BRD, il nemico numero uno delle nostre vitelle

Salute animale

BRD, il nemico numero uno delle nostre vitelle

La malattia respiratoria del bovino è causa non solo di morbilità e mortalità nei giovani animali, ma anche di riforme anticipate fino al primo parto o in prima lattazione. Se ne è parlato in occasione del workshop "Rimonta: gestire il futuro dell'azienda"

 

Nel nostro Paese il 23% delle vitelle di razza Frisona nate vive non arrivano al primo parto. Da questo dato statistico, reso noto dal direttore di Anafibj Martino Cassandro, ha preso il via il workshop “Rimonta: gestire il futuro dell’azienda”, tenutosi a Cremona, nella sede dell’Associazione. Un incontro ideato da un gruppo di veterinari “di campo” (tra questi il responsabile sanitario del Centro genetico dell’Anafibj, Massimiliano Lanteri, e Marco Ablondi di Boehringer Ingelheim) per parlare insieme agli allevatori di BRD (Bovine Respiratory Disease), che attualmente è la principale causa di riforma obbligata delle nostre giovani bovine.

Dopo la relazione introduttiva del professor Cassandro, che ha presentato alla platea le prossime iniziative nel mirino di Anafibj per ridurre quel 23% di prematuri “abbandoni”, è stata Eliana Schiavon, dirigente veterinario dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie e presidente della S.I.B. (Società italiana di buiatria), a ricordare i tratti salienti di questa complessa patologia “condizionata”, frutto dell’interazione tra ospite, patogeno (batteri, virus e micoplasmi) e ambiente di allevamento. Una patologia, la BRD, che produce sensibili danni sanitari ed economici non soltanto nell’immediato, ma che ha effetti anche a lungo termine: oltre al rallentamento della crescita (con allungamento dell’età al primo parto), occorre infatti considerare che la bovina che ha subito lesioni polmonari non potrà mai esprimere pienamente, da adulta, il proprio potenziale genetico.

 

Vitellaia e box di gruppo

Per sua conformazione fisica – ha spiegato Schiavon – il bovino, che ha polmoni piccoli rispetto alla mole corporea, molto irrorati e compartimentalizzati, è in perenne stato di deficit respiratorio, situazione che viene compensata da una frequenza respiratoria superiore a quella osservabile in altre specie animali; ciò favorisce però l’inalazione di polveri e patogeni.

Per le giovani bovine sono da considerare fasi a rischio BRD:
i primi 40 giorni di vita, perché in questa fase errate modalità di colostratura, la mancata somministrazione dei vaccini (in asciutta e in vitellaia), e lo sviluppo di malattie enteriche aumentano la probabilità di malattia respiratoria;
la fase di post-svezzamento: il raggruppamento nei box collettivi mette a stretto contatto individui sani con quelli che hanno contratto la BRD, e per i primi la probabilità di ammalarsi aumenta di circa 3 volte. Lo stress dovuto al rimescolamento dei gruppi può inoltre riacutizzare la malattia nei soggetti già colpiti;
tra i 12 mesi di vita e il primo parto: in questa fase eventuali condizioni di sovraffollamento favoriscono lo sviluppo della BRD. Ma il rischio non si azzera nemmeno in prima lattazione: si è visto infatti che la presenza di lesioni polmonari da BRD aumenta la mortalità da clostridiosi o da altre patologie enteriche.

Quanto ai molteplici agenti eziologici responsabili di malattia respiratoria, Eliana Schiavon ha ricordato il ruolo sempre più importante di “gate opener” oggi riconosciuto al Coronavirus respiratorio bovino (che risulta diffusissimo nel bovino da latte, e ancor di più nel bovino da carne), la crescente importanza di Pasteurella multocida e di Mannheimia haemolytica (che presentano entrambi alcuni ceppi multi-resistenti), ma anche di Haemophilus somni e Micoplasma bovis (già noto come mastitogeno nelle vacche adulte).

 

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Tra le nostre razze da latte, la Bruna è la più sensibile alla BRD, seguita dalla Frisona e in ultimo dalla Jersey

 

Management e prevenzione

Ai fini dello sviluppo della BRD – ha inoltre sottolineato la relatrice – è determinante il peso dell’ambiente. Elementi decisivi sono il management (colostratura e vaccinazioni) e le strutture di allevamento: visto che gli agenti di malattia respiratoria si trasmettono per contatto musello-musello, per esposizione ambientale (si ritrovano nelle gabbiette, nei succhiotti, ecc.) o per via aerogena, è fondamentale – ha raccomandato il presidente di S.I.B. – allevare i vitelli in luoghi adatti: non esposti alle correnti d’aria, lontani dalle vacche adulte, disposti su superfici lavabili e disinfettabili, luminosi (i raggi UV hanno azione antimicrobica) e ben arieggiati o ventilati.

La ventilazione, infatti, abbassa l’umidità relativa (fattore che d’altro canto aumenta la resistenza ambientale di alcuni patogeni), riduce le cariche infettanti e i livelli di polveri (attenti agli spara-paglia...), di ammoniaca e di altri gas irritanti e infiammanti (che danneggiano le ciglia vibratili dell’epitelio nasale, e ciò favorisce l’irruzione batterica).

 

Ecografia toracica

Di seguito è stato Stefano Allodi, veterinario libero professionista e consigliere S.I.B., a evidenziare un altro tratto caratteristico della BRD, ovvero il fatto di essere una patologia subdola, che può decorrere anche in forma subclinica: il soggetto subisce lesioni polmonari, ma non dà segni di disagio, e perciò tende a sfuggire all’osservazione dell’allevatore.
In questi casi scende in campo l’ecografia toracica, un metodo oggettivo, veloce e ben tollerato dai giovani bovini che i veterinari cominciano a utilizzare diffusamente non soltanto per individuare i casi che sfuggono al termometro e al fonendoscopio, ma anche per accertare se in un determinato allevamento c’è effettivamente un problema di BRD, se le misure di prevenzione o di cura già messe in atto stanno funzionando, e infine se l’ambiente in cui vengono allevati i vitelli è effettivamente adeguato. L’indagine ecografica viene infatti effettuata su 3 gruppi di animali: su quelli dai 10 ai 60 giorni di vita, su quelli tra i 60 e i 120 giorni e sui capi oltre i 120 giorni campionando il 20-30% dei soggetti per categoria. A ogni capo esaminato viene attribuito uno “score”, che va dai 0 (situazione normale) ai 5 punti (lesioni polmonari gravi). In base ai punteggi ottenuti nei tre diversi gruppi di animali, il veterinario accertatore categorizza l’allevamento.

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Con l'ecografia toracica i veterinari possono individuare i casi pregressi di BRD e e valutare la condizione sanitaria dell'allevamento


A livello epidemiologico, l’ecografia toracica sta inoltre aiutando i veterinari a capire quanto è realmente diffuso il problema BRD negli allevamenti da latte italiani: da uno studio recentemente condotto su 1.530 vitelle di 42 differenti stalle (Bufalo e coll., 2021), è risultato che il 27% dei capi testati presentava lesioni polmonari riconducibili a BRD (score polmonare maggiore di 2), con una percentuale di vitelli colpiti che in alcuni allevamenti inclusi nello studio ha raggiunto il 50%. Ma un altro interessante punto di osservazione epidemiologica è anche il Centro genetico dell’Anafibj: sui 65 torelli testati nei primi 7 ingressi del 2022, è emerso che il 9,2% aveva contratto la malattia respiratoria nell’allevamento di origine (score polmonare maggiore di 2).

 

Si alla vaccinazione

A Marco Ablondi di Boehringer Ingelheim, infine, il compito di sottolineare il ruolo della vaccinazione nella prevenzione della malattia respiratoria: anche al migliore degli allevatori, quello che scolostra perfettamente i vitelli e li alleva in un ambiente adeguato, tocca infatti il compito di risolvere il problema della “finestra di suscettibilità” alle malattie: un arco di tempo collocabile nelle prime settimane di vita del vitello, in cui per effetto della caduta dei livelli di anticorpi materni assorbiti col colostro e per via della lenta acquisizione di un’immunocompetenza “attiva”, il giovane vitello è di fatto carente di difese immunitarie. Questo problema non può che essere risolto attraverso la vaccinazione precoce per via intranasale dei vitelli contro la malattia respiratoria: questo vaccino stimola, infatti, il tessuto linfoide delle coane respiratorie, già al 100% attivo nella prima settimana di vita, e conferisce al vitello un’adeguata immunità locale (proliferazione di immunoglobuline A a livello di mucosa nasale) nei confronti degli agenti di malattia respiratoria, senza per altro interferire con gli anticorpi materni presenti in circolo.

Il booster vaccinale andrà eseguito secondo le tempistiche indicate dal produttore. Ma parallelamente alla vaccinazione intranasale dei vitelli, è bene non trascurare nemmeno la vaccinazione in asciutta delle madri: attraverso il colostro viene così fornita alla prole un’adeguata copertura anticorpale nei confronti delle diarree neonatali, che come detto predispongono i vitelli alla malattia respiratoria.

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Consolidamento lobulare e pleurico (immagine ecografica per cortesia dott. Stefano Allodi)