Insilati, zero rischi con SealPlus

Chiusura “a caramella” con film SealPlus da 110 micron

Tecnologia

Insilati, zero rischi con SealPlus

I film barriera all’ossigeno di 2Gamma mantengono le condizioni di anaerobiosi dentro la massa vegetale, impedendo la proliferazione di microrganismi nocivi

Che avvenga in trincea oppure all’interno di un ballone fasciato o ancora all’interno di un silo-bag, il processo di insilamento di un foraggio avviene essenzialmente in due fasi. In una prima fase di “respirazione aerobica” – che deve essere il più possibile di breve durata (massimo 3-4 giorni) – i microrganismi presenti sulla superficie vegetale (flora epifitica) degradano in presenza di ossigeno le sostanze nutritive della pianta. Questo porta a una certa perdita di sostanza secca, con abbassamento del pH della massa (valore circa 5) e con sviluppo di anidride carbonica, acqua (alla base del percolamento di liquidi) e calore (32-40 gradi).
Viene poi il turno di una seconda fase, anaerobica – che invece deve essere il più possibile continua – in cui i batteri lattici procedono alla fermentazione dei carboidrati, ma in assenza appunto di ossigeno. È in questa seconda fase che, per via della produzione di acido lattico, il pH crolla (meglio se bruscamente) fino a stabilizzarsi a un valore al di sotto di 4 (insilati di graminacee) o di 4,5-5 (insilati di leguminose). La massa lentamente si raffredda e avvengono quelle trasformazioni che rendono interessante il foraggio insilato per la nutrizione del ruminante (amidi più digeribili, solubilizzazione delle proteine, aumento della digeribilità dell’NDF, ecc.). Tuttavia durante la conservazione dell’insilato (così come all’apertura di una trincea) la penetrazione di ossigeno è in grado di riattivare alcune popolazioni di microrganismi aerobi e resistenti all’acido, a cui si deve il rialzo del pH, il riscaldamento e il deterioramento del foraggio.

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Qualora il processo di insilamento sia avvenuto a regola d’arte e il prodotto venga ben conservato, il foraggio insilato è ottimale per la dieta di un ruminante
 

Aerobi nocivi

Questi microrganismi sono principalmente lieviti e muffe.
• Lieviti: sono microrganismi unicellulari che degradando la sostanza organica presente, portano allo sviluppo di alcool e altre sostanze. A queste si deve la minore appetibilità del foraggio insilato. I lieviti, provocando un rialzo del pH, favoriscono inoltre lo sviluppo di muffe, sporigeni e listerie (vedi oltre).
• Muffe: la presenza delle colonie di questi funghi, il cui sviluppo è da ricondurre alla presenza di ossigeno e al rialzo del pH, si può rendere visivamente manifesta attraverso la comparsa di formazioni bluastre (genere Penicillum), rossastre (genere Fusarium) e giallo-verdastre (genere Aspergillus). I prodotti del metabolismo delle muffe sono noti come micotossine, le quali sono a loro volta responsabili di gravi intossicazioni croniche dei ruminanti, caratterizzate da immunodepressione, sbilanci ormonali e metabolici. Da notare il fatto che le micotossine possono essere presenti nella massa insilata anche qualora la presenza delle muffe non sia apprezzabile ad occhio nudo.

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Trincea protetta con film SealPlus da 45 micron
 

Sporigeni e Listerie

Tra i microrganismi capaci di approfittare dell’intervento dei lieviti vanno ricordati alcuni sporigeni come Clostridium butyricum, Clostridium tyrobutyricum, e Bacillus cereus. Veicolati dai residui di terra e feci, questi germi, quando le condizioni diventano loro più favorevoli, trasformano l’acido lattico in acido butirrico e portano a un aumento del pH, il quale a sua volta favorisce la crescita di colonie batteriche non resistenti all’acido. Tutto ciò contribuisce al deterioramento del foraggio.
L’azione dei lieviti può inoltre favorire lo sviluppo di listerie e in particolare di Listeria monocytogenes, microrganismo microaerofilo la cui presenza nell’insilato può essere ricondotta a residui di terra e feci. Nella specie bovina Listeria monocytogenes porta a gravi manifestazioni cliniche (sindromi nervose, aborti e setticemie), e in casi più rari anche a vere e proprie epidemie di morte improvvisa, documentate anche negli ovicaprini.

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Una trincea completa, avvolta anche dalla rete di protezione SealPlus
 

Protezione totale

Come abbiamo visto, ai fini della qualità e della salubrità dell’insilato, il nemico numero uno è l’ossigeno. Un rapido riempimento e una rapida chiusura della trincea, accompagnati da un’adeguata distribuzione e compattazione della massa sono fondamentali. Non meno importante, però, è avvolgere ermeticamente la massa con un telo impermeabile all’ossigeno come SealPlus di 2Gamma srl. “Si tratta – ci spiega il titolare di 2Gamma, Marco Forzano – di un film plastico a 9 strati, di cui quello centrale fa da barriera all’ossigeno (EVOH). Gli altri 8 conferiscono un’elevatissima resistenza agli stress meccanici e agli agenti atmosferici”.
SealPlus è disponibile in diversi versioni, ciascuna con il suo spessore e con i suoi ruoli: “le parti a contatto con le pareti della trincea – sottolinea Giancarlo Favaretto – sono quelle maggiormente a rischio di deterioramento, e vanno chiuse a caramella con il film da 110 micron, appositamente studiato per sigillare questo particolare punto della massa. Sopra al telo da 110 è bene utilizzare il film da 150 micron oppure quello da 80 micron, resistenti agli UV. In alternativa si può utilizzare il film più sottile, da 45 micron, a cui è bene però abbinare un telo antiUV. Infine è necessario proteggere il tutto con la rete di protezione, onde evitare che uccelli e altri animali danneggino i film SealPlus. Per questo proponiamo Silonet e Silosat, le nostre reti di protezioni rispettivamente aperta e chiusa”.