leggera ed ha una superficie totale di 180 metri quadrati, sufficiente per ospitare due germinatoi di 6 piani l’uno, formati da un nastro sul quale vengono distribuiti automaticamente i semi d’orzo (ma si può usare anche frumento, avena, medica o altre foraggere) in uno strato di un paio di 15-18 mm. Poi i semi vengono tenuti umidi a orari fissi dal sistema di irrigazione di cui è dotato ogni piano, insieme ad un sistema di illuminazione a led, e dopo 6 giorni si passa alla raccolta e lo strato di foraggio germinato, fitto a tal punto che con le mani non si riesce a spezzare, passa in una taglierina ad acqua pressurizzata, finisce su un nastro e va direttamente nel carro trincia-miscelatore per diventare unifeed. Semplice vero? Tutta l’impiantistica è realizzata con componentistica industriale piuttosto banale, dalle luci led ai nebulizzatori per l’irrigazione e in caso di guasto la maggior parte dei componenti si trova facilmente, un aspetto non secondario per far decollare la tecnologia.

 

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L’impianto HydroGreen installato dagli allevatori cilentani

 

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Gli ugelli nebulizzatori usati per l’irrigazione dei semi. La distribuzione del seme viene effettuata automaticamente da queste tramogge orizzontali ad uno spessore che oggi è di 1,6 mm

 

Nuova visione

“In realtà - osserva Nicola - questa tecnologia è piuttosto consolidata nel mondo delle ortive, per quanto poco utilizzata in Europa per il foraggio ad uso zootecnico, per cui partivamo da solide basi. La vera scoperta è stata di carattere nutrizionale perché l’orzo germogliato, il prodotto che diamo alle bufale, ha un profilo più vicino al mangime concentrato, che non al foraggio, con il 16,4% di proteina, il 3,2% di grassi e una frazione di amido attorno al 20% e una sostanza secca che oscilla del 19%”.

 

 

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Analisi "di cartellino" dell'orzo germogliato (barley) a confronto con il frumento (wheat)

 

Il costo complessivo per realizzare l’impianto (struttura, sistema di climatizzazione e 2 macchine) in servizio alla Masseria Cilentana è stato di poco inferiore ai 400mila euro, per un costo industriale del chilogrammo di foraggio idroponico attorno ai 13-15 centesimi/kg, con un ritorno dell’investimento che nell’azienda dei fratelli Celso è stato di 2 anni e 7 mesi. “La prima macchina l’abbiamo installata ottimisti, ma con qualche dubbio - ricorda Nicola - poi, dopo un anno eravamo talmente soddisfatti che abbiamo acquistato anche la seconda, questa volta sfruttando le agevolazioni delle misure dedicate all’agricoltura 4.0. Ma devo dire che anche senza incentivi l’avremmo installata ugualmente perché ci ha cambiato il modo di alimentare la mandria, ci ha reso indipendenti dall’andamento climatico e dalla siccità che colpisce sempre più spesso le nostre zone, ma soprattutto ci ha messo a disposizione un foraggio ricco di micronutrienti che ha avuto un impatto positivo anche sulla salute della mandria e sulla fertilità, due aspetti fondamentali in un’azienda che voglia alzare il livello di efficienza in stalla. Abbiamo anche ridotto del 60% il mangime utilizzato e questo ci ha permesso di abbattere il costo della razione di circa 0,46 euro/capo, senza penalizzare le produzioni”.

 

Massima semplicità

“Non secondaria - interviene Emilio - la semplicità del sistema, che unita alla sua automazione totale e alla bassa tensione di servizio (24 V), ci permette di dedicare poche ore al giorno alla gestione e alla pulizia dell’impianto, coinvolgendo da subito il personale aziendale. Ma soprattutto l’aspetto vincente è l’omogeneità del foraggio, tutti i giorni, in tutte le stagioni, con qualsiasi clima”.

La raccolta avviene quotidianamente alle 6 e alle 15 e interessa un intero piano per volta. Ogni piano produce dai 1.250 ai 1.500 chilogrammi di foraggio idroponico (il dato varia in base alla germinabilità del seme) di uno splendido verde brillante. “Il costo di 13-15 centesimi/kg di foraggio – precisa Emilio, l’uomo dei numeri della Masseria Cilentana - lo abbiamo calcolato considerando il prezzo dell’investimento senza i contributi governativi e conteggiando i consumi elettrici al prezzo di mercato. Un valore che scende a 9 centesimi/kg se invece togliamo il credito di imposta della 4.0 e il fatto che l’energia elettrica la produciamo con il fotovoltaico”.

 

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La distribuzione del seme viene effettuata automaticamente da queste tramogge orizzontali ad uno spessore che oggi è di 1,6 mm

 

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Il foraggio viene tagliato con un getto d’acqua ad alta pressione e convogliato direttamente nel carro unifeed

 

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La foraggiata si presenta morbida e ben miscelata, molto appetita dalle bufale

 

Non solo orzo

Oggi si usa l’orzo, ma in altre realtà statunitensi anche il frumento trova spazio, specialmente nel caso di allevamenti di vacche da latte, ma il sistema non cambia. Il grano, spiegano ad Agropoli, arriva al 18,6% di proteina, al 23% di sostanza secca e ha il 23,4% di amido. “L’erba medica potrebbe essere una soluzione estremamente interessante dal punto di vista nutrizionale, con una proteina che supera il 40% - spiega Nicola Celso - ma il problema è la minuscola grandezza del seme, che crea qualche problema di gestione dell’impianto nelle fasi iniziali, mentre con l’orzo non ci sono difficoltà, trasformando 1 kg di orzo in 6-7 kg di foraggio”. Anche sotto il profilo idrico i consumi sono bassi e, alla Masseria Cilentana, si attestano attorno ai 7 m3 al giorno, praticamente nulla rispetto ai valori di irrigazione in pieno campo. Le macchine oggi installate non riescono a riciclare l’acqua che percola, ma i nuovi modelli della HydroGreen lo consentono, permettendo il recupero di un’acqua ricchissima in zuccheri, che potrebbe essere utilizzata per bagnare la miscelata apportando preziose sostanze nutritive.

 

Cresce la fertilità

Si resta anche colpiti a leggere i dati relativi alla fertilità delle bufale, che dopo un mesetto dall’introduzione del foraggio idroponico hanno migliorato le prestazioni di un 20%, aspetto non secondario nel bilancio di una stalla dove si usa solo seme convenzionale e sessato e non sono presenti tori. Una mandria da 500 capi totali con 160 bufale in mungitura e medie produttive di 10,8 litri/giorno.

 

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“Stiamo anche osservando un allungamento della lattazione media, che già oggi è sopra i 280 giorni, con alcuni capi che sono attorno ai 300 giorni – concludono all’unisono Nicola, Emilio e Nick - un trend che è senz’altro merito della genetica e della buona gestione della mandria, ma che noi pensiamo sia anche legato all’elevato profilo nutrizionale del foraggio idroponico inserito nella razione. Se dovessimo analizzare a fondo i dati, probabilmente il vero guadagno non è solo nel latte in più prodotto dalle nostre bufale, ma anche nella maggiore efficienza riproduttiva di tutta la mandria, con la riduzione dei giorni vuoti e un minore utilizzo di fiale per fecondazione”.

 

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Dopo circa un mese dall’introduzione del foraggio idroponico le bufale hanno migliorato le loro prestazioni riproduttive di un 20%


Ora attendiamo solo che il primo impianto di foraggio idroponico installato in una delle più grandi stalle campane di vacche da latte entri in funzione per vedere l’impatto sulle bovine, ma Nick Del Verme, promotore dell’iniziativa, è super ottimista. Se volete confrontarvi con lui la mail è: info@feedsolutionsllc.com.
Ci aggiorniamo presto, restate collegati.