Il segreto di una mandria ben gestita

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Il segreto di una mandria ben gestita

A Ogliastro Cilento (Sa), per scoprire come i titolari dell’azienda agraria Marchese De Stefano accudiscono le bufale e monitorano le performance aziendali

È proprio vero che il cavallo ingrassa all’occhio del padrone. Eccoci ai confini della rigogliosa piana del Sele, e per la precisione a Ogliastro Cilento (Sa) nell’allevamento bufalino che il marchese Francesco de Stefano conduce insieme ai suoi tre figli, Piero, Isabella e Maria Fiorenza, rispettivamente commercialista, zootecnico e agronomo. Una famiglia napoletana di sangue blu, ma operosamente legata all’agricoltura per tradizione secolare: “Discendiamo dai feudatari di Ogliastro Cilento – esordisce infatti il marchese de Stefano, professore emerito di economia e politica agraria alla Federico II di Napoli – una famiglia di aristocratici sui generis, perché a differenza di tutti gli altri nobili erano soliti lavorare, e addirittura lavorare in agricoltura, guadagnandosi così la benevolenza della popolazione locale. Tanto che nel ’700 i nostri antenati acquistarono una masseria a Battipaglia, dove si misero ad allevare in modo moderno, stanziale, proprio le bufale”. Il nero ruminante ritorna in azienda parecchio tempo dopo, per volontà dello stesso Francesco de Stefano.

Marchese De Stefano, bufale, latte
Il marchese Francesco de Stefano insieme alle figlie Isabella (a destra) e Maria Fiorenza

“Reduce da un periodo di permanenza negli Stati Uniti – ricorda – sostituii i bovini da carne con le bufale per allevarle a tempo perso, senza l’aiuto di personale, sui pietrosi terreni di queste colline. Terreni non proprio vocati all’allevamento di questa magnifica specie”. Ecco però che si profila all’orizzonte l’attuale assetto dell’azienda: sui rilievi argillosi di San Pietro a cui fa riferimento il marchese, oggi pascolano le manze; in una stalla di Agropoli (Sa) trovano spazio le asciutte e la vitellaia, mentre nel centro aziendale di Ogliastro (Sa), dove ci troviamo attualmente, vengono munte le lattifere.

Marchese De Stefano, bufale, latte
La rimonta viene allevata allo stato semibrado, sui rilievi argillosi che circondano Ogliastro
 

Punti di forza

Diremo subito, a scanso di equivoci, che non siamo qui per parlarvi dei campioni di genetica che quest’azienda ha sfornato alcuni anni fa. Di Ciripicchio, che ha riempito di ottime bufale le stalle di mezzo mondo, o di Domitilla, che ha riempito il tank aziendale di tanto, ricchissimo latte da mozzarella Dop (48 quintali a lattazione…). Preferiamo infatti illustrarvi come oggi questa azienda sfrutti in modo intelligente la tecnologia, di come sappia adattare le novità tecniche messe a punto per la vacca da latte all’allevamento della bufala (“due specie per la verità diversissime”, sottolinea subito il professor de Stefano) e di come i titolari di questo allevamento bufalino interpretino la propria mission di imprenditori zootecnici.

Marchese De Stefano, bufale, latte
La nursery si trova in una stalla di Agropoli (Sa), a poca distanza dal centro aziendale di Ogliastro
 

Realtà hi-tech

Che ci troviamo in una realtà dove la tecnologia è di casa si percepisce immediatamente, non appena si accede all’ufficio aziendale. Qui, in una stanza con parete a vista su una moderna e linda sala di mungitura, incontriamo il capo-azienda Raffaele Nastari alle prese con il suo quotidiano strumento di lavoro: il pc dove munta dopo munta vengono registrate le performance produttive delle bufale.

Marchese De Stefano, bufale, latte
Raffaele Nastari, capo-azienda e punto di riferimento del team di tecnici che seguono l’allevamento

Da notare come all’uscita della sala, le lattifere incontrino un cancello separatore, che può deviarle e farle accedere a un box per la pesata (tempo utile: 5-7 secondi a capo) e per la valutazione (visiva) del BCS. In questo modo Raffaele può incrociare il dato produttivo ai rilievi sullo stato di forma dell’animale, secondo una prassi che se nell’allevamento bovino è in uso nei migliori allevamenti, nel comparto bufalino rappresenta al momento un’eccezione. Così come in ambito bufalino è ancora insolito l’ampissimo ricorso alla FA praticato dall’azienda, che contribuisce all’elevato grado di destagionalizzazione della mandria e dunque anche al buon prezzo del latte riconosciuto dal caseificio. Sulla scrivania di Raffaele c’è poi un secondo schermo che attira la nostra attenzione: è quello del software utilizzato per il monitoraggio della performance dell’impianto fotovoltaico (33-34 kW di potenza), collocato sul tetto della sala di mungitura. “Non essendo disponibile in commercio un accumulatore efficiente e a basso costo - spiega il professor de Stefano - che ci permetta di immagazzinare l’energia prodotta e di trasferirla in rete nel momento in cui è più conveniente, ovvero quando non ci serve per la mungitura, stiamo preparando un software che ci consentirà di attivare automaticamente i raschiatori e il separatore delle deiezioni nel momento in cui l’energia prodotta dall’impianto fotovoltaico è superiore a quella consumata dalle mungiture”.

Marchese De Stefano, bufale, latte
Oggi l’azienda munge circa 185 bufale, le cui medie produttive (26-27 quintali a lattazione) sono significativamente al di sopra della media nazionale

Marchese De Stefano, bufale, latte
All’uscita della sala di mungitura le bufale possono essere pesate e punteggiate per ciò che riguarda il BCS
 

C’è lattifera e lattifera

Che la bufala da latte non sia una Frisona è evidente a chiunque, ma qui all’azienda Marchese De Stefano si va oltre, fino a capovolgere uno degli assunti non scritti più in voga tra i “bufalari”: non è affatto detto che tutto ciò che va bene a una bovina, sia adatto anche a una bufala. Una specie e una razza che vanno considerate casi a parte, e che per fisiologia e comportamento sono distanti anni luce dal loro parente in bianco e nero. Occorre dunque verificare volta per volta, con metodo e rigore: chiedetelo ai tecnici della casa mangimistica che fornisce il nucleo oggi utilizzato nel gruppo delle bufale ad alta produzione: il prodotto, messo a punto per la vacca da latte, prima di venire inserito nella “linea bufale” della stessa azienda mangimistica, è stato testato proprio qui, nell’azienda Marchese De Stefano.

Marchese De Stefano, bufale, latte
Per la famiglia de Stefano il benessere animale è una priorità assoluta. Anche i loro dipendenti devono saper approcciarsi con gentilezza agli animali

Marchese De Stefano, bufale, latte
Le mangiatoie sono state pensate e costruite in modo tale che la razione resti sempre alla portata degli animali

Scientificamente: due gruppi omogenei di animali, un trattato e un controllo, analisi statistica dei dati raccolti. I risultati della prova hanno evidenziato che il mangime funzionava, e solo da quel momento ha avuto il via libera anche dalla famiglia de Stefano per la propria mandria di bufale.

Marchese De Stefano, bufale, latte
Anche gli abbeveratoi sono dotati di dispositivi anti-spreco collaudati in azienda
 

Occhio ai numeri

Stesso approccio “scientifico” anche per ciò che riguarda il management: qui scende in campo la professionalità di Francesco de Stefano, che da docente di economia ama condurre un assiduo monitoraggio delle performance tecnico-economiche aziendali (“Posso dare libero sfogo alle mie passioni statistiche” sorride il diretto interessato) e valutare la convenienza di questa o quella scelta.

Marchese De Stefano, bufale, latte
Un esempio della propensione all’automazione. Questa è la schermata del software che monitora la performance dell’impianto fotovoltaico, collocato sul tetto della sala di mungitura. Solo quando la produzione di energia supera la quota di autoconsumo rappresentata dalle due mungiture, vengono automaticamente attivati i raschiatori e il separatore delle deiezioni

Prendiamo il caso del seme sessato, che per moltissimi allevamenti bufalini rappresenta una novità: “Ne abbiamo già acquistato alcune dosi – ci rivela il marchese de Stefano – ma da quanto abbiamo finora appurato, costa di più e attecchisce di meno del prodotto convenzionale. Per cui vorremmo capire se non convenga piuttosto allevare un toro da fecondazione naturale”. Mentre parliamo il nostro occhio cade su un foglio di excel fitto di dati, in cui sono segnati, per ciascuno dei quattro gruppi alimentari in cui è suddivisa la mandria di lattifere (alta, media, bassa produzione e primipare), i costi-razione e le spese alimentari giornaliere. “Ai tecnici che ci seguono – osserva il professor de Stefano – chiediamo di valutare l’impatto delle diete sulla salute e sulla produttività delle bufale. Da parte nostra monitoriamo il fronte economico, costi e risultati. E se dovessero emergere delle criticità, saremmo pronti a cambiare strada”. Ma come si accennava all’inizio, la famiglia de Stefano non si limita a un controllo gestionale a distanza, dallo schermo di un pc. La costante presenza in allevamento dei titolari, congiuntamente a quella dei consulenti tecnici, sono tra i motivi del recente exploit produttivo messo a segno dall’azienda. È tutto vero, il cavallo ingrassa all’occhio del padrone.