Lavorare con lentezza

Gestione mandria

Lavorare con lentezza

Continua il nostro viaggio in Irlanda per il progetto Resilience for Dairy (R4D). Ecco la vita di un allevatore con la mandria al pascolo per 9-10 mesi all'anno

Se parlate con un agricoltore irlandese vi dirà a denti stretti quanto fortunati siano gli allevatori da latte irlandesi, sia per reddito che per qualità della vita. Vacche sempre al pascolo, un paio di mesi pesanti da affrontare in inverno al momento dei parti, ma un reddito annuale decisamente buono. I diretti interessati non negano, ma evidenziano comunque le difficoltà generali, l’aumento del prezzo di concimi, sementi e mangimi (per quel poco che ne utilizzano).
Di certo è molto sentito il tema della sostenibilità ambientale, che in un Paese in cui la zootecnia da latte è condotta lasciando le vacche libere di pascolare sembra quasi un’esagerazione, ma che invece rappresenta un punto critico dell’intero sistema anche per le pressioni governative, nate a loro volta dalle sollecitazioni di un’opinione pubblica molto attenta a queste tematiche. Una questione delicata, che coinvolge, pur a titolo diverso, gli allevatori di tutto il Vecchio Continente.
Ecco perché una delle visite tecniche organizzate nell’ambito di Resilience for Dairy (R4D), il progetto europeo nato per  promuovere lo scambio di esperienze fra produttori di latte e che vede come referente italiano il Crpa di Reggio Emilia, ha scelto proprio l’Irlanda come destinazione. Sul numero 09/2022 di Allevatori Top avevamo già iniziato a parlare di pascolo ed Irlanda, in questo numero vediamo insieme alcuni aspetti di carattere zootecnico ed economico.

 

Spese sotto controllo


Il mantra degli allevatori irlandesi è spendere il meno possibile, a cominciare dalle stalle, visto che queste strutture sono utilizzate solo nel periodo dei parti, concentrati in 40-50 giorni attorno a febbraio e per il resto dell’anno sostanzialmente vuote.
Ecco perché le stalle sono di un’essenzialità quasi minimalista, “bruttine” rispetto ai nostri stanard italici, forse troppo sbilanciati dall’altra parte. Gli allevamenti che abbiamo visitato durante il nostro tour nella campagna irlandese e nord irlandese corrispondono a questo criterio di estrema “basicità” e sono dei ricoveri dove alloggiare le vacche e i loro vitelli nel periodo del parto.

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Il sistema temporizzato automatico che consente di liberare le vacche dal pascolo ad un orario predefinito

 

Vacche da pascolo


Sul fronte delle razze selezionate Frisona, Jersey e Kiwi (un cross di provenienza neozelandese fra la New Zealand Friesian al 70% e Jersey al 30%) si dividono il mercato in ordine decrescente. Non aspettatevi i colossi che si vedono in molte stalle italiane, perché troverete vacche di estrema correttezza e molto funzionali per la vita all’aperto.
Per coprire le bovine non c’è la corsa al toro da carne perché lo spring calving, cioè la concentrazione dei parti verso la primavera, porta anche ad una concentrazione di vitelli sul mercato, con un conseguente effetto negativo sulle quotazioni. Per cui, sotto questo fronte, almeno per gli allevatori con cui abbiamo parlato, non c’è margine di miglioramento, nemmeno utilizzando il più pregiato toro da carne presente sul mercato. Tutti però parlano delle settimane di spring calving come di un incubo, perché avere 300-400 parti da gestire in 45 giorni, non è proprio il massimo in termini di benessere del personale, un aspetto che tutti hanno ben presente, richiamando in “servizio attivo” qualsiasi persona della famiglia o del vicinato sia disponibile.

 

Sempre in cammino


Altro aspetto da non dimenticare è quello delle distanze coperte dalle vacche per andare a farsi mungere due volte al giorno, perché non sempre il pascolo è vicino alla stalla e, come ci è successo in uno degli allevamenti visitati, le vacche devono percorrere un paio di chilometri prima di entrare in sala. Il vantaggio è che le bovine sono veri e propri orologi svizzeri, pronte ad incamminarsi da sole non appena vengono liberate dall’appezzamento in cui stanno pascolando tranquille. Ci sono anche speciali sistemi per sganciare automaticamente la recinzione elettrificata ad un determinato orario, senza che l’allevatore debba sollecitare la mandria in alcun modo. Poi le vacche arriveranno in stalla, si faranno mungere e, dopo aver consumato i 3-4 kg di mangime al 14% di proteina che spettano loro al giorno faranno ritorno al pascolo. Nelle aziende di grandi dimensioni, per evitare che le vacche siano costrette ad attraversare strade carrabili vengono costruiti sotto passi a misura di bovina, ma nella maggior parte dei casi le vacche se ne vanno in fila indiana lungo le strade sterrate che collegano i pascoli. Ma quanto consuma una vacca? L’equivalenza su cui sono tutti più o meno concordano è 1 km = 1 litro di latte, un onere sopportabile visti i vantaggi del sistema. Le produzioni medie? Oscillano attorno ai 60-65 quintali, con punte di 100 quintali nelle stalle che spingono maggiormente con il concentrato, ma che non sono la norma. Scherzi a parte, dover gestire il pascolo è un lavoro senz’altro impegnativo visto che le mandrie stazionano nelle parcelle mediamente 36 ore, poi vengono fatte ruotare. Ma la routine è talmente consolidata da non rappresentare un problema, nemmeno nelle aziende più estese o collinari.

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Un km di distanza dalla stalla corrisponde mediamente ad un litro di latte perso


E quando piove, evento non così raro in un paese dove il cielo cambia repentinamente e le medie annuali delle precipitazioni sono di 1230 mm (se vi chiedete come i pascoli riescano ad essere sempre belli verdi ecco la risposta)? Semplice. Le vacche si bagnano e gli allevatori pure. Ma anche di questo nessuno sembra preoccuparsi troppo e oggi ci sono degli splendidi quad cabinati per aiutare gli umani negli spostamenti e un accogliente pub ben riscaldato per dar loro conforto.

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La maggior parte del lavoro è svolta all’esterno, spesso in condizioni di pioggia, ma ci sono sempre un pub e una birretta per il conforto dell’allevatore (e non solo)

 

Testimonianze di campo


Enzo Marcolin - Az. Agr. Capitello Montegaldella (Vi)
Esperienza importante dal punto di vista personale e professionale. Per crescere c’è bisogno di curiosità e ricerca del sapere attraverso il confronto continuo e questo il progetto Resilience 4 Dairy lo rende possibile.

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Ma veniamo alla parte zootecnica sintetizzando in 3 concetti:
1) colore verde: il trifoglio rappresenta la ricerca della tradizione (il pascolo), ma anche la naturale tendenza irlandese verso la sostenibilità;
2) costo produzione basso: l’obiettivo irlandese non è la maggior produzione in termini quantitativi, ma la scelta economica di mantenere i costi sostenibili, anche se questa strada li porta ad una minor innovazione e li vincola molto alla produzione di latte alimentare e poca trasformazione casearia;
3) stagionalità dei parti: interessante poter sfruttare le caratteristiche di un clima regolare e stabile che permette il pascolo continuo per quasi 10 mesi all’anno.

Poi sono il primo a dire che il modello irlandese da noi è di difficile attuazione, ma aprire la mente è sempre sinonimo di crescita.

 

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Resilience for Dairy (R4D) ha ricevuto il finanziamento dell’Unione Europea N° 101000770 nell’ambito del programma di ricerca e innovazione Horizon 2020

 

Approfondimenti


Per ogni informazione sul progetto Resilience 4 Dairy l’indirizzo è www.resilience4dairy.eu o è possibile contattare il Crpa, coordinatore delle iniziative in Italia, all’indirizzo www.crpa.it