Più protetti con il protocollo “prime boost”

Un vitello ben protetto verso i patogeni responsabili della malattia respiratoria esprime al meglio il proprio potenziale genetico

Salute animale

Più protetti con il protocollo “prime boost”

Boehringer Ingelheim ha ampliato la gamma di vaccini contro la malattia respiratoria del bovino, per una nuova procedura di immunizzazione

Prima una immunizzazione per via intranasale con vaccino vivo attenuato, che oltre al pregio di non interferire con gli anticorpi materni d’origine colostrale eventualmente presenti in circolo, evoca una risposta immunitaria prevalentemente locale, la quale riduce il carico patogeno a livello di mucose nasali. Poi, a distanza di qualche settimana secondo quanto ritiene opportuno il medico veterinario, un richiamo con un vaccino questa volta inattivato e inoculato per via parenterale, ma contenente esattamente gli stessi ceppi del vaccino intranasale. Con l’obiettivo di offrire al vitello la massima protezione nei confronti degli agenti patogeni che provocano la malattia respiratoria, e di metterlo in condizione di esprimere al meglio il suo potenziale genetico.
Questa l’idea che sta dietro al “prime boost eterologo”, l’innovativo protocollo vaccinale già applicato con successo in pediatria, di cui si è parlato in occasione di un webinar organizzato da Boehringer Ingelheim Animal Health a cui hanno partecipato circa 350 buiatri italiani. Come è stato spiegato nel corso del webinar, ci sono studi che dimostrano come questa specifica sequenza (prima vaccino vivo poi spento, da cui l’aggettivo “eterologo” dato al richiamo vaccinale) riesca a massimizzare la risposta immunitaria, sia anticorpale che cellulo-mediata, e sia sotto il profilo dell’intensità che in termini di durata della protezione, nei confronti degli agenti eziologici della malattia respiratoria del bovino.
 

Condizioni necessarie

Parallelamente gli studi condotti dal colosso farmaceutico tedesco hanno portato all’immissione in commercio di due nuovi vaccini inattivati contro questa malattia. Si tratta infatti di due dispositivi – un vaccino trivalente (contro virus parainfluenzale, virus sinciziale e Mannheimia haemolytica) e un tetravalente (stesse valenze più virus BVD) – contenenti gli stessi ceppi di virus parainfluenzale e di virus sinciziale già presenti nel vaccino vivo attenuato intranasale della stessa casa farmaceutica. Da sottolineare come in occasione del webinar sia stato ribadito un concetto chiave: mentre il veterinario dovrà mettere a punto un piano vaccinale adeguato al contesto in cui opera, all’allevatore spetta il compito di dare la possibilità al sistema immunitario del vitello di reagire adeguatamente alla vaccinazione non soltanto assicurando elevati livelli di igiene e benessere, ma anche facendo consumare al giovane bovino adeguate quantità di alimento, al fine di soddisfare le richieste energetiche, accresciute a causa della vaccinazione.