Colostro, conoscerlo per migliorarsi!

Salute animale

Colostro, conoscerlo per migliorarsi!

È il fattore determinante per la sopravvivenza, la salute e la crescita del vitello. Ma sebbene negli ultimi 20 anni siano stati compiuti notevoli progressi nella sua gestione, ci sono ancora buoni margini di ottimizzazione

 

È noto che la placenta sindesmocoriale della vacca non consente l’apporto di sangue materno verso il feto, impedendo la trasmissione in utero delle immunoglobuline protettive (Ig). Di conseguenza, il vitello nasce agammaglobulinemico ed è quindi quasi interamente dipendente dall’assorbimento delle Ig materne dal colostro dopo la nascita. È ampiamente riconosciuto come l’assunzione precoce e adeguata di colostro di alta qualità sia il fattore di gestione più importante nel determinare la salute e la sopravvivenza dei vitelli nella fase neonatale.

 

Ruoli fondamentali

Il colostro:
• apporta gli anticorpi per garantire l’immunità al vitello;
• fornisce alimento;
• apporta fattori non nutrizionali per lo sviluppo della mucosa intestinale;
• apporta fattori di crescita come l’IGF-1 e ormoni come l’insulina che agiscono attraverso recettori specifici nella mucosa intestinale del neonato per stimolare la proliferazione cellulare, la differenziazione cellulare e la sintesi proteica.

E poi:
• attraverso il colostro la vacca invia al vitello alcune informazioni che influiscono sulle funzioni metaboliche e sul suo futuro sviluppo (“lactocrine effect”: Bartol, Wiley e Bagnel, 2009);
• il colostro contiene fattori che impattano sull’ingestione alimentare pre- e post-svezzamento. L’efficienza alimentare può aumentare fino al 20%;
• dati riferiti ad altre specie suggeriscono la possibilità che nel vitello il colostro eserciti altre funzioni, come influenzare l’espressione genica;
• la somministrazione del colostro determina un effetto a lungo termine sul vitello, influenzando la crescita, l’efficienza alimentare e la produzione di latte nella vita futura.
Pertanto, oltre alla riduzione del rischio di morbilità e mortalità prima dello svezzamento, ulteriori benefici a lungo termine associati a un adeguato “trasferimento passivo” includono: una ridotta mortalità nel periodo post-svezzamento, un miglior ritorno economico, un accorciamento dell’età al primo parto, una migliore produzione di latte in prima e seconda lattazione, e minori tassi di riforma durante la prima lattazione.

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La corretta somministrazione del colostro rappresenta il punto di partenza per la sopravvivenza, la crescita e la salute del giovane bovino

 

Colostrogenesi

Il colostro bovino è costituito da una miscela di secrezioni lattee e componenti del siero del sangue – in particolare Ig e altre proteine del siero – che si accumulano nella ghiandola mammaria durante il periodo di pre-parto. Il processo di colostrogenesi inizia 3-4 settimane prima del parto, sotto l’influenza degli ormoni lattogeni, inclusa la prolattina, e cessa bruscamente al momento del parto. Le IgG e le IgA rappresentano l’85-90% circa delle immunoglobuline totali del colostro, e le IgM il 5-7%. Le IgG 1, in particolare, vengono trasferite dal flusso sanguigno materno attraverso la barriera mammaria al colostro mediante uno specifico meccanismo di trasporto in cui i recettori posizionati sulle cellule epiteliali degli alveoli mammari catturano le IgG 1 dal fluido extracellulare, poi per endocitosi le trasportano e infine le rilasciano all’interno del lume degli alveoli.

All’inizio dell’allattamento le cellule epiteliali alveolari cessano di esprimere questa funzione, molto probabilmente in risposta all’aumento delle concentrazioni di prolattina. Quantità minori di IgA e di IgM derivano in gran parte dalla sintesi locale da parte dei plasmaciti presenti nella ghiandola mammaria. Le IgE, infine, sono importanti nel fornire protezione precoce contro i parassiti intestinali. Macrofagi e linfociti (cellule mononucleate) costituiscono la maggior parte dei leucociti materni che vengono assorbiti dai neonati dopo l’ingestione del colostro. Il congelamento e la pastorizzazione del colostro distruggono la maggior parte di questi leucociti colostrali. La ricerca indica inoltre che questi leucociti modificano le risposte immunitarie dei vitelli con effetti che possono influenzare la salute e le capacità immunitarie ancora per mesi o anni.

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In stalla la misurazione del contenuto in immunoglobuline del colostro viene effettuata con i più recenti rifrattometri, sia ottici (foto) che digitali

 

Fattori influenti

La dieta delle vacche in asciutta condiziona la composizione del colostro, non solo per ciò che riguarda le immunoglobuline, ma anche grassi, ormoni e fattori di crescita importanti per lo sviluppo del tratto gastrointestinale. Una dieta troppo carica di energia determina sì un maggior contenuto di lipidi e di insulina, ma deprime la quantità di IgG (Mann et al., 2016). È inoltre dimostrato che l’apporto di vitamina PP in asciutta porta alla produzione di una minor quantità di colostro con un tenore inferiore di grassi e più elevato di proteine, ma con una concentrazione di IgG più elevata (Aragona et al., 2016). Un discorso molto interessante riguarda la Metionina che in qualità di donatore di metili per vacche gravide, influenza il metabolismo placentare, la metilazione del DNA e la massa corporea del vitello, sia maschio che femmina (Batistel et al., 2019). I vitelli nati da vacche che ricevono negli ultimi 28 giorni di gestazione 0.9 g/kg S.S. di metionina ruminoprotetta si comportano come indicato in tabella 1.

 

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Sul beneficio di selenio e vitamina E nella dieta delle asciutte le prove sono numerosissime: il colostro risulta più ricco di questi componenti, che si conservano più elevati sia nei vitelli che nelle madri per lungo tempo. Le vacche che vanno in lattazione sono più produttive e più fertili. Il selenio organico, anche associato alla forma minerale, dà i migliori risultati. I lieviti o alcune loro frazioni come ad esempio i Mos (Mannano-oligosaccaridi) hanno dimostrato di migliorare il contenuto di immunoglobuline. Negli ultimi anni si sta studiando l’effetto dei grassi nella dieta delle vacche in asciutta; in particolare, la forma chimica e soprattutto la composizione degli acidi grassi sembrano possano sortire effetti differenti (Garcia et al., 2014).

 

Fattori gestionali e ambientali

Ambiente e management dell’asciutta (ventilazione e/o raffrescamento; pulizia della lettiera; stress metabolico; movimentazione degli animali; formazione dei gruppi; disponibilità di alimento e acqua) sono altri fattori determinanti nel capitolo colostro. Sul raffrescamento delle vacche in asciutta tanto si è detto, ma poco si è fatto: quando si parla di combattere lo stress da caldo in allevamento, il primo pensiero va alle vacche in lattazione, dove le perdite sono visibili quotidianamente con evidenza causa-effetto, mentre non si considera il danno che subisce anche il resto della mandria. Gli studi scientifici hanno dimostrato che se raffrescate, le vacche in asciutta danno vitelli più pesanti, colostri con maggior contenuto di immunoglobuline e probabilmente migliori accrescimenti (tabella 2).

 

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Oltre ai benefici sui vitelli, è dimostrato che le vacche asciutte raffrescate faranno più latte, avranno meno problemi e saranno più fertili. Viceversa, stress ossidativo, stati infiammatori o elevata lipomobilizzazione nella vacca a fine gestazione determinano conseguenze negative sull’accrescimento del neonato (Talia Ling et al., 2018). Alcuni stati patologici, come ad esempio la ritenzione della placenta, possono infine influenzare negativamente la qualità del colostro.

 

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Modalità di somministrazione

Molti studi hanno valutato l’efficacia di diversi metodi di somministrazione del colostro per ottenere un efficace trasferimento dell’immunità passiva. Alla risultanza dei fatti, l’allattamento naturale sotto la madre è risultato meno efficace della somministrazione assistita. Ciò è legato non tanto all’atto meccanico in sé, quanto alla grande variabilità del tempo impiegato dai vitelli per poppare volontariamente e quindi della quantità di colostro effettivamente ingerita. All’interno della somministrazione “forzata”, la ricerca ha dimostrato che a parità di quantità, non c’è differenza tra biberon e secchio con ciuccio. Per quanto riguarda l’utilizzo della sonda esofagea rispetto al biberon, le prove indicano che con la sonda non c’è un miglioramento nel trasferimento degli anticorpi, tuttavia va tenuto presente che in questi casi il materiale cade nel reticolo-rumine e da qui ci mette 2-3 ore prima di passare nell’abomaso; tuttavia se con la sonda somministriamo 3-4 litri di colostro c’è un traboccamento immediato nell’abomaso. Al contrario, se la quantità somministrata è scarsa, il liquido resta nei prestomaci e solo dopo 2-3 ore va in abomaso, e in questo frangente una parte delle immunoglobuline possono venire disattivate.
La clinoplinolite e i glucomannani, se aggiunti al colostro, hanno dimostrato di migliorare il trasferimento delle immunoglobuline.

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Misurazione dell’immunoglobulinemia con rifrattometro digitale

 

Tempistiche

Sulla tempistica di mungitura della madre, evidenze note da tempo e approfondite da lavori più recenti ci segnalano che la maggior concentrazione di immunoglobuline è ritrovabile fino a 2-3 ore dopo il parto, dopodichè il livello resta abbastanza costante per altre 6 ore, quindi comincia un progressivo calo. Si ritiene che il processo di colostrogenesi non termini bruscamente al parto, ma che il trasferimento di immunoglobuline continui anche qualche ora dopo il parto. Per quanto riguarda la tempistica di somministrazione del colostro, la maggior parte degli studi concorda sul fatto che la capacità di assorbire le Ig diminuisca con il ritardo della prima poppata di colostro; tuttavia esiste molta incertezza sull’esatto periodo di tempo in cui la prima poppata può essere ritardata in sicurezza senza influire sulla capacità di assorbimento delle Ig. Sembra comunque assodato che dopo le 8-12 ore la capacità di assorbimento delle immunoglobuline declini velocemente.

Molti studi hanno tentato di determinare il volume che dovrebbe essere consumato dal vitello appena nato per ottenere l’immunità passiva. Sebbene le indagini siano state eseguite con attenzione, differiscono l’una dall’altra per qualità del colostro e tempi della prima poppata; pertanto la quantità di colostro da somministrare dovrebbe tener conto del contenuto in immunoglobuline, del tempo intercorso dalla nascita, del tempo di mungitura e del peso del vitello. Per cercare di dare una regola fissa si è suggerito di somministrare colostro in quantità pari all’8,5% del peso del vitello entro 2 ore di vita; altri suggeriscono di assicurare 150-200 grammi di immunoglobuline entro le 24 ore. Opinioni più recenti indicano che l’assunzione di 4 litri di colostro di alta qualità (60,1 mg/ml di Ig) entro 3 ore dalla nascita, seguiti da altri 2 litri a 12 ore dalla nascita, porta a livelli sierici di IgG più elevati sia a 24 ore (31,1 mg/ml) che a 48 ore dopo la nascita (30,4 mg/ml). Infine, un ampio studio retrospettivo ha dimostrato che l’alimentazione con almeno 6 litri entro le prime 24 ore di vita è associata a un ridotto rischio di mancato trasferimento dell’immunità passiva (FPT, failure of passive transfer). In un prossimo articolo approfondiremo altri aspetti di questo straordinario secreto che si chiama colostro: un vero e proprio universo ancora in parte sconosciuto.

 

di Claudio Alberini, Medico Veterinario