Il miglior investimento per il futuro della stalla

Farnear NC Felix

Gestione mandria

Il miglior investimento per il futuro della stalla

Definire una strategia di miglioramento genetico, fissare gli obiettivi, crederci e applicare con cura quanto deciso. Siete pronti a guadagnare di più?

Abbiamo cercato in un precedente articolo, pubblicato su Allevatori Top 6/2020, di descrivere le principali fasi nella definizione di una strategia di miglioramento genetico. Abbiamo visto che la scelta dei tori è il passo finale di un processo più articolato la cui fase principale è la definizione precisa, se possibile addirittura matematica, degli obiettivi di selezione. Un’operazione tutt’altro che semplice, che richiede grande cura, perché, se si sbaglia questa, anche tutto il resto sarà sbagliato. Ci sono ancora un paio di prerequisiti fondamentali.

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Investimento per il futuro

Deve essere inteso correttamente da parte dell’imprenditore il senso del miglioramento genetico. Spendere soldi in miglioramento genetico è un investimento importante sul futuro della mia impresa, della sua redditività e del suo valore. Non è spesa corrente, se ci interessa solo ingravidare vacche ci sono metodi più efficienti. Deve inoltre essere chiaro che esiste un collegamento diretto fra il programma di selezione prescelto e la redditività futura della impresa. Si seleziona per produrre animali più redditizi, che producano di più e costino meno. Pur sembrando banale ho spesso la sensazione che questo semplice concetto non sia ancora completamente passato. Ciò detto, e dopo aver definito nel modo più chiaro possibile quali sono gli obiettivi di selezione, possiamo avanzare nella discussione e avvicinarci al punto di arrivo: come scegliere i tori.

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Genomici & provati

Ci sono varie questioni da affrontare: tori genomici o tori provati? Quali fonti di tori utilizzare? A quali indici fare riferimento? Quali restrizioni utilizzare? Abbiamo un programma di “rightsizing” sulla rimonta? Siamo soliti usare seme sessato? In quali quantità? Come ci comportiamo con i ritorni? Usiamo incrocio da carne? Quale razza e quale tipo di tori da incrocio? Che tipo di investimento siamo pronti a fare per il nostro programma di selezione? Ho messo questo punto all’ultimo posto volutamente.
Per quanto riguarda la prima domanda la mia modesta opinione è la seguente: se vogliamo ottenere il massimo progresso genetico ed il nostro scopo è avere la mandria più redditizia possibile è molto auspicabile usare genomici al 100%. Magari con qualche eccezione nel caso di un animale speciale su cui si ritenga utile un accoppiamento individuale molto mirato. Se invece siamo convinti assertori dell’accoppiamento correttivo e siamo molto interessati ad avere una mandria di altissima morfologia, allora usare tori provati può dare qualche garanzia in più. La situazione nazionale degli ultimi mesi vede l’utilizzo dei genomici a livelli vicini al 60% con i tori provati e i tori da carne a dividersi il restante mercato.
Per quanto riguarda le fonti di approvvigionamento del seme io credo sia saggio usare i tori migliori quale che sia la loro provenienza. Verranno da ovunque nel mondo. Le grandi organizzazioni ne avranno di più, ma le più piccole potranno averne di importanti, perché rinunciare?

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Royal Sigillo
 

Messi all’indice

Quali indici usare fra GPFT, IES, ICS, GTPI, NM$, RZG etc.? Mi sembra ci sia una grande confusione sul tema. Scelte molto diverse spesso basate su criteri non oggettivi. Personalmente propendo per l’utilizzo degli indici calcolati in Italia. Calcolati a partire dai dati che noi allevatori italiani produciamo quotidianamente nella nostra attività. Elaborati secondo le procedure ed i modelli statistici più adatti ad analizzare le informazioni prodotte nel nostro paese. Lo scopo di un indice genetico è la previsione delle performance, produttive e non, delle figlie di questi riproduttori nella nostra stalla. Ogni indice genomico è il migliore predittore nell’ambito del paese in cui viene calcolato, per le ragioni che ho detto prima. Quindi la mia risoluta interpretazione di questo tema è: usiamo tori da tutto il mondo, ma scegliamoli sulla base degli indici calcolati in Italia.
Fra gli indici italiani le tre scelte sono chiaramente definite: GPFT per un approccio che comprende anche la morfologia, IES come indice tutto economico, ICS/PR per produttori di Parmigiano Reggiano e simili. L’arrivo di due nuovi indici economici come IES e ICS ha elevato moltissimo il livello di servizio disponibile per gli allevatori di frisona. Nei casi che seguo è prevalente la produzione di latte destinato a Parmigiano, di conseguenza la classifica internazionale ICS/PR è il mio riferimento principale. Attenzione, lo scopo finale è di scegliere un gruppo la cui media sia più alta possibile, non lasciamo che una serie eccessiva di restrizioni ci allontani troppo dalla vetta.
 

Troppi paletti

Normalmente nello scegliere i tori da usare si pongono dei limiti agli indici di alcuni caratteri (caratteri... non tratti, per favore) ritenuti importanti per il proprio allevamento. Per esempio, chi produce formaggio predilige tori con K Caseina BB, oggi la scelta è eccezionale per questo aspetto. È piuttosto normale che vengano esclusi dalle scelte degli allevatori i tori negativi su indice mammella o indice arti e piedi. Da un po’ di tempo alcuni allevatori escludono tori con troppa statura o con ischi alti. Altri prediligono comunque alte percentuali di proteina, mentre le ultime tendenze sono per alti indici di fertilità figlie. Tutto legittimo e opportuno, basta non esagerare con questo approccio (si chiama “independent culling levels”), rischiamo di diluire l’intensità di selezione e di rallentare il nostro tasso di progresso genetico. Più inseriamo restrizioni, più ci allontaniamo dalla vetta della classifica, più bassa risulterà la media ICS/PR (nel mio caso) del gruppo selezionato.
 

Scegliere il gruppo di tori

Il procedimento logico (nel mio caso) prevede quindi di partire dal top della classifica dei tori genomici per ICS/PR e depennare i tori non disponibili, quelli non KBB e quelli che presentano caratteristiche negative in singoli caratteri (caratteri…non tratti, please) che ritengo importanti. Il risultato di questa mia analisi è in tabella 1. Questa squadra è composta tenendo conto dei criteri espressi sopra e delle informazioni ottenute da me rispetto alla disponibilità del seme il 24 Luglio 2020. Nel giro di qualche settimana la situazione potrà cambiare, di solito con i tori genomici cambia molto rapidamente. Come sempre è solo uno dei possibili gruppi che si possono formare. È importante comunque sottolineare che (dato IES) rispetto alla media genetica delle femmine nate in Italia nei primi 6 mesi del 2020 quelle che nasceranno da questo gruppo di tori (IES +1.444 euro) saranno in grado di fornire un reddito netto di circa 200 euro in più per anno di carriera produttiva. Circa 20.000 Euro/anno in una mandria di 100 vacche. Un apporto considerevole al reddito aziendale ottenuto attraverso il programma di selezione. Perché il programma di selezione a questo serve: migliorare in modo significativo il reddito della nostra impresa.

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Piano di accoppiamento

Una volta che abbiamo scelto quali tori usare abbiamo bisogno di un sistema che si occupi degli accoppiamenti individuali su vacche e manze. Lo scopo in questo caso è quello di attuare forme di accoppiamento correttivo sui caratteri morfologici, di evitare l’emergere di omozigoti per i caratteri recessivi e di contenere la consanguineità entro livelli accettabili. In questo senso il piano di accoppiamento Anafij offre la massima garanzia di qualità. Molto interessante l’ evoluzione WAM, più elastico e completo. Permette un rinnovo continuo, dove possibile lo elaboriamo 1 volta al mese. Detto tutto ciò, la palla passa a voi, cari lettori di Allevatori Top. Ma la domanda a cui rispondere è sempre una sola: dove volete portare la vostra mandria?

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Acquisti? Con moderazione

Oggi più che mai il miglioramento genetico sì fa con il contenitore vuoto. Proprio perché i dati genomici subiscono continui aggiornamenti è consigliabile acquistare moderate quantità di seme. Consiglio 3 acquisti all’anno per coprire circa 80% del consumo, da farsi circa un mese dopo l’uscita dei dati. È utile lasciare un certo spazio per valutare i tori che vengono presentati a metà ciclo. Per una stalla di 100 vacche è ragionevole usare 15/20 tori in un anno con un massimo di 30 dosi per toro.


di Enrico Dadati, esperto di genetica