Lotta al Covid? Datemi un bidone per l’azoto liquido

Un classico bidone per lo stoccaggio del seme bovino in azoto liquido

Attualità

Lotta al Covid? Datemi un bidone per l’azoto liquido

Il vaccino della Pfizer va stoccato a -70°C, un aspetto che potrebbe far tornare protagonisti della scena internazionale degli strumenti di lavoro molto cari a veterinari e allevatori. Una storia che parte da Rockfeller Prentice, fondatore dell'American Breeders Service (l’attuale ABS Global)

La lotta al Covid passerà ben presto dai bidoni riempiti con azoto liquido, li stessi che utilizziamo per conservare le paillette del seme. Il vaccino messo a punto da Pfizer e BioNTech necessita infatti di essere conservato a -70°C per restare efficace, prima di essere scongelato e somministrato ai pazienti.
Quasi una banalità per allevatori e veterinari, che spesso viaggiano in auto con uno di questi bidoni.
Non era così negli anni ’50 del secolo scorso quando negli Stati Uniti prese corpo la catena del freddo, indispensabile per trasferire campioni biologici (e sperma bovino) in tutto il Paese. 
E qui entra in gioco l’American Breeders Service (l’attuale ABS Global), fondata a Madison dal visionario Rockfeller Prentice,  che fu anche promotore della nascita dell’American Foundation for the Study of Genetics, sodalizio impegnato nel settore della riproduzione animale.  

 

Spazio all'innovazione

Uno dei problemi che Prentice e la sua squadra dovettero ben presto affrontare fu quello della crioconservazione delle dosi di seme, preservando la vitalità degli spermatozoi e consentendo a migliaia di allevatori statunitensi di passare alla fecondazione artificiale.  Abbandonati i refrigeratori a kerosene, improponibili per un utilizzo di campo, ben presto si comprese che l’azoto liquido poteva essere lo strumento ideale per affrontare questa nuova sfida: freddissimo, inerte e non infiammabile.
Occorreva solo un contenitore idoneo.
E, come ricorda il Washigton Post in un suo recente approfondimento,  qui entra in gioco il Linde cryobiology lab, l’azienda di Buffalo che ha collaborato con  American Breeders Service per mettere  a punto i bidoni che tutti utilizziamo. In nome del progresso e della diffusione della fecondazione artificiale, Rockfeller Prentice  non volle però brevettare la tecnologia sviluppata e la lasciò libera, consentendo anche ai competitor zootecnici di utilizzarla, ma rendendo accessibile anche alla medicina questa tecnologia semplice ed efficace. E questo ha consentito di trasferire campioni biologici in tutto il mondo, anche in zone dove la disponibilità di energia elettrica è ancora un problema irrisolto, permettendo possibile lo stoccaggio a basse temperature di materiale altamente deperibile.
Quando (a breve, si spera) saremo in fila per farci vaccinare, un pensiero vada anche a Rockfeller Prentice e alla sua visione allargata di business, perché oggi anche noi umani ne siamo indirettamente beneficiari.