Prezzo del latte in Lombardia, torna il superprelievo

L’accordo con Italatte convince ancora meno sotto il profilo delle nuove clausole

Attualità

Prezzo del latte in Lombardia, torna il superprelievo

Lessico da quote latte e drammatica consapevolezza di doverle rimpiangere. L’ultimo accordo con Italatte convince poco a livello economico

La Lombardia gioca un peso rilevante (40%) nella produzione italiana di latte e il prezzo regionale diventa da sempre il riferimento per tutto il mercato nazionale, acquisendo un’importanza chiave in tutto il Paese per migliaia di allevatori.
Oggi la trattativa ha cambiato profondamente aspetto e il recente prezzo regionale è stato siglato fra Italatte (gruppo Lactalis) e la sola Coldiretti, un evento che ha ulteriormente segnato le distanze con le altre organizzazioni professionali, che considerano l’accordo un grave danno per gli allevatori. È il fallimento dell’interprofessione e l’ennesima prova, se mai ce ne fosse stato bisogno, di quanto scarsa sia l’attitudine all’aggregazione da parte degli allevatori italiani, che uniti potrebbero sedersi da veri attori al tavolo della trattativa, senza doversi far rappresentare da nessuno.

Italatte, Prezzo del latte, Lombardia, superprelievo
I lati negativi sono rappresentati dall’introduzione di un prelievo forzoso di 6 centesimi/litro sugli eventuali esuberi nelle consegne
 

Pro e contro

Vediamo ora insieme i punti chiave dell’accordo siglato con il principale buyer di latte sul mercato nazionale, afferente a Lactalis, uno dei colossi internazionali dell’alimentare.
Iniziamo con gli aspetti positivi dell’intesa:
da gennaio sarà ancora in vigore il meccanismo dell’indicizzazione con il mantenimento del paniere con le quotazioni del Grana Padano al 30%;
il prezzo base è fissato in 35,5 centesimi al litro;
• per il 2021, inoltre, rimane invariata la tabella qualità latte;
• sarà garantito il ritiro dei volumi di latte concordati.
Un accordo ribassista, rispetto al prezzo siglato nel 2020, ma Italatte scrivendo ai suoi fornitori evidenzia la drammatica situazione causata dal Covid, con forti ripercussioni sul fronte dell’Horeca (hotel, ristoranti, bar) che di fatto hanno gravato sui volumi di vendita del gruppo francese in Italia, costringendo Lactalis a questa decisione.
Il prezzo base di 35,5 centesimi era quindi il massimo ottenibile per il 2021? La questione resta aperta, ma di certo la cifra sottoscritta dalle parti è stata vista dagli allevatori come troppo garantista della compagine industriale.
I lati negativi sono invece rappresentati dall’introduzione di un prelievo forzoso di 6 centesimi/litro sugli eventuali esuberi nelle consegne. In altri contratti di filiera esiste questa specifica, che quindi non ci deve far rabbrividire nel merito, ma in questo caso ci sono vari aspetti da stigmatizzare:
6 centesimi di multa sono una enormità e rappresentano il 16,9% del prezzo del litro di latte. Pur volendo inserire il meccanismo non si potevano almeno contrattare 3 fasce di prelievo per penalizzare gli allevatori in maniera progressiva? Oggi, per rispettare l’accordo, si dovrebbe poter “spegnere” e “riaccendere” la mandria a piacimento. Peccato che le vacche siano un’entità biologica vivente e non un impianto industriale.
Il computo della multa viene fatto sui quantitativi consegnati nel 2020, ma su base mensile e nemmeno su tutti i mesi, ma solo in quelli più a rischio di esubero (gennaio, febbraio, marzo, aprile, novembre e dicembre).
Molti analisti hanno visto in questa misura una riedizione delle quote latte, con tanto di super prelievo, ma con la profonda differenza che le quote almeno davano la possibilità di compensare su base annua, cercando di riassorbire le fisiologiche variazioni nella produttività della stalla, aspetto che invece il recente accordo rende non praticabile. Oltre a ciò, con il regime delle quote se qualcuno calava la produzione, altri allevatori avevano almeno spazio per aumentarla.

Italatte, Prezzo del latte, Lombardia, superprelievo
L’Italia continua a essere un importatore netto di latte, ma i prezzi del prodotto italiano faticano ad essere adeguatamente valorizzati
 

Il benessere costa

Chiudiamo con la questione benessere animale: l’accordo adotta Classyfarm e il protocollo Crenba (Centro referenza per il benessere animale). Per essere conformi basta un punteggio minimo del 60%. Chi è sotto questa soglia si vedrà decurtato il prezzo di 5 euro/tonnellata. Ma nessun premio spetta a chi ha un punteggio superiore e veleggia magari sopra all’80%. Un’occasione perduta per essere proattivi in questo mondo dove il benessere (anche dell’allevatore) è di là da venire.