Il decalogo del buon tecnico

Gestione mandria

Il decalogo del buon tecnico

In questo articolo proponiamo le 10 regole d’oro che il consulente di allevamento dovrebbe seguire. Un decalogo che ci piacerebbe arricchire con il vostro aiuto

 

L’attività dei professionisti che operano in ambito zootecnico è normata da una serie di principi e di regole, generali e particolari, descritti negli articoli riportati nei codici deontologici dei rispettivi Ordini e Collegi, che definiscono l’etica professionale o dottrina di comportamento alla quale gli iscritti sono obbligati ad attenersi. Oltre all’indiscutibile valore di questi codici, l’attività a diretto contatto con gli allevatori di bovine da latte e con le altre figure del settore porta a riconoscere la validità di altri “precetti” legati all’agire professionale i quali implementano, completano o, più semplicemente, si limitano a ribadire, forse in modo più semplice, quanto già stabilito da ciascuna categoria di professionisti. Di seguito, è sembrato utile proporne alcuni.

 

Al primo posto

1) Avere una profonda passione per il proprio lavoro. Anche se alcuni clienti ne privilegiano solo l’aspetto pratico, e sottovalutano l’indispensabile lavoro intellettuale svolto a monte, senza il quale è vero ciò che scrisse Leonardo da Vinci nel Codice Atlantico: “Coloro che s’innamoran di pratica senza scienzia, son come l’nocchiero ch’entra in navilio senza timone o bussola; che mai ha certezza donde vada”.
2) Essere consapevole di avere una buona preparazione di base e adottare un metodo di continuo aggiornamento professionale. Un vecchio adagio recita: “non si finisce mai di imparare” e, inoltre, è assolutamente indispensabile, senonché un dovere, aggiornarsi per offrire ai propri clienti una consulenza quanto più possibile al passo con la ricerca scientifica. L’aggiornamento deve essere svolto con intelligenza, ovvero sapendo scegliere gli argomenti sui quali focalizzarsi (nessuno è un tuttologo!), e i relativi autori per evitare di disperdere inutilmente le proprie energie e sprecare il tempo prezioso a disposizione. Un aspetto molto importante della preparazione professionale di un tecnico è saper usare gli strumenti disponibili o imparare a farlo nel caso si impieghi una nuova strumentazione; quest’ultimo costituisce un punto fondamentale del proprio programma di aggiornamento.
3) Fare tesoro dei propri e degli altrui successi e insuccessi. Entrambe sono delle occasioni preziose, pressoché inesauribili, per imparare e, quindi, per crescere professionalmente. Perdere queste interessanti possibilità vuol dire rinunciare a migliorare se stessi e, perciò, ammettere tacitamente di voler offrire una consulenza sempre meno valida ai propri allevatori.

 

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Farsi carico delle proprie responsabilità implica, inevitabilmente, l’ammissione degli errori

 

Autocritica e critica

4) Assumersi le proprie responsabilità e ammettere i propri limiti. Oltre a riconoscere i propri errori e a saper indicare anche le responsabilità e gli errori altrui: tutte sono azioni sgradite; la prima perché riguarda direttamente la propria persona e la seconda perché ci oppone agli altri. Assumersi le proprie responsabilità presuppone la piena e reale conoscenza e coscienza di se stessi e lo stesso vale nel riconoscere gli sbagli. Farsi carico delle responsabilità implica, inevitabilmente, l’ammissione degli errori: pensare di disgiungere questi due elementi significa non aver compreso cosa voglia dire maturità umana e professionale. Tutto ciò non esclude affatto il soddisfacimento per i propri successi come, del resto, il gioire per le soddisfazioni e i successi altrui. Anzi, saper riconoscere a se stessi un giusto grado di sana autostima aiuta a mantenersi propositivi e aperti al dialogo, quale elemento di coesione per costruire relazioni professionali proficue e durature. Più difficile è indicare le responsabilità e gli errori degli altri, ma è un’azione indispensabile nonostante appaia, ai più, odiosa: il segreto consiste nel focalizzarsi sull’evento e non sulla persona, indicando agli altri le loro responsabilità e i loro errori senza colpevolizzarli eccessivamente, ma attraverso una conversazione pacata e decisa che aiuti l’interlocutore a comprendere dove, quando e perché ha sbagliato. Certo, questa operazione non è unidirezionale: bisogna saper accettare anche le correzioni altrui. L’obiettivo è sempre lo stesso: migliorarsi e migliorare per il bene di tutti. Spesso la difficoltà ad ammettere di avere sbagliato costituisce un ostacolo insormontabile alla crescita umana e professionale del tecnico.
5) Imparare ad ascoltare e avere un profondo rispetto degli altri e del loro lavoro. Ascoltare consente di capire e la comprensione è il primo passaggio per formulare delle ipotesi e per mettere a punto le soluzioni ai problemi presentati. Il rispetto degli altri, del loro lavoro e delle loro scelte sono solo alcune delle qualità imprescindibili di un tecnico; non condividere determinate scelte od opinioni non autorizza e, non deve fungere da pretesto (atteggiamento ben più grave!) a mancare di rispetto verso coloro che le compiono. Il rispetto non deve venire meno nemmeno quando è necessario far notare agli altri i loro errori o invitarli ad assumersi le responsabilità derivanti dalla loro posizione.
6) Imparare ad osservare. Guardare è un’azione istintiva che consiste nel fissare lo sguardo su qualcuno o su qualcosa senza coinvolgimento, mentre osservare significa esaminare con cura, con curiosità e con occhio critico: quindi non basta guardare, ma occorre osservare e fare domande al proprio interlocutore per approfondire i punti o le situazioni non chiare. Agire così è sintomo, oltre che di attenzione, anche di una sana curiosità intellettuale che è un elemento assolutamente indispensabile per progredire professionalmente.

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È sempre necessario confrontarsi apertamente con le altre figure professionali presenti in azienda

 

Farsi capire

7) Essere concreti dando indicazioni tecniche fattibili. Ovviamente, i suggerimenti proposti devono essere supportati da informazioni aggiornate e tecnicamente corrette. In un rapporto di fiducia, le proposte effettuate devono essere il più possibile spiegate usando una terminologia tecnica, ma allo stesso tempo che sia facilmente comprensibile senza dilungarsi in spiegazioni che appesantiscono la conversazione: l’obiettivo non è tenere una lezione cattedratica dimostrando la propria bravura, ma spiegare nel modo più chiaro possibile quanto si vuole far capire. Quando l’allevatore pone delle obiezioni alle soluzioni proposte, l’atteggiamento più corretto e costruttivo, per aiutarlo a superarle, consiste nel proporre delle valide alternative anche se, inizialmente, potrebbero apparire sgradite. Un atteggiamento intransigente non aiuta certo l’interlocutore a chiarire i propri dubbi: anzi, rischia di aumentarli, generando allo stesso tempo un senso di sfiducia nei confronti di chi parla. Inoltre, quanto non è capito non è nemmeno applicabile; al contrario, se l’allevatore capisce quanto gli viene proposto, sarà più invogliato a mettere in pratica ciò che gli è stato consigliato e, quindi, risolverà probabilmente il problema per il quale ha interpellato il consulente. Oltretutto, l’attività del buon tecnico non deve essere volta solo a risolvere i problemi dell’allevamento, ma deve tendere a promuovere professionalmente l’allevatore e a farlo crescere nella coscienza del suo ruolo sociale ed economico.
8) Imparare a comunicare in modo efficace evitando inutili show. Questo aspetto si lega al precedente. Il plateale sfoggio della propria bravura indispone l’interlocutore e non fa altro che allontanarlo dalle posizioni che gli vengono proposte. Un’efficace comunicazione è alla base di un proficuo rapporto di lavoro, qualunque esso sia: permette di non perdere inutilmente il proprio e l’altrui tempo rendendolo produttivo; consente di trasmettere le informazioni essenziali utili al proprio interlocutore senza dilungarsi in inutili disquisizioni; aiuta a chiarire, per quanto è possibile, i dubbi di chi ascolta evitando il permanere di perplessità al termine della conversazione e migliora il rapporto di fiducia e di stima fra gli interlocutori. Tutto ciò concorre al principale obiettivo del rapporto di lavoro con l’allevatore: risolvere i suoi problemi aziendali.

 

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L’attenzione alla raccolta e alla corretta trattazione dei dati aziendali è una qualità indispensabile del buon tecnico

 

Confronto aperto

9) Imparare a lavorare in squadra. O, comunque, confrontarsi apertamente con le altre figure professionali presenti in azienda: l’isolamento professionale non è mai un metodo, anzi non è nemmeno un metodo e non è mai proficuo. Certo, il confronto con gli altri presuppone il possesso di una qualità che oggi è piuttosto rara: l’umiltà. D’altronde questa virtù (poiché di tale si tratta!), che ad alcuni può suonare come un imperativo volto a svilire se stessi, è indispensabile non solo per confrontarsi con gli altri, ma anche per crescere professionalmente imparando dall’altrui esperienza e per riconoscere i propri errori, correggendoli.
Nell’ottica di lavorare in team, se si riconosce di non essere abbastanza competenti per risolvere il problema che viene sottoposto, è molto professionale chiedere il supporto di un collega che, magari, è più esperto in materia o suggerire all’allevatore di consultarlo direttamente. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non c’è nessuna vergogna in questa azione!
10) Essere molto attenti alla raccolta e alla gestione dei dati aziendali. Non è possibile gestire un allevamento senza un’accurata raccolta dei dati aziendali e una loro corretta trattazione. Certo, questa azione richiede del tempo, forse molto, e a qualcuno potrebbe apparire come un’inutile perdita. Al contrario: è indispensabile se si desidera migliorare i punti deboli del ciclo produttivo; se si vuole minimizzare la possibilità che insorgano dei problemi e se si desidera davvero risolvere quelli che compaiono durante il lavoro.
Ovviamente, bisogna saper scegliere i dati più utili al management: rinunciare a dedicare del tempo alla raccolta e alla successiva gestione dei dati aziendali o farlo in maniera parziale significa compromettere i risultati tecnici e, di conseguenza economici, dell’attività di allevamento.

 

Elenco non esaustivo

I punti elencati non pretendono di essere esaustivi né si arrogano la pretesa di essere assolutamente veritieri. Questa convinzione invita, innanzitutto, i tecnici e, poi, gli allevatori, che leggono e leggeranno, a implementare quanto è stato scritto con le loro opinioni, convinzioni ed esperienze. 

 

di Mattia Olivari – Tecnico bovini da latte, Bergamo

mattia.olivari@gmail.com