Nuove analisi per le mastiti subcliniche

Salute animale

Nuove analisi per le mastiti subcliniche

È probabile che in futuro disporremo di nuovi test rapidi che a partire da latte e urine permetteranno la diagnosi in stalla di queste infezioni

Diagnosticare la mastite subclinica in modo rapido, economico ed affidabile è la sfida che molti ricercatori stanno raccogliendo per fornire all’allevatore uno strumento di analisi che faccia davvero la differenza. La fisiologia della bovina con infezione subclinica subisce lievi variazioni che si possono individuare nel latte o nelle urine: vediamo cosa ci propongono ricercatori europei e nordamericani.
 

Conta differenziale

La diagnosi di mastite si arricchisce di nuovi strumenti per caratterizzare meglio lo stadio della patologia e la reattività dei tessuti. Nel 2017 è stata proposta la conta differenziale delle cellule somatiche nel latte (DSCC), ma solo recentemente sono stati resi disponibili i risultati delle prime ricerche condotte in allevamenti “commerciali”. In uno studio condotto in Danimarca da ricercatori del Dipartimento di Veterinaria e Scienze Animali della Copenhagen University e dell’Istituto Nazionale di Veterinaria di Lingby è stato analizzato il latte prodotto da bovine di due mandrie danesi per mettere a confronto la nuova tecnica di analisi con quella più tradizionale e testare la capacità di individuare quarti infetti (Carsten Kirkeby e colleghi, “Differential somatic cell count as an additional indicator for intramammary infections in dairy cows”, pubblicato sul Journal of Dairy Science, volume 103, febbraio 2020). Le cellule somatiche del latte (SCC) sono costituite da diversi tipi di cellule del sistema immunitario e sono rappresentate soprattutto dai leucociti, dai neutrofili polimorfonucleati (PMN) e dai macrofagi. La conta tradizionale delle cellule somatiche non distingue tra i diversi tipi di cellule, ma fornisce una stima generale della loro presenza nel latte. A seconda dello stadio di infezione può però prevalere un certo tipo cellulare, ad esempio i neutrofili abbondano nelle fasi acute della mastite. La conta differenziale individua le differenti frazioni cellulari e serve ad avere maggiori informazioni sulle caratteristiche dell’infezione, sulla fase clinica e sull’evoluzione della patologia. I ricercatori danesi affermano che tali dati possono aiutare l’allevatore o il veterinario aziendale a prendere decisioni sui capi da tenere in isolamento, sul tipo di terapia e sulle bovine da riformare.
 

Precoci, rare, insospettabili

Il gruppo di ricercatori danesi ha analizzato per un anno il latte delle bovine e ha notato che la conta differenziale non combaciava con la classica conta delle cellule somatiche, poiché rifletteva i diversi stadi di infezione.
La conta differenziale (figura 1) è risultata utile per individuare i casi di mastite da patogeno contagioso (diagnosi confermata dalla coltura batterica in laboratorio) che invece non venivano rilevati con la conta classica perché l’infezione era ancora allo stadio subclinico (sotto alle 200mila cellule somatiche/ml di latte). Grazie alla conta differenziale è stato possibile individuare anche le mastiti da patogeni considerati “minori”, che possono causare forme subcliniche e perdite produttive difficili da giustificare. Il team di ricerca danese spiega che un aumento di alcune cellule infiammatorie (rilevato solo con la conta differenziale) e un valore basso di cellule somatiche in generale (rilevabile con la conta tradizionale) può indicare uno stadio precoce di infezione.
La quantità relativa dei diversi tipi di cellule somatiche subisce inoltre una variazione in base ai giorni di lattazione e al numero di parti (figura 2), aspetto che non si può rilevare con la tradizionale conta totale. Sono in corso studi per sfruttare il nuovo tipo di conta anche allo scopo di discriminare casi acuti e cronici, e i ricercatori confidano che questo innovativo parametro possa entrare nella routine di analisi durante la mungitura in tutte le stalle.

mastite, test rapido

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Focus sui leucociti

Anche negli Stati Uniti l’attenzione è rivolta alla conta differenziale delle cellule somatiche: alcuni ricercatori del Dipartimento di Scienze Animali della North Carolina University hanno analizzato il latte di quarti infetti e sani di bovine, 4 e 11 giorni dopo il parto. I risultati sono incoraggianti, poiché la conta differenziale ha evidenziato correttamente i casi di mastite (Emanuel Lozada-Soto e colleghi, “Analysis of milk leukocyte differential measures for use in management practices for decreased mastitis incidence”, pubblicato sul Journal of Dairy Science, volume 103, gennaio 2020). I ricercatori statunitensi hanno definito il nuovo parametro “MLD” (Milk Leucocyte Differential) o conta differenziale dei leucociti. L’analisi ha discriminato tra leucociti totali, neutrofili, macrofagi e linfociti presenti nel latte di ciascun quarto. Lo studio ha svelato che esistono differenze importanti nella conta differenziale dovute alla razza, al numero di lattazioni, al giorno e all’orario di mungitura e tra i quarti stessi (tabella 1).

mastite, test rapido

Il metodo possiede un’elevata specificità nell’individuare i quarti che sono sicuramente sani.
La variazione delle percentuali relative dei tipi di leucociti presenti nel latte rispecchia l’evoluzione dell’infezione.
I ricercatori della North Carolina spiegano che un numero molto elevato di neutrofili al momento del parto o un valore alto e persistente anche dopo i primi giorni di lattazione viene interpretato come la riacutizzazione di un’infezione cronica non debellata in asciutta oppure come un’esposizione a batteri opportunisti durante il parto.
In futuro sarà utile tracciare un profilo delle variazioni dei leucociti nella mandria sana per stabilire valori di riferimento da utilizzare come sentinelle di allarme: la composizione in cellule somatiche può fornire ancora molte sorprese.
 

Non solo latte

Non è soltanto il latte che può aiutare a diagnosticare una mastite. Nel tentativo di allestire indagini diagnostiche affidabili e poco invasive, un team di ricerca dell’Università dell’Alberta (Canada) ha presentato i risultati del loro lavoro di indagine sui metaboliti presenti nelle urine di bovine con mastite subclinica (Grzegorz Zwierzchowski e colleghi, “Mass-spec-based urinary metabotyping around parturition identifies screening biomarkers for subclinical mastitis in dairy cows”, pubblicato su Research in Veterinary Science, volume 129, 2020).
Per i ricercatori è importante diagnosticare la mastite subclinica già in asciutta, perché i trattamenti terapeutici potrebbero essere eseguiti solo sui capi infetti, in modo da limitare i costi sanitari e prevenire i fenomeni di antibiotico-resistenza.  I ricercatori canadesi sottolineano che già nelle 4 settimane che precedono il parto è possibile sospettare un’infezione subclinica grazie a segnali infiammatori rilevabili con esami del sangue. Una procedura meno invasiva e più economica potrebbe essere offerta dall’analisi delle urine prodotte durante il mese che precede il parto e fino a 2 mesi dopo, per monitorare lo sviluppo dell’infezione mammaria.

mastite, test rapido
Diagnosticare la mastite subclinica già in asciutta potrebbe limitare il ricorso agli antibiotici ai soli capi infetti
 

Metaboliti nelle urine

Il gruppo di ricerca canadese ha identificato nelle urine di bovine con mastite subclinica un totale di 58 metaboliti, suddivisi in 5 gruppi principali: acilcarnitine (ACs), amminoacidi (AAs), glicerofosfolipidi (GPLs), amine biogeniche (BAs) ed esosi.
Sono state trovate differenze significative nella composizione delle urine di bovine con infezione subclinica in asciutta (8 e 4 settimane prima del parto) e durante la settimana di lattazione in cui è stato possibile diagnosticare l’infezione grazie a 14 tipi di metaboliti. Altri 8 tipi di metaboliti erano presenti in concentrazione anomala nelle urine delle bovine con mastite subclinica a 4 e 8 settimane dopo il parto. Tali bovine non avevano in atto nessun altro tipo di patologia. I migliori 5 metaboliti che possono rappresentare un indice affidabile di mastite subclinica risultano la dimetilarginina simmetrica (anche nota come SDMA), una metilglutarilcarnitina, la dodecanoilcarnitina, le due fosfatidiletanolammine C42:1 e C42:0.
Il team canadese riporta che la presenza di infezione può essere rilevata tramite le urine già 2 mesi prima del parto e che i metaboliti cambiano nel corso delle settimane (figure 3 e 4). A seconda dello stadio produttivo della bovina (ultime settimane di gravidanza, parto, inizio della lattazione e picco a 2 mesi) le urine presentano un certo pool di metaboliti che può svelare la presenza di una mastite subclinica.
Il prossimo passo sarà quello di allestire un test diagnostico rapido ad uso commerciale da impiegare in stalla per analizzare le urine e individuare le bovine a rischio.

di Caterina Giannavia

mastite, test rapido

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