Avvicendamento colturale, la chiave del successo

Gestione mandria

Avvicendamento colturale, la chiave del successo

Se nel sistema foraggero si alternano colture graminacee e leguminose a ciclo invernale ed estivo, annuali e poliennali, l’opportunità di produrre di più a costi più contenuti sia in campagna sia soprattutto in stalla è un risultato che può essere alla portata di molte realtà aziendali

Lavorare con efficienza i terreni a disposizione dell’azienda, con l’obiettivo specifico di produrre alimenti con qualità nutrizionali e sanitarie che il mercato non è in grado di fornire, è un aspetto manageriale strategico per garantire alla zootecnia da latte di continuare ad essere remunerativa. L’Unione europea, i decisori politici nazionali e locali e più in generale il consumatore finale auspicano un continuo miglioramento della sostenibilità ambientale delle attività produttive.
Anche in agricoltura, e in particolare in zootecnia, questa richiesta si fa sempre più circostanziata e definita: minori emissioni climalteranti, efficienza nell’impiego di fattori produttivi esterni all’azienda, attenzione nell’utilizzo delle risorse suolo e acqua, gestione oculata dei nutrienti, salvaguardia di biodiversità e paesaggio, incremento del benessere e della salute degli animali allevati, produzione di alimenti salubri ad elevato valore biologico e riduzione della competizione tra uomo e animali per le risorse alimentari.

In questo contesto, la capacità di adattarsi ad un sistema in cui dinamicità e scelte consapevoli rappresentano sempre più i cardini della gestione aziendale, offre l’opportunità di convertire in risorse economiche (e servizi ecosistemici) quello che agli occhi degli imprenditori agricoli può sembrare solo un ostacolo allo svolgimento delle proprie attività produttive.
I risultati ottenuti nell’ultimo decennio da un numero sempre più elevato di aziende da latte operanti in Pianura Padana dimostrano che definire a priori le esigenze della stalla e pianificare di conseguenza il sistema foraggero aziendale consente di ottenere indubbi vantaggi produttivi ed economici, e nel contempo perseguire quegli obiettivi di sostenibilità ambientale che ci vengono richiesti. I risultati, sotto tutti i punti di vista, sono molto più evidenti quando in campagna si adotta un sistema colturale studiato nei minimi dettagli e che preveda l’avvicendamento di colture graminacee e leguminose.

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L’alternanza di graminacee e leguminose è un’opportunità per incrementare la redditività aziendale, rendendo nel contempo più sostenibile dal punto di vista ambientale l’attività produttiva

 

I vantaggi della rotazione

È risaputo da millenni che l’alternanza negli anni (avvicendamento, rotazione) di colture diverse sullo stesso terreno comporta una serie di benefici agronomici che, a parità di utilizzo di fattori di produzione esterni, si traducono in rese produttive più elevate se paragonate alla coltivazione continua o preponderante della medesima coltura (monosuccessione). Questi vantaggi sono tanto più evidenti quando nella rotazione viene inserita una leguminosa.
La coltivazione di una coltura azotofissatrice (capace cioè di fissare l’azoto atmosferico nei propri tessuti), consente in primis di aumentare la quota di proteina mediamente prodotta in azienda; inoltre, i cereali coltivati in successione possono avvalersi degli elevati livelli di fertilità del suolo garantiti dall’azoto contenuto nei residui colturali della leguminosa.
L’alternanza delle colture contribuisce inoltre al contenimento dei danni causati da fitopatie, alla riduzione della pressione delle erbe infestanti ed alla diminuzione del rischio di selezione di specie difficili da controllare o resistenti agli erbicidi, problemi che sono di norma accentuati dalla pratica della monosuccessione. Costruire un sistema foraggero basato sull’alternanza di graminacee e leguminose, annuali a ciclo estivo (mais, sorgo, soia) o invernale (cereali vernini, loglio italico, pisello proteico) e poliennali (erba medica, prati polifiti avvicendati), costituisce quindi un’opportunità per incrementare l’efficienza e la redditività aziendale, rendendo nel contempo più sostenibile dal punto di vista ambientale l’attività produttiva.
Naturalmente la gestione oculata delle colture (scelta del momento ottimale di raccolta e adozione di modalità di conservazione efficienti) offre l’opportunità di produrre alimenti per le bovine da latte caratterizzati da una elevata concentrazione energetica e proteica, riducendo l’impiego di gasolio, di fertilizzanti di sintesi e di agrofarmaci, aumentando l’efficienza produttiva in campagna e in stalla e diminuendo, di conseguenza, gli impatti dell’attività agricola in generale.

 

I vantaggi in campagna

Negli ultimi 15 anni, numerose esperienze aziendali nelle quali si è implementato un sistema foraggero che prevedeva su una parte della Sau l’utilizzo di erba medica (leguminosa azotofissatrice) in rotazione a mais hanno confermato l’ottenimento di vantaggi importanti. La raccolta dell’erba medica a stadi precoci e la conservazione mediante insilamento ha consentito di produrre quantità di sostanza secca comprese tra le 13 e le 16 tonnellate ad ettaro (distribuite in 6-8 sfalci annuali), con quantità di proteina vicine o superiori ai 3.000 kg per ettaro all’anno (equivalente a circa 2 ettari di soia da granella). Per quanto riguarda il mais, a parità di input impiegati, l’avvicendamento con l’erba medica ha aumentato mediamente le rese per ettaro da un 8 ad un 13%, a seconda della destinazione finale della coltura, rispetto ad un mais coltivato in monosuccessione (figura 1).

 

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Figura 1 - L’analisi di 10 anni di produzioni in 8 aziende della Pianura Padana ha evidenziato che il mais in un sistema foraggero che prevede l’avvicendamento con l’erba medica produce di più, a parità di input impiegati. Nella pratica aziendale abbiamo considerato monosuccessione i casi in cui il mais sia succeduto a sé stesso per più di 3 anni (anche in doppia coltura con il loglio italico)

 

Nella pratica aziendale abbiamo considerato monosuccessione i casi in cui il mais è succeduto a sé stesso per più di 3 anni (anche quando coltivato in doppia coltura con il loglio italico). In questo caso il vantaggio produttivo si traduce in vantaggi economici e ambientali in quanto gli input impiegati hanno avuto una maggiore efficienza e un minor costo perché diluiti da una maggiore resa ad ettaro.
Occorre ancora evidenziare che nell’anno in cui si “rompe” il medicaio (solitamente dopo il primo taglio del quarto anno), e in parte nell’anno successivo, è possibile ridurre al minimo o azzerare gli apporti in copertura di azoto minerale di sintesi (equivalente ad oltre 250 kg di urea per ettaro) e si possono evitare i trattamenti insetticidi per il controllo di piralide e diabrotica.
In questi casi, a parità di resa per ettaro, la riduzione dei fattori di produzione (azoto minerale e insetticidi) determinerà naturalmente un beneficio economico legato ai minori costi di produzione e una sostanziale riduzione degli impatti ambientali.
Anche l’introduzione nel sistema foraggero di colture che si succedono in rotazione stretta nella stessa annata agraria (esempio loglio italico insilato precocemente e mais per la produzione di pastone integrale di spiga) contribuisce ad incrementare i benefici ottenibili dall’avvicendamento: la loro coltivazione richiede maggiori input, ma la corretta gestione incrementa la produzione di energia metabolizzabile e di proteina per unità di superficie (figura 2), e conseguentemente l’efficienza complessiva del sistema.

 

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Figura 2 - Produzione di energia metabolizzabile (EM, GJ/ha) e di proteina (kg/ha) della doppia coltura loglio italico insilato (1 o 2 tagli) - pastone integrale di spiga di mais, rispetto al solo mais raccolto come pastone integrale di spiga o come trinciato della pianta intera

 

La presenza di una coltura invernale fornisce inoltre numerosi vantaggi ambientali: garantisce la copertura del suolo durante l’inverno, contribuisce ad immobilizzare e valorizzare elementi nutritivi (principalmente azoto e fosforo) che altrimenti verrebbero persi durante la stagione invernale e primaverile con suolo nudo, e riduce la pressione delle infestanti per la coltura che segue. Inoltre la copertura del suolo in inverno mitiga il rischio di fenomeni erosivi e offre riparo e fonti di alimentazione ad un gran numero di specie animali, contribuendo a incrementare la biodiversità al livello di campo.

 

I vantaggi in stalla

I risultati ottenuti nelle aziende in cui sono state messe in atto queste strategie di gestione del sistema foraggero hanno evidenziato che la produzione totale di sostanza secca per ettaro non viene penalizzata, anzi in molti casi si osserva un incremento medio pari al 11% (figura 3).

 

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Figura 3 - Produzione di sostanza secca (t s.s./ha), di energia metabolizzabile (GJ/ha) e di proteina (kg/ ha) in aziende in cui gli avvicendamenti e la gestione delle colture sono stati ottimizzati per rispondere precisamente ai fabbisogni della stalla

 

Nel contempo si possono ottenere, dalla medesima superficie aziendale, una maggiore quantità di proteina (in media +62%) e di energia metabolizzabile (+18%) e una quindi una maggiore concentrazione dei nutrienti nel kg di alimento prodotto, a costi più contenuti e con un impegno di manodopera per ettaro analogo al sistema nel quale la coltura del mais occupa la quasi totalità della Sau (Tabacco et al., 2018).
Disporre di foraggi e alimenti aziendali caratterizzati da una concentrazione di energia metabolizzabile e di proteina maggiori consente di avere ritorni economici e produttivi di tutto rilievo anche in stalla.

Nella pratica significa che, per ogni kg di sostanza secca prodotta in azienda, è possibile ridurre in proporzione la quantità di proteina che viene acquistata sul mercato (che notoriamente rappresenta la voce di costo maggiore delle razioni per le vacche in produzione). Anche una maggiore concentrazione di energia per kg di s.s. prodotto consente di dover ricorrere a minori quantitativi di concentrati energetici acquistati sul mercato. Considerando le razioni di vacche ad elevata produzione la disponibilità di alimenti aziendali, si traduce in un risparmio di farina di estrazione di soia e di farina di mais di circa 2 e 1 kg s.s., per capo al giorno. Proiettando le differenze su una mandria di 200 animali per un anno, la differenza economica positiva è pari a circa 90.000 €.

 

Per concludere

L’attuale panorama politico-economico del settore latte impone di ripensare alla modalità di gestione dei terreni aziendali. La gestione della Sau al servizio della stalla permette di ottenere numerosi benefici dal punto di vista tecnico, economico e dell’efficienza aziendale. In questo contesto è necessaria una sinergia tra l’agronomo ed il nutrizionista aziendale nella pianificazione del sistema foraggero.
Avvalersi di una consulenza indipendente in grado di organizzare il sistema foraggero e la gestione delle colture in modo da ottenere il massimo vantaggio sia in campagna sia in stalla, consente all’azienda di guardare al futuro con maggiore ottimismo e alla zootecnia da latte di rispondere in maniera più puntuale alle richieste di mitigazione degli impatti e della pressione ambientale dell’attività produttive nel complesso.

 

di Ernesto Tabacco1,2, Francesco Ferrero1, Stefania Pasinato2, Giorgio Borreani1, Luciano Comino3, Luca Bertola3, Daniele Giaccone3, 4
1Forage Team, Dipartimento di Scienze Agrarie Forestali e Alimentari, Università degli Studi di Torino
2AgriBusiness Consulting, Spin-off dell’Università di Torino
3Associazione Regionale Allevatori Piemonte (Arap)
4Associazione Italiana Allevatori (Aia)