La tua stalla è sostenibile? Chiedilo al latte!

La foraggiata verde sembra avere un minor impatto ambientale sotto il profilo delle emissioni di metano

Gestione mandria

La tua stalla è sostenibile? Chiedilo al latte!

Alcuni studi indicano come la composizione del latte e, in particolare, i profili degli acidi grassi possano diventare indicatori indiretti di emissioni di metano ed efficienza biologica

Negli ultimi decenni, i settori delle carni bovine e dei latticini hanno dovuto affrontare nuove sfide in materia di sostenibilità. In quest’ottica, molte sono state le ricerche messe in atto per massimizzare l’efficienza di trasformazione dei foraggi in latte e cercare di misurare l’efficienza biologica negli allevamenti.
Per lo studio di una produzione lattiero-casearia sostenibile sono da considerarsi l’insieme delle prestazioni produttive, le indagini sulla qualità del latte e la valutazione ambientale (ad esempio, la produzione enterica di CH4).
Alcuni studi hanno dimostrato la possibilità di considerare la composizione del latte e, in particolare, i profili degli acidi grassi come indicatori indiretti di emissioni di metano ed efficienza biologica, utili per il sistema di gestione degli alimenti zootecnici. Nelle vacche da latte, ad esempio, la produzione di metano corrisponde ad una perdita di energia produttiva ed è correlata negativamente con la conversione degli alimenti.

Nello studio di Chilliard et al. (2009), la quantità di CH4 emessa è risultata correlata positivamente con alcuni acidi grassi saturi (da C6:0 a C16:0) e negativamente con alcuni acidi grassi insaturi del latte. In altri studi l’efficienza biologica può essere correlata positivamente con C4:0, C18:0 e C18:3 nel latte prodotto e negativamente con C12:0.
In particolare, alcuni acidi grassi presenti nel latte mostrano un’interessante correlazione con i livelli di produzione di metano (trans-16 C18:1; cis-9, trans-13 C18:2; trans-12 C18:1; trans-13+14 C18:1; trans-6+7+8 C18:1; cis-15 C18:1 e trans-11, cis-15 C18: 2) poiché sono noti come intermedi di bio-idrogenazione a livello ruminale e sono indirettamente correlati al contenuto dietetico di acido linolenico (C18:3). Tale aspetto spiega perché le diete con alte concentrazioni di PUFAs, come quelle a base di foraggio verde, tendono a diminuire la produzione di metano.
L’esistenza di queste correlazioni è giustificata dal fatto che i precursori della sintesi de novo degli acidi grassi nella mammella (acetato, propionato e butirrato) si trovano a livello ruminale in un rapporto stechiometrico con il CH4 (CH4 = 0,45 acetato - 0,275 propionato + 0,40 butirrato).

In conclusione, la composizione degli acidi grassi fornisce informazioni non solo sulla qualità dei prodotti lattiero-caseari, ma anche sulla sostenibilità ambientale. In tal senso, la misurazione di routine delle componenti del latte può fornire assistenza continua per implementare strategie e decisioni di gestione in visione della sostenibilità ambientale e aziendale.
In quest’ottica, si stanno sviluppando nuove metodiche di analisi come la spettroscopia a medio infrarosso (MIR) e a vicino infrarosso (NIR) in grado di fornire rispettivamente una stima delle emissioni individuali di metano emesse su larga scala per individuare bovine a bassa capacità di emissione di metano e fornire una rapida valutazione del profilo acidico dei grassi ad uso alimentare.

di Marika Di Paolo