Diarrea neonatale, cosa fare in caso di emergenza

Mariagrazia Belotti è una veterinaria libero professionista, ed è la consigliera più giovane della Società italiana di buiatria (S.I.B.)

Salute animale

Diarrea neonatale, cosa fare in caso di emergenza

In attesa dell’arrivo del veterinario, come intervenire per offrire maggiori chances di sopravvivenza ai vitelli? Ce ne parla la buiatra Mariagrazia Belotti

Prevenire è sempre meglio che curare, e nel caso delle enteriti dei vitelli significa essenzialmente corretta gestione dell’asciutta con vaccinazione della madri e corretta colostratura. Ma se per un qualsiasi motivo dovesse capitare un focolaio, magari con diversi vitelli contemporaneamente malati, cosa deve fare l’allevatore oltre a chiamare il veterinario di propria fiducia il più presto possibile, prima che la mortalità decolli? È quello che abbiamo chiesto alla dottoressa Mariagrazia Belotti, veterinaria libero professionista e consigliere della Società italiana di buiatria (S.I.B.). Figlia di allevatori di vacche da latte di Spino d’Adda (Cr), fin dai tempi dell’Università Mariagrazia si è occupata di tecniche di reidratazione del vitello, e anche oggi una quota rilevante della sua attività professionale è focalizzata sulla terapia e in particolare sulla prevenzione delle enteriti.

Mariagrazia Belotti, Diarrea neonatale, vitello
Le diarree neonatali del vitello sono diffuse anche negli allevamenti da carne in linea vacca vitello

“Quando vengo chiamata da un cliente per un problema di diarrea neonatale – esordisce Mariagrazia – il mio primo obiettivo è risolvere l’urgenza. Per cui ancor prima di mettermi in macchina per raggiungere l’allevamento chiedo al team aziendale di darmi una mano, ovvero di valutare la gravità dello stato di disidratazione dei vitelli malati e di procedere, qualora ci siano i presupposti, a una prima reidratazione orale dei soggetti meno gravi”.
 

Occhio alla palpebra

La valutazione della gravità della diarrea, può passare dalla stima di diversi parametri:
• punteggio delle feci (vedi tabella 1)

Mariagrazia Belotti, Diarrea neonatale, vitello

• punteggio della vitalità del vitello (tabella 2)

Mariagrazia Belotti, Diarrea neonatale, vitello

• valutazione dello stato generale dell’animale (con rilievo della temperatura corporea e valutazione del livello di lucentezza e umidità delle mucose esplorabili)
• valutazione dell’entità della disidratazione con la prova della plica cutanea.
“L’operazione fondamentale è proprio quest’ultima – sottolinea la dottoressa Belotti – e si realizza con il sollevamento di un lembo di cute sopra-palpebrale: l’operatore deve sollevare con delicatezza una plica e contare il tempo da essa impiegato per scomparire. Se si tratta di meno di 5 secondi, significa che lo stato di disidratazione è del 4-6%, se tra i 5 e i 7 secondi stimo un 7%, ma se va oltre ai 7 secondi presuppongo che la disidratazione sia grave, dell’8% circa, e che io debba intervenire al più presto con una reidratazione per via endovenosa”. Nel frattempo, in attesa che il veterinario arrivi in azienda, il personale di stalla può cominciare a trattare i casi meno gravi: “Se la disidratazione non è superiore al 4-6% – continua infatti Mariagrazia – e qualora il vitello abbia mantenuto il riflesso di suzione e la stazione quadrupedale, allora il team aziendale può procedere alla reidratazione orale. A tale scopo è indicata la somministrazione di 2-4 litri di una bevanda isotonica ad effetto alcalinizzante ed energizzante, da alternare ai pasti di latte. In questo modo, infatti, si previene l’aggravamento della disidratazione, si corregge l’acidosi e si offrono al vitello utili fonti di energia bypass. Sono contraria ai drench a base di latte, in cui c’è il rischio che il latte cada nel rumine, così come è assolutamente da evitare la reidratazione peritoneale, che può comportare perforamenti di organi e gravi peritoniti”.
Non abbiamo parlato, si noti bene, di terapia antimicrobica. “L’antibiotico – sottolinea infatti Mariagrazia – ha un valore nettamente secondario, e va usato solo per quei vitelli a rischio reale di setticemia. Comunque occorre prima di tutto riequilibrare le perdite di liquido e l’acidosi metabolica attraverso un’adeguata fluido-terapia”.
 

Arrivano i nostri

Dopo l’intervento del personale di stalla toccherà dunque al buiatra, che prima di tutto si concentrerà sui casi più gravi e si preoccuperà di ultimare le cure ai vitelli meno gravi, e poi istruirà il personale su come prevenire le enteriti neonatali. “Al mio arrivo in allevamento – precisa la nostra interlocutrice – sono solita fare prima di tutto una stima più accurata dello stato di disidratazione dei vitelli e della quantità di liquidi da integrare. A tal fine c’è lo score della disidratazione (tabella 3), ma di solito preferisco avvalermi dell’emogas analisi per una lettura precisa dei parametri ematici, e di un’attenta valutazione dell’infossamento del bulbo oculare (enoftalmo)”.

Mariagrazia Belotti, Diarrea neonatale, vitello

Ma prima di passare alle cure, il veterinario deve conoscere altri due importanti parametri, ovvero la gravità dello stato di acidosi metabolica e il livello della glicemia: “Per valutare l’acidosi è possibile utilizzare, in assenza dell’emogas analisi, lo score del sensorio (tabella 4), ma personalmente preferisco appunto guardare ai risultati dell’emogas analisi effettuata attraverso un piccolo laboratorio portatile che porto sempre con me.

Mariagrazia Belotti, Diarrea neonatale, vitello

Eseguo un prelievo ematico sul vitello, attendo i risultati e mi concentro su alcuni parametri, tra cui ad esempio il B.E. (base excess), che mi permette di calcolare la quantità di bicarbonato da infondere per ripristinare il pH ematico fisiologico di 7,40. Poi valuto la glicemia attraverso un apposito kit di campo. Una volta che conosco questi altri due parametri, posso quindi completare il protocollo terapeutico, fissando non soltanto la quantità e il tipo di liquidi da infondere, ma anche la via di somministrazione e la velocità di infusione, ed eventualmente decidere se è opportuno somministrare un supporto nutrizionale”.
 

Errori più frequenti

Ultimo step, la formazione del personale su come prevenire i nuovi casi di questa patologia che viene scatenata da agenti microbici (rota e coronavirus bovini, E. coli, criptosporidi), ma è causata da diversi fattori, tra cui il fallimento del trasferimento dell’immunità passiva dalla madre al vitello (failure of passive transfer). “A mio modo di vedere – osserva ancora Mariagrazia Belotti – la prevenzione è un tassello fondamentale per una patologia come la diarrea neonatale che, è bene ricordarlo, può avere un’evoluzione clinica rapida e con esiti fatali. Una patologia che oltretutto viene alle volte affrontata in modo inadeguato: mi riferisco soprattutto ai trattamenti di reidratazione in cui viene somministrata un’insufficiente quantità di liquidi, ai drench con il latte, oppure ai drench non seguiti da un’adeguata fluidoterapia”. Uomo avvisato…