Ti prendo e ti porto in alto

Da sinistra: Marco con il papà e con il suocero, Roberto Vertua

Gestione mandria

Ti prendo e ti porto in alto

Da quando Marco Mangiavini affianca il suocero alla guida dell’azienda Vertua di Chiari (Bs), le performance e il livello di efficienza sono decollati. Il futuro? Mungere più latte con meno animali

 

Ma sarà poi vero che con 100 vacche oggi non si vive, e che la forbice tra prezzo del latte e costo produttivo è talmente stretta che per campare dignitosamente di zootecnia ci vuole una maxi-mandria, un “coefficiente moltiplicatore” robusto? È quanto abbiamo chiesto a Marco Mangiavini, giovane allevatore della provincia di Brescia tenacemente ancorato a “quota 100” (o giù di lì) e fautore dell’automazione.
Una storia personale interessante, la sua: discendente da una famiglia di allevatori di Mairano (Bs), 12 anni fa Marco conosce Stefania, figlia di allevatori di Chiari (Bs), convola a giuste nozze e mette su famiglia, trasferendosi nella di lei cascina. Ed è qui che il suocero Roberto Vertua, appassionato di produzioni vegetali più che di vacche, gli affida la sua mandria di Frisone. La quale mandria, sotto la guida di Marco, nel giro di alcuni anni cambia magicamente volto, passando da una produzione media di latte di 26 kg per capo e da tassi di fertilità trascurabili (“le fecondazioni erano stagionalizzate in modo tale da evitare i parti estivi…”) a prestazioni decisamente interessanti: produzione media di 44 kg di latte per capo al giorno (su 110 vacche munte al robot), al 3,68% di grasso e al 3,48% di proteina; CR medio annuale 48%.

 

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Oggi l’azienda è popolata di vacche “da stalla”, discendenti da tori genomici molto equilibrati e forti soprattutto a fitness

 

Al minimo costo

“Per prima cosa – ci spiega Marco, mentre ci fa accomodare nell’ufficio aziendale – ho sistemato la genetica e ho rivoluzionato l’attività riproduttiva, ma contemporaneamente sono intervenuto anche sull’alimentazione e sulla gestione della vitellaia, cercando anno dopo anno e con l’aiuto dei miei consulenti, di alzare l’asticella. Un passo alla volta: da 26 chili per capo siamo passati a 30, poi a 32, 34, 36. Adesso, con i robot di mungitura, siamo arrivati ai 44 chili per capo, ma con una mandria costituita per il 52% da primipare. Il prossimo anno questa percentuale scenderà a 46, per cui… Ma il punto fondamentale è – aggiunge il nostro interlocutore – che ho sempre cercato di aumentare la produzione al minimo costo, senza cioè spendere delle cifre in farmaci, e senza mai tralasciare di ingravidare le vacche”.

 

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Sopra: in azienda sono operativi due robot di mungitura. Sotto: la stalla è automatizzata anche per ciò che riguarda la pulizia e il riavvicinamento della razione. Le cuccette sono riempite di paglia pellettata, rinnovata tramite l’impianto a calate

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Qualche ulteriore dettaglio: “sul fronte della genetica – spiega infatti Marco – è da qualche anno che mi affido ai prodotti e ai servizi forniti dai miei consulenti di Alta Italia, Mattia Lucia e Alessandro Belfanti. Fin dall’inizio, al fine di crearmi una base su cui poter lavorare, ho scelto infatti di usare il seme di tori genomici sempre molto equilibrati e forti soprattutto a fitness. Li scelgo in base all’indice personalizzato che ha sviluppato per me Mattia Lucia, ma tanto per fare due esempi posso citare Olaf e Zarek. No, il tipo proprio non mi interessa: voglio vacche che durino in stalla e che producano latte in modo efficiente, cioè senza ammalarsi e senza consumare tonnellate di alimento”.

 

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Marco e Roberto insieme ai loro consulenti di Alta Italia, Sandro Belfanti (secondo da sinistra) e Mattia Lucia. “Vorrei ringraziare - afferma Marco - tutti i miei consulenti, che mi hanno sempre aiutato a raggiungere i miei obiettivi, e l’amico Marco Tomasoni, che è stato al mio fianco negli anni più difficili, all’inizio della mia avventura”


La gestione della fertilità è un altro aspetto determinante: “nel tempo sono passato da un periodo di attesa volontaria di 60 giorni agli attuali 90 giorni, e da protocolli di sincronizzazione diciamo classici a un G6G modificato con la doppia prostaglandina. Grazie all’allungamento del VWP, siamo riusciti a ingravidare più bovine con meno dosi di seme, motivo per cui sulle pluripare abbiamo iniziato a usare i tori da carne. Qualche numero: oggi siamo sulle 2,1 fecondazioni per gravidanza per le primipare – a cui diamo, così come alle manze, il seme sessato – e sulle 1,8 fecondazioni per gravidanza sulle vacche. Invece con il passaggio al G6G modificato il tasso di gravidanza è aumentato di un buon 7-8%. Ma di tutto questo devo ringraziare il nostro veterinario, Giovanni Ghedi, che ogni settimana è qui per le diagnosi di gravidanza”.
Sul fronte alimentare e agronomico, i cambiamenti più rilevanti sono stati invece l’approdo a una razione costituita da materie prime e integratori, e il passaggio da una produzione mista di fieni e insilati, a soli insilati (di mais, frumento e sorgo). “Ma l’aspetto determinante – sottolinea ancora Marco – è che il nostro alimentarista Rossano Dadomo, interagisce magnificamente con il genetista e con il veterinario. Un rapporto di aperta collaborazione, basato sulla reciproca stima e fiducia”.

 

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Sopra: il box delle vacche in asciutta. Grazie a un integratore alimentare formulato ad hoc, la lettiera (sotto) è del tutto inodore e con l’ausilio di una buona ventilazione, può “tenere” per 7-8 mesi

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Dulcis in fundo la vitellaia: qui le buone pratiche di colostratura (“per comodità non tengo una banca del colostro, per cui questo viene immediatamente valutato col rifrattometro e, qualora risulti di scarsa scarsa qualità, ricorro semplicemente al sostituto del colostro di Alta Italia) o concetti come vaccinazione intranasale dei vitelli e vaccinazione trivalente delle asciutte sono diventati quotidiana realtà. “Seguendo un programma di allattamento piuttosto intenso, arriviamo a svezzare a 60 giorni a pesi di 110-120 kg. La mortalità del periodo? È ferma al 2%”.

 

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Buone pratiche di colostratura e piano di allattamento ad hoc per una crescita accelerata: queste le scelte per le future vacche

 

Un futuro sostenibile

Oltre all’impegno sul fronte della sostenibilità etica e ambientale - che fa leva sull’autoproduzione di energia (da fotovoltaico su tetto: ndR) e sull’uso di prodotti volti a favorire il benessere animale e a ridurre le emissioni gassose – un altro dato interessante è quello relativo alla spesa in farmaci: “in questo momento – ci dice infatti Marco, accendendo il computer e consultando un semplicissimo file di excel di propria invenzione, con cui in azienda viene effettuato il controllo di gestione – siamo sugli 80-90 euro a capo, ma includendo i vaccini e i boli pre-parto”.
E qui torniamo al motivo della nostra visita: oggi, gli chiediamo, un’azienda a dimensione “familiare”, da 100 vacche da latte, può ancora guadagnare? “Sulla base della mia esperienza – riflette Marco – la risposta è affermativa, a patto di gestirle bene quelle 100 vacche. Inutile lamentarsi del prezzo del latte, su cui il singolo allevatore non può incidere in alcun modo, e non puntare all’efficienza, a lavorare il meglio possibile senza spendere delle fortune. Noi non viviamo nel lusso, ma gli investimenti in stalla li facciamo – magari nelle cose utili e non nel trattore all’ultimo grido – e li paghiamo fino all’ultimo centesimo. E non stiamo sempre dietro alle vacche: sempre a turni, ma le ferie le facciamo, eccome!”.

Quanto al futuro, Marco ha le idee chiare: proseguire sulla strada dell’automazione, investendo nell’alimentazione robotizzata (AFS) e sulla via dell’efficienza, ma senza aumentare l’effettivo in mungitura, per la cui gestione occorrerebbe trovare della manodopera specializzata (“attualmente introvabile”) e soprattutto cambiare il modello gestionale (“dovrei passare alle tre mungiture e comportarmi all’americana, dove l’allevatore alleva il personale, non le vacche”).
“La mia idea – conclude Marco – è esattamente opposta: fare sempre di più, ma con meno animali e con meno lavoro”. Con maggiori soddisfazioni economiche – aggiungiamo noi – e con minore impatto sull’ambiente: è questa la sostenibilità in cui crediamo.