CAI Nutrizione, un impegno di filiera

Oggi più che mai la ricerca di base in tema di nutrizione animale è essenziale per aumentare la competitività delle stalle italiane

Tecnologia

CAI Nutrizione, un impegno di filiera

È nato il nuovo polo della mangimistica nazionale: capitale 100% italiano, 150 milioni di fatturato e quasi 4milioni di quintali di prodotto. Uno strumento a disposizione degli allevatori per ridurre le emissioni e riavvicinarsi al consumatore

“I mangimisti giocheranno un ruolo determinante nel rendere sostenibile l’allevamento e CAI Nutrizione S.p.A. ha le carte in regola per essere uno dei protagonisti della scena nazionale”. A parlare è Alessandra Todisco, direttore generale della nuova realtà nata dall’unione di 4 poli produttivi legati al mondo dei Consorzi agrari, che ha mosso i primi passi a metà dicembre. Ad esserne l’anima sono Emilcap (Parma), Calv Alimenta (unità di Valdaro, Mantova e San Pietro in Morubio, Verona) e lo stabilimento di Grosseto. Un colosso al 100% a capitale italiano che si trova ad operare non solo nel cuore della Pianura Padana, area d’elezione della zootecnia nazionale, ma anche in Toscana, aperto a soddisfare le esigenze degli allevatori del Centro Italia.

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Per Alessandra Todisco, direttore generale di CAI Nutrizione, gli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile richiedono un efficientamento di tutti i processi produttivi per ridurne l’impatto ambientale

 


Big player

“Sono tutti brand – spiega Todisco - ben conosciuti e affermati nel mercato nazionale, forti di un fatturato annuo superiore ai 150 milioni di euro e con un volume di mangime prodotto di poco inferiore ai 4 milioni di quintali, dati che collocano di fatto il nuovo polo fra le imprese più importanti della mangimistica nazionale”. “È il nostro modo - dice Gabriele Cristofori, Presidente di CAI Nutrizione - per assicurare agli allevatori italiani che avranno al loro fianco un partner ancora più forte e in grado di aumentare il livello dell’offerta a loro rivolto”. “Una scelta strategica – ricorda Gianluca Lelli, amministratore delegato di CAI Nutrizione in un’ottica di rafforzamento della presenza di CAI nel mercato altamente strategico dei mangimi, che ci ha portato a procedere insieme a BF S.p.A. alla creazione della nuova società”.

 

Obiettivi chiari

“In questo momento storico la zootecnia - commenta Todisco – si trova di fronte alla necessità di rispondere in maniera chiara e fattiva alle politiche comunitarie e trovare le strade per abbattere la carbon footprint delle produzioni di origine animale in maniera significativa. Un percorso non semplice, ma realizzabile purché le risorse disponibili in termini di ricerca e innovazione siano indirizzate verso lo stesso obiettivo. Ecco perché avere portato i nostri quattro siti produttivi all’interno di una stessa azienda e di un management unico ci permetterà di impostare il lavoro con un’ottica più ampia, capitalizzando l’esperienza di ogni stabilimento e rendendo possibile quel processo di ammodernamento necessario per essere proattivi nei confronti dei nostri allevatori, valorizzando al meglio anche il tessuto di soci conferenti materie prime, che è uno dei volani del mondo consortile”.

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La nascita del nuovo polo mangimistico permetterà a CAI Nutrizione una gestione degli acquisti sempre più attenta agli aspetti di sostenibilità ambientale

 


Il valore dei dati

Gli obiettivi che Bruxelles ha posto per il 2030 sono senz’altro impegnativi, ma l’industria mangimistica nazionale ce la sta mettendo tutta per dare vita ad una filiera sempre più in linea con le richieste della collettività: “L’obiettivo è certamente impegnativo – dice Todisco - ma crediamo che misurando con precisione il Life cycle assessment (Lca) delle produzioni zootecniche, potremo essere al fianco degli allevatori in questo complesso processo di efficientamento, che parte dalla coltivazione dei terreni, passa da una gestione virtuosa delle deiezioni per poi essere declinato in mangiatoia con l’impiego di alimenti hi-tech formulati nell’ottica del precision feeding, di cui conosciamo l’impronta di carbonio. Partiamo già agevolati perché realtà come Emilcap e Calv Alimenta si erano già avviate con successo in questa direzione, ma il traguardo dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile richiede una sintonia fine dei processi produttivi, anche in termini di formulazione e di innovazione, nonché di gestione degli acquisti, con un occhio di riguardo per le materie prime sostenibili, provenienti il più possibile dal territorio sul quale i nostri stabilimenti insistono. Abbiamo davanti un piano di sviluppo da qui al 2026 che darà ulteriore spinta alla ricerca e metterà al centro del nostro mondo l’allevatore, sostenuto e consigliato dai nostri specialisti. L’abbattimento dei gas serra prodotti dalle attività zootecniche è possibile e già oggi siamo molto più virtuosi di quanto non fossimo 15 anni fa, anche se il consumatore spesso lo ignora”.

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I 17 obiettivi di sviluppo sostenibile di Agenda 2030

 

Ricerca e sviluppo

“Ma tutto questo non basta più e CAI Nutrizione e i suoi tecnici sono lo strumento per alzare ancora l’asticella e contribuire con una nutrizione sempre più mirata ad abbattere le emissioni per litro di latte o chilogrammo di carne prodotta. Ma potremo farlo solo raccogliendo i dati degli allevamenti in cui siamo presenti, registrandone le performance e formulando mangimi capaci di fare la differenza. È un modo per sostenere fattivamente la filiera agroalimentare italiana - conclude Alessandra Todisco – e dare concretezza al concetto stesso di sovranità alimentare. Perché la sostenibilità ambientale non può esistere senza sostenibilità economica, senza mai dimenticare che dal raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile, anche in relazione all’accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, dipende la sopravvivenza dell’intero comparto zootecnico”. 

 

di Sante Bonelli