L’annus horribilis della maidicoltura italiana

Attualità

L’annus horribilis della maidicoltura italiana

Nel 2023 la produzione nazionale di granella è andata al di sotto del 45% del fabbisogno nazionale: è uno dei dati emersi a Bergamo, nel corso della “Giornata del mais Crea 2024”

È record negativo per il mais “made in Italy”: nonostante il buon andamento delle rese, pari in media a circa 10,6 t/ha, la campagna maidicola 2023 registra, per la prima volta negli ultimi 160 anni, una superficie coltivata che si aggira sotto la soglia dei 500mila ettari. La produzione raccolta, sia pure risalita da 4,7 a 5,3 milioni di tonnellate, rimane quindi largamente insufficiente e inferiore al 45% del fabbisogno nazionale, mentre il costo complessivo del prodotto importato nel 2023/24, sia pure in calo, dovrebbe aggirarsi intorno a 1,7 miliardi di euro.
Difficile il quadro per il 2024: le prospettive sono infatti improntate verso un ulteriore calo delle superfici, pari al 6% secondo l’indagine preliminare Istat sulle intenzioni di semina e con punte superiori al 12% nel Nord est del Paese.
Queste alcune delle cifre clou presentate oggi, in occasione della Giornata del Mais 2024, che si è tenuta come ogni anno presso la sede del Crea di Bergamo.

Buona la qualità

Più incoraggianti i risultati relativi alla qualità della granella: il monitoraggio del contenuto di micotossine condotto dalla “Rete Qualità Mais” coordinata dal Crea Cerealicoltura e Colture Industriali di Bergamo, ha evidenziato infatti che solo il 7% dei campioni analizzati presentava un contenuto in aflatossine superiore ai 20 µg/kg, un dato estremamente inferiore a quanto rilevato per la campagna maidicola 2022 (26% dei campioni al di sopra di tale valore). Il merito va evidentemente ascritto – è stato detto a Bergamo – allo sviluppo e all’impiego di ibridi sempre più resistenti e/o tolleranti agli stress.

Leve per il rilancio

La giornata di Bergamo, che ancora una volta ha visto come protagonisti i ricercatori e i principali attori della filiera maidicola, si è focalizzata anche sul possibile rilancio strategico della coltura in un’ottica green. Il mais potrebbe infatti rappresentare la coltura chiave per sostenere il bilancio carbonico delle aziende agricole in quanto:
-    presenta una capacità produttiva superiore a quella di tutti gli altri seminativi nazionali (alla maturazione, in termini di sostanza organica: 22-27 t/ha per il mais, 11-18 t/ha per il frumento, 5-9 t/ha per la soia e 7-10 t/ha per il girasole);
-    possiede una maggiore capacità di lasciare residui colturali dopo la raccolta e di incorporarli nel terreno (in termini di sostanza organica: 11-18 t/ha per il mais granella, 4-9 t/ha per frumento con interramento paglie, 1-3 t/ha per frumento con asporto paglie, 4-7 t/ha per soia e 4-9 t/ha per girasole);
-    ha un’ottima capacità di sequestro di gas serra (in termini di CO2 equivalenti: mais granella 3.0-4.3 t/ha, frumento 1.1-1.4 t/ha, soia 0.9-1.2 t/ha e girasole 0.8-1.2 t/ha).