Salute della mandria, una sfida da non perdere

Salute animale

Salute della mandria, una sfida da non perdere

Si tratta infatti del primo obiettivo per chiunque intenda vivere di zootecnia bovina. E il primo target da centrare è elevare gli standard di biosicurezza

 

L’obiettivo primario per un allevatore deve essere quello di mantenere la propria mandria in salute, in quanto senza un buono stato sanitario vengono meno tutta una serie di fattori che portano ad una ridotta efficienza dell’allevamento e che di conseguenza incidono in maniera importante sulla sua conduzione e sulla redditività aziendale. Per non parlare dell’aspetto, altrettanto importante, di perdere animali ai quali si è particolarmente legati per averli allevati con passione.

 

Un gap da colmare

Uno degli aspetti di maggiore importanza è sicuramente la biosicurezza: da una recente ricerca emerge che in Europa solamente la Danimarca eccelle, e questo per svariate ragioni. Resta comunque il fatto che la biosicurezza è un punto ormai imprescindibile da prendere in considerazione e in maniera molto più appropriata di quanto non si sia fatto sin ora. Dal punto di vista strutturale gli allevamenti di vacche da latte non sono mai stati concepiti, in passato, per dedicare un particolare riguardo alla biosicurezza; molte aziende, poi, vengono tramandate di generazione in generazione e sono state sviluppate da un corpo antecedente che in moltissimi casi non è mai stato abbandonato. Questo ha creato dei vincoli di compromesso alla progettazione e allo sviluppo.

Il settore dei bovini da latte è molto lontano dagli standard che si sono raggiunti, in particolar modo, nell’avicoltura ma anche nella suinicoltura, e questo è un gap che necessariamente va recuperato a breve se vogliamo mantenere degli standard sanitari elevati. Ancora troppo spesso si osservano aziende dove il carico e lo scarico degli animali vivi avviene in zone inappropriate, da mezzi che nel 99% dei casi non hanno subito una disinfezione immediatamente precedente all’ingresso; stessa cosa dicasi per la raccolta delle carcasse oppure per i mezzi che scaricano gli alimenti destinati alle bovine, o ancora per quanto riguarda la movimentazione delle deiezioni.

Altro punto importante, ma ve ne sarebbero molti altri nello specifico delle aziende, sono i visitatori (come agenti di commercio, addetti alle manutenzioni, visitatori occasionali) che si avvicinano agli animali o ai loro alimenti, senza alcuna protezione o riguardo nei confronti del conseguente impatto sanitario. Altro punto importante della biosicurezza è il controllo degli insetti nella stagione estiva, e dei roditori e dei volatili durante tutto l’anno; pensate che nello Stato del Wisconsin (Usa), dove si conduce una lotta integrata già da anni, i volatili causano un danno economico di 64.000 dollari all’anno di alimenti persi, con un altissimo rischio di trasmissione di malattie quali salmonellosi e paratubercolosi. Questo dovrebbe far comprendere anche che il ricovero delle bovine in strutture adatte è preferibile all’allevamento al pascolo, che non è affatto privo di insidie. Un esempio? La Nuova Zelanda, dove il pascolo è una regola, sta combattendo da anni contro importanti focolai di paratubercolosi e micoplasmosi.

 

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Un aspetto importante della biosicurezza è il controllo degli insetti nel corso della stagione estiva, e dei roditori e dei volatili durante tutto l’anno


Ma la biosicurezza non è solo prevenzione di chi dall’esterno entra in allevamento, ma anche di chi lo frequenta abitualmente o ci lavora. Molto è stato fatto, ma ancora molto rimane da fare sull’educazione del personale in molti settori, dalla zona parto, alla vitellaia, alla mungitura. La separazione degli animali con patologie potenzialmente trasmissibili è una misura di biosicurezza interna importante, e nei nostri allevamenti è normata dalle linee guida sulla valutazione del benessere: la zona infermeria deve avere adeguate caratteristiche di ricovero, isolamento e possibilità di igienizzazione.

 

La dieta conta

Il fattore alimentare è di pari importanza alla biosicurezza, per quanto riguarda la possibilità di mantenere in salute la propria mandria. Somministrate alimenti di scarsa qualità, mal conservati o nei rapporti errati e avrete sicuramente una mandria con gravi problemi sanitari, che andranno ad evidenziarsi in tutti i settori dell’allevamento, vitellaia compresa.

Ricordate che l’80% circa del sistema immunitario è localizzato a livello addominale, per cui è direttamente interessato nelle alterazioni che coinvolgano il “bioreattore” del pacchetto addominale, partendo dalla bocca sino al colon. Il tanto declamato microbiota come fonte di benessere, qualora alterato per lo sviluppo di batteri che alterano il suo equilibrio, causa un coinvolgimento diretto del sistema immunitario determinandone un forte impegno, e di conseguenza questo può essere deficitario in altre aree dell’organismo.

Quindi sollecitate sempre chi segue il vostro piano alimentare a verificare quello che emerge dalla razione elaborata dal sistema informatico, quello che viene effettivamente somministrato alla mandria, e quello che produce quel tipo di razionamento, facendo tesoro anche delle informazioni derivanti dalle valutazioni tecniche di campo, dai vari sistemi di informazione analitica, ma anche dal personale che si occupa direttamente della miscelazione e della somministrazione della razione.

 

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L’alterazione del microbiota intestinale causa un coinvolgimento diretto del sistema immunitario a livello gastroenterico, lasciando però sguarnite altre aree dell’organismo

 

Occhio vigile

Un aspetto molto importante per mantenere una mandria in salute è l’osservazione: l’animale che ha un comportamento anomalo rispetto al solito va monitorato nei segnali che esso invia a chi lo accudisce. In alcuni allevamenti questi segnali possono essere monitorati mediante i moderni sistemi tecnologici, da ritenere indispensabili negli allevamenti di medio-grandi dimensioni; essi aiutano nell’individuazione degli animali che hanno uno stato alterato rispetto alla media degli altri giorni. Tuttavia non sempre i segnali possono essere codificati dalle tecnologie, come ad esempio una bovina che tende a scalciare a causa di dolori addominali, un’aumentata salivazione per subacidosi, o ancora perdite ematiche nel post-parto. Quindi l’aspetto fondamentale è essere tempestivi nell’accertare di che cosa il capo o i capi ci vogliono comunicare con il loro comportamento, e di conseguenza nel valutare se intervenire farmacologicamente o in altro modo.


Cura della vitellaia

Questo è un aspetto fondamentale per fare in modo che questo fondamentale settore sia sano e per avere delle future vacche altrettanto robuste. Quando si dice che una vacca sana si costruisce fin da vitella, si dice una sacrosanta verità; il rispetto dei passaggi fondamentali fin dalla nascita è quindi una prerogativa essenziale. La colostratura risulta essere un aspetto chiave: negli Stati Uniti si citano sempre le 4 Q (Quickly, Quality, Quantity, Quantify) perchè il colostro deve essere somministrato il più velocemente possibile, deve presentare una qualità ottimale dal punto di vista igienico, deve essere somministrato nella quantità opportuna e deve avere una concentrazione nota di immunoglobuline.

Nella vitellaia sono poi fondamentali le vaccinazioni per la prevenzione delle patologie respiratorie e devono essere messi in atto tutte le accortezze per la prevenzione delle patologie enteriche attraverso la cura scrupolosa degli alimenti; inoltre i vitelli vanno albergati in spazi facilmente sanificabili e confortevoli sia in inverno che in estate.

 

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Le vaccinazioni sono un tassello fondamentale della strategia preventiva

 

Accertamenti ufficiali

Gli organi di vigilanza, Asl e Ats, mettono in atto dei piani per la prevenzione delle malattie trasmissibili all’uomo e il monitoraggio della situazione sanitaria degli allevamenti. Alcune volte, si ha un po’ di riluttanza da parte dell’allevatore a questo tipo di accertamenti, perché essi alterano la routine dei lavori, perché richiedono la presenza di personale, perché le bovine devono essere poste in autocattura con il relativo stress che ne deriva, perchè viene interrotta la routine di stalla, oppure per il timore che il monitoraggio possa fungere da pretesto per formalizzare osservazioni che poi sfociano in sanzioni.

Personalmente credo questo sia un approccio non positivo: se è pur vero che vi possa essere qualche disagio, questi accertamenti vengono fatti a tutela dell’allevatore stesso e della sua mandria e, di conseguenza, per la sanità degli alimenti che vengono prodotti dagli animali per tutelare la salute pubblica. I monitoraggi ufficiali potrebbero anzi essere un’occasione per eseguire ulteriori accertamenti sierologici, sul medesimo campione di sangue prelevato dalla bovina, ed ampliando così la ricerca a possibili agenti infettivi che, anche se in maniera asintomatica, possono essere presenti nel nostro allevamento e di cui magari non si ha sentore.

Il monitoraggio degli agenti infettivi diventa fondamentale per la prevenzione delle malattie infettive che si possono contrastare sia con le misure di biosicurezza che mediante le vaccinazioni. Poniamo il caso di avere un allevamento che ha eseguito accertamenti sul latte delle singole bovine e risulti negativo su tutti i campioni allo Streptococcus agalactiae. Ipotizziamo anche che dopo alcuni mesi si presenti un rialzo della conta leucocitaria e che ad un’ulteriore verifica si presenti la positività del 20% dei campioni allo Streptococcus agalactiae: cosa possiamo dedurre? Sicuramente che alcuni aspetti della biosicurezza non hanno funzionato, ma che se non avessimo avuto un campione di base eseguito alcuni mesi prima, non sapremmo in quale situazione eravamo in precedenza, per cui sarebbe impossibile approcciare la situazione e fare delle deduzioni sugli aspetti da correggere. Potremmo solamente dire che questa è la situazione che abbiamo in quel momento, ma che non sappiamo se è un’evoluzione negativa di una situazione che già era presente in allevamento, oppure se è una situazione stazionaria o migliorativa e quiescente per i più svariati motivi.

In buona sostanza se abbiamo un solo punto e vogliamo far passare una retta, non sappiamo in quale direzione essa possa andare, ma se abbiamo due punti è sicuramente ben definita la situazione che ci troviamo ad affrontare. Questo è il motivo per il quale ad un primo accertamento ne deve necessariamente seguire un secondo, nei tempi di volta in volta stabiliti in relazione alla problematica da affrontare.

 

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Tramite la verifica dei tenori di immunoglobuline circolanti è possibile valutare se il vitello è stato opportunamente protetto dal colostro

 

One Health

In conclusione, per avere una mandria con pochi problemi sanitari sono necessarie una serie di misure che andranno adottate per colmare eventuali lacune e che saranno necessariamente diverse da allevamento ad allevamento. Rimane fondamentale capire quali siano i punti sui quali concentrarsi, per cui è assolutamente indispensabile una raccolta dati riguardante gli animali riformati, deceduti o sottoposti a terapia, e di conseguenza il consumo di farmaci.

Concentratevi sulla biosicurezza, perché sotto questo punto di vista molto rimane da fare per recuperare il gap con altri Paesi e con altre tipologie di allevamento, sia in relazione alle strutture che al personale addetto.
Evitate ai vostri animali qualsiasi forma di stress, specie se prolungato come quello che deriva da razioni alimentari non consone.
Curate bene la vitellaia, attraverso una scrupolosa igiene del parto e una colostratura efficace, perché un sistema immunitario efficiente si sviluppa e si consolida già dai primi mesi di vita, e produrrà benefici negli anni a venire. Risultano inoltre indispensabili un’adeguata gestione delle vaccinazioni e una stabulazione il più confortevole possibile in tutte le stagioni.
• Infine, monitorate le patologie che possono essere presenti in allevamento con frequenza almeno semestrale.

Numerose sono le sfide che nei prossimi anni coinvolgeranno gli allevamenti di bovine da latte, e probabilmente sopravviveranno solo le aziende che potranno garantire condizioni di sostenibilità ambientale e sanitaria soddisfacenti. Il concetto di “One Health” che si sta adottando a livello globale sarà probabilmente lo spartiacque a cui tutte le aziende saranno sottoposte.

 

di Pierangelo Cattaneo, Medico Veterinario