Salute animale
Dalla mangiatoia… al bisturi!
Facciamo il punto sulle principali patologie addominali legate alla subacidosi ruminale e la cui risoluzione è prettamente chirurgica
Diverse possono essere le patologie che necessitano di una risoluzione chirurgica a livello addominale e il cui dibattito sulle cause rimane un punto focale per cercare di agire sulla prevenzione di tali patologie. Cerchiamo di comprendere come l’alimentazione possa incidere in modo alle volte determinante e in altri come concausa, per poter ampliare le possibilità di interventi preventivi.
Sappiamo che la struttura dell’apparato digerente dei bovini è la risultanza di una selezione avvenuta in milioni di anni, per permettere a questi animali di assumere alimenti da sostanze vegetali in grande quantità. Lo stomaco dei ruminanti è suddiviso in 4 compartimenti con fisiologia e caratteristiche completamente differenti, ma la cui funzionalità è strettamente collegata tra loro. Senza perderci nelle caratteristiche peculiari dei vari comparti, possiamo dire che abbiamo un comparto di accumulo, nel quale inizia la digestione, e un comparto di digestione vera e propria, che prepara i componenti dell’alimento ad essere assorbiti a livello intestinale.
Il rumine è sicuramente il comparto più voluminoso dove gli alimenti subiscono un inizio di digestione ad opera della microflora presente e dove si sviluppa una discreta quantità di gas, che va dall’anidride carbonica, al metano, all’idrogeno e dove l’ossigeno è quasi completamente assente. In buona sostanza è un grande fermentatore all’interno del quale si producono, in maniera preponderante, dopo una serie di reazioni biochimiche, quelle sostanze denominate acidi grassi volatili che sono gli acidi acetico, propionico e butirrico, fondamentali per essere sfruttati dalla bovina per la sintesi di nuove molecole utili alla bovina.
Al pari della vagliatura dell’unifeed (sopra), il setaccio che si attua sul materiale fecale (sotto) ci aiuta a comprendere la digeribilità degli alimenti impiegati e la possibilità di conversione alimentare da parte della bovina
Gestione alimentare
Ora non dobbiamo certo pensare che questi settori dell’apparato gastrico siano a compartimenti stagni, anzi vi è un continuo stadio di evoluzione del microbiota sia per qualità che per quantità e localizzazione, per cui questi batteri che sono responsabili delle fermentazioni ruminali variano nel tempo a seconda degli alimenti che la bovina ha a disposizione. La qualità degli alimenti è fondamentale oltre che come qualità organolettica, anche come appetibilità; altrettanto importante è inoltre la capacità della bovina di alimentarsi correttamente, nel senso di darle un adeguato spazio di mangiatoia, senza competizione, e un adeguato luogo dove poter masticare e quindi unire alla saliva l’alimento ingerito; non ultimo, la bovina deve potersi abbeverare correttamente.
La gestione di questi fattori è ciò che un accorto allevatore dovrebbe cercare di mantenere inalterato nel tempo e realizzare nella maniera ottimale, ma questo è un compito non sempre facile da mettere in pratica.
Ultimamente molti studi sono stati compiuti sul ruolo della fibra nell’alimentazione della bovina da latte, questo perché un problema a cui si fanno risalire molte delle patologie della bovina è l’acidosi ruminale. In questa sede ricorderemo solo che l’acidosi ruminale acuta - ormai rara nell’allevamento delle bovine da latte e dovuta all’ingestione soprattutto accidentale di grandi quantità di alimenti acidogeni – è preceduto dalla subacidosi ruminale (acronimo: Sara) che al contrario è presente in diversi allevamenti dove si usano quantità importanti di insilati o in allevamenti a forte spinta produttiva. La subacidosi ha conseguenze molto importanti tra cui: il meteorismo ruminale, il blocco ruminale, la dislocazione abomasale destra o sinistra, la dislocazione del cieco, e l’intussuscezione intestinale, oltre a diverse altre patologie che non prenderemo in esame in questo articolo.
Dislocazione abomasale
Quando parliamo di patologie addominali a risoluzione chirurgica la prima cosa che ci balza alla mente è la dislocazione dell’abomaso; se ciò è assolutamente corretto essendo questa una patologia abbastanza frequente (ma non certo l’unica), dobbiamo anche considerare che la dislocazione abomasale è favorita dal fatto che dopo il parto intervengono altre patologie (chetosi, ritenzione placenta, ipocalcemia, ecc.). Tuttavia l’accumulo di gas nell’abomaso è il fattore scatenante ed è prettamente legato a fattori nutrizionali.
Quale può essere la soglia massima di dislocazione in allevamento? Diversi studi indicano nel 5% il valore massimo in cui debbano rientrare le aziende, oltre al 5% siamo in condizioni di dover rivedere necessariamente diversi aspetti gestionali che coinvolgono le bovine nella fase di transizione. In uno studio eseguito su oltre 1.400 aziende, il professor Dirksen ha stimato il valore del BCS al momento del parto, dividendo gli animali in 3 classi: BCS basso (da 2,75 a 3,25), BCS medio (da 3,25 a 4), BCS alto (oltre il 4). Orbene il docente ha osservato che la chetosi si manifesta rispettivamente nell’8,9%, nel 11,5% e nel 15,7% dei casi.
Questo è certamente uno dei fattori predisponenti la dislocazione abomasale. Ma come detto in precedenza, un BCS non corretto deriva frequentemente da un errore di gestione alimentare alla base. In un altro studio di Dirksen e collaboratori, è stata analizzata la dimensione delle papille ruminali nel preparto, osservando come la loro sezione aumenti con l’aumentare della quota energetica della razione; questo fenomeno inizia dopo 2 settimane dall’inizio di una dieta ad alto contenuto energetico e ha il massimo sviluppo dopo 8 settimane. Questo fa dedurre che nelle prime settimane dopo il parto la capacità del rumine di assorbire gli acidi grassi volatili (AGV) sia ridotta; questo fa sì che i gas prodotti permangano più a lungo all’interno dell’abomaso favorendone il suo spostamento in altra sede.
In particolare, la dislocazione abomasale può avvenire sia sul fianco destro che su quello sinistro, con la complicanza che se avviene sul fianco destro vi può essere una torsione del viscere su se stesso, solitamente in prossimità del piloro. Questo evento di torsione richiede un intervento spesso urgente, in quanto le alterazioni che avvengono a livello dei tessuti sono molto importanti a seguito della grave anossia (mancanza di ossigeno) che consegue all’alterata vascolarizzazione. Interventi tardivi possono portare anche ad alterazioni del tessuto nervoso che innerva il viscere, per cui anche in seguito a riposizione in sede del viscere, non segue una ripresa funzionale. Chiaramente, il tipo di intervento sarà scelto dal chirurgo in base al caso in esame, e alla sua esperienza. A titolo conoscitivo, si possono elencare per la dislocazione sinistra tecniche più invasive come la laparatomia sul fianco destro oppure quella sul fianco sinistro, e la laparatomia con accesso ventrale, mentre tra le tecniche mini-invasive si possono utilizzare la laparoscopia mediante uso dell’endoscopio sia con la bovina in stazione quadrupedale che supina, e l’intervento di Grymer detto anche a cielo chiuso con il rotolamento della bovina. In base al metodo di fissazione dell’abomaso distinguiamo: abomasopessi, se si fissa direttamente l’abomaso alla parete abbominale, pilopessi se si fissa invece l’abomaso in prossimità del piloro, oppure se verrà coinvolto l’omento, parleremo di omentopessi.
Sopra: intervento di dislocazione sinistra per via laparatomica sul fianco destro con omentopessi. Sotto: intervento di dislocazione sinistra con tecnica mini-invasiva per via endoscopica ed abomasopessi
Blocco ruminale
Altra patologia che può richiedere un approccio chirurgico è il blocco ruminale, con il quale s’intende una patologia a carico del rumine, per cui all’auscultazione dell’organo non si percepiscono i classici suoni riferibili ai movimenti di materiale ingerito tra il sacco dorsale e il sacco ventrale del rumine stesso. Spesso questa patologia è da ascrivere a subacidosi, acidosi, alcalosi ruminale, somministrazione di un unifeed con lunghezza di taglio troppo corta, alimenti con fibra indigeribile e/o grossolani, sostanze tossiche come micotossine, liberazione di istamina ed acido lattico. Il trattamento chirurgico, in questo caso, è volto a svuotare gran parte del contenuto ruminale per rimuovere il materiale e le cause scatenanti la patologia al fine di ripristinare la funzionalità dell’organo.
In alcuni casi il blocco ruminale può essere una conseguenza di una mancata eruttazione del gas che si forma per le fermentazioni che avvengono al suo interno. Le sostanze che non possono essere eruttate, causano una dilatazione della fossa del fianco sinistro, impedendo la normale funzione del viscere. Questo “meteorismo” può presentarsi in due diverse forme, ovvero i gas possono essere dispersi nella massa alimentare all’interno del rumine, oppure si crea una bolla che sovrasta il materiale ingerito. Questa patologia generalmente non comporta gravi problemi dal punto di vista chirurgico per la sua risoluzione, in quanto è sufficiente creare una apertura di 1-2 cm con uno strumento apposito, detto trequarti, per far defluire i gas. La situazione può richiedere più attenzione nel caso di recidiva, per cui è preferibile a quel punto inserire un trequarti permanente, detto di Buff, fino a completo ripristino della corretta attività ruminale.
Intussuscezione intestinale
Una patologia non particolarmente frequente, ma importante per la diagnosi differenziale con altre patologie gastroenteriche è l’intussuscezione, dove un segmento intestinale si trova inserito all’ interno di un altro segmento. Questo comporta una serie di modificazioni fisiologiche, che per forza di cose alterano fortemente il normale transito intestinale, con le conseguenze che sono facilmente immaginabili.
Anche in questo caso l’alterata peristalsi intestinale, dovuta a maldigestione oppure ad alterazione della formazione di sostanze gassose prodotte a seguito di squilibri alimentari, risulta spesso essere il fattore principale al quale far risalire la patologia.
Dislocazione ciecale
Un’altra patologia che coinvolge l’apparato gastroenterico, ma in posizione più distale, è la dislocazione dell’intestino cieco. Le cause sono sempre da ascrivere a quanto precedentemente accennato. In questo distretto vi sono ancora diversi batteri che fermentano i carboidrati non digeriti e non assorbiti nell’intestino tenue. La differenza sostanziale sta nel fatto che i ceppi batterici gas-produttori si vengono a trovare in questo distretto intestinale in quantità non consona, per cui sviluppando fermentazioni, producono un eccesso di gas tale da non poter essere facilmente smaltito, così da causare una dilatazione del viscere e una sua migrazione in una posizione non consona alla sua funzionalità. Questa alterazione funzionale causa una grave sofferenza alla bovina, che spesso manifesta dolori colici ed alterazione del materiale fecale. Alla diagnosi, deve seguire l’intervento chirurgico per le complicanze che vi possono essere. L’intervento è volto allo svuotamento del contenuto del viscere e al suo riposizionamento in sede appropriata.
L’intestino cieco, per poter essere riposizionato nella sua sede corretta, deve essere esteriorizzato e svuotato del suo contenuto. Si noti come i tessuti abbiano una tonalità non fisiologica a causa della compressione e parziale torsione subita dal viscere
Conclusioni
Tutte queste patologie hanno una forte componente alimentare e sono spesso dovute a cambi repentini di razionamento, alterazione della qualità di alcune componenti della razione, formulazioni non corrette o preparazioni di miscelate unifeed non eseguite secondo le indicazioni fornite. Rarissimamente vi è una risoluzione spontanea o farmacologica delle patologie sopra descritte; la tempestiva segnalazione, la diagnosi e la terapia chirurgica più indicata al caso in esame fanno comunque sì che tali alterazioni morfo-funzionali siano reversibili con un’ottima ripresa della bovina nella grande maggioranza dei casi.
di Pierangelo Cattaneo, medico veterinario