In nome di Giotto

Gestione mandria

In nome di Giotto

In onore del padre scomparso Francesco detto Giotto, Giorgia Bernardi ha costruito alla periferia di Modena, insieme al marito Alessandro Lancellotti e al cognato Francesco, un piccolo regno zootecnico e multifunzionale, dove oltre alla produzione di latte da Parmigiano Reggiano, c’è spazio anche per attività solidali e formative

 

Altro che “giovani sdraiati”, o “gioventù del divano”. Prendete il caso, ad esempio, di Giorgia Bernardi, che a soli 32 anni di età e con il terzo figlio in arrivo, vive e lotta ogni giorno alla “Fattoria Giotto” di Modena, affiancata dal marito Alessandro Lancellotti e dal cognato Francesco Lancellotti (31 anni il primo, 34 anni il secondo). Si, perché in quest’allevamento di vacche da latte da Parmigiano Reggiano Dop, oltre che tener dietro alla campagna e ad accudire la mandria, occorre star dietro alle molteplici attività solidali e formative, rivolte non soltanto alle persone diversamente abili, ma anche ai ragazzi delle scuole, o alle famiglie. Attività – abbiamo scoperto – che non fanno da semplice corollario all’allevamento bovino, ma sono parte integrante del “progetto Giotto”. “Mio padre Francesco detto Giotto – ci spiega infatti Giorgia – era figlio di contadini e anche se nella vita professionale ha fatto tutt’altro, ha sempre sognato un ritorno alla terra. Ma era anche fortemente predisposto alle relazioni di aiuto, per cui quando circa 3 anni fà abbiamo dato inizio a quest’avventura imprenditoriale, abbiamo fortemente voluto che avesse anch’essa un’anima solidale”.

 

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Giorgia con il marito Alessandro (a sinistra) e con il cognato Francesco

 

Efficienza e benessere animale

Degli esordi di Giorgia e di “Fattoria Giotto” abbiamo in parte già parlato su Allevatori Top: dopo la laurea in Scienze zootecniche a Parma e un’impegnativa esperienza professionale presso un famoso allevamento (con caseificio interno) in area Parmigiano Reggiano, ecco che a Giorgia si presenta l’occasione di acquistare un’azienda di vacche da latte nell’immediata periferia di Modena. Francesco-Giotto dà l’ispirazione e l’affare è fatto: Giorgia e suo marito Alessandro, nato e cresciuto professionalmente in una famiglia di allevatori, si ritrovano così a gestire in prima persona una settantina di ettari di campagna e un centinaio di Frisone in mungitura.

 

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Al momento l’azienda munge (al robot) circa 100 vacche, con ottimi risultati produttivi

 

 

I ragazzi si sanno muovere, e tra contributi regionali, Industria 4.0 e quote di primo insediamento assegnate dal Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano, i due giovani – a cui a breve si aggiunge il fratello di Alessandro, Francesco – riescono non solo ad automatizzare le operazioni di mungitura e di alimentazione della mandria, ma anche a rivoluzionare le strutture aziendali per offrire alle proprie Frisone il massimo del benessere animale.

 

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I vitelli neonati stanno nel box parto, insieme alla madre e ad altre bovine, per i primi 5-10 giorni di vita

 

“Per noi – sottolinea Giorgia – allevare delle vacche felici era e resta una priorità, per cui le vogliamo il più possibile libere da costrizioni e in un ambiente che consenta loro di esprimere il loro comportamento innato. Per questo motivo, ad esempio, le vacche adulte sono tenute in gruppi fissi, che non vengono mai rimescolati onde limitare al massimo gli stress sociali. Ed ecco perchè le vitelle, dopo essere nate in un’ampia sala parto che non è mai sovraffollata, vengono separate tardivamente dalla madre, a 5, massimo 10 giorni dalla nascita, e poi vengono allevate in coppia proprio per abituarle fin da giovanissime a fare gruppo”.
Risultato: grazie alle mille attenzioni e agli investimenti rivolti non soltanto al welfare bovino, ma anche al miglioramento genetico della mandria e all’alimentazione di precisione, nel giro di un paio d’anni la produzione media di Fattoria Giotto decolla, fino a raggiungere livelli (fino a 40 kg di latte per vacca al giorno) che in area di Parmigiano Reggiano sono assolutamente lusinghieri.

 

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Alla Fattoria Giotto la stabulazione in coppia dei vitelli lattanti è già quotidiana realtà

 

Nuovi obiettivi

“Ma quello della produzione – commenta Alessandro – in fondo è un traguardo che è già stato acquisito dalla generazione dei nostri genitori, tanto che qui da noi, nel comprensorio del Parmigiano Reggiano, vige un sistema di regolamentazione dell’offerta. Beninteso, per noi l’efficienza produttiva rimane uno degli obiettivi prioritari, per cui cerchiamo di portare avanti l’attività zootecnica con la stessa logica imprenditoriale che abbiamo appreso dai nostri genitori. Ma crediamo sia necessario espandere il paradigma della produttività anche ad altri focus, come quello appunto, di educare i giovani a ricevere ciò che gli animali possono darci sul fronte delle emozioni. O di far crescere la cultura del consumatore nei confronti di noi allevatori: vogliamo dimostrare con i fatti che il nostro mondo non è fatto di crudeli kapò, ma di gente che semplicemente convive con gli animali”.

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Giorgia con "Ada" e con gli altri asini protagonisti dell’attività di “onoterapia”

 

Pet therapy educativa

Due, in particolare, le attività “extra-zootecniche” condotte dal team di Fattoria Giotto: da un lato la pet therapy, rivolta in primo luogo alle persone diversamente abili ed effettuata per mezzo di asini (“onoterapia”), cavalli e cani. Il “deus ex machina” di questa attività è sempre lei, Giorgia, che dopo la frequentazione di un corso di 3 anni ha conseguito l’abilitazione di operatrice di Pet therapy (con tanto di iscrizione al relativo albo professionale).

“Durante il corso – spiega – si apprende in primo luogo l’etologia della specie animale con cui collaborerai, e in secondo luogo impari ad ascoltare te stesso, a trovare un tuo equilibrio interiore per riuscire poi a trasmetterlo ai discenti. In effetti le persone che soffrono di disabilità psichiche e motorie hanno sempre grandi difficoltà ad ascoltarsi e ad esprimere le proprie emozioni, ma grazie al rapporto con l’animale riescono ad aprirsi, a comunicare sensazioni e sentimenti. Ma attenzione, nella pet therapy educativa – sottolinea ancora Giorgia – l’animale non è uno strumento, ma un vero e proprio collaboratore alla pari. Perché è l’animale che è un maestro di comunicazione non verbale, ed è lui che insegna al discente ad esprimersi”. Nel concreto? “Beh, ad esempio siamo riusciti a far intraprendere a 10 ragazzi affetti da autismo un percorso semestrale, durante il quale hanno collaborato nel dare il latte ai vitelli, pulendo le stalle, creando giochi per gli animali e molto altro. E vorrei far notare che per ottenere un risultato simile è assolutamente indispensabile una fattoria”.

 

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Per i bambini, gli animali sono un tramite per ascoltarsi e per esprimere le proprie emozioni

 

Fattoria didattica

Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’altro ramo di attività, cioè quello di Fattoria didattica, che si concretizza in un ampio ventaglio di laboratori e di percorsi rivolti a bambini, adolescenti e famiglie: “anche in questa attività – spiega Giorgia – gli animali sono un tramite per aprirsi e affrontare le proprie paure. Ad esempio, la paura della morte, che dopo il Covid si è molto diffusa tra i bambini delle scuole, o la paura dei pregiudizi per i più grandicelli”. “Oggi – commenta Alessandro – tutto questo serve come un buon pezzo di Parmigiano: aiutare i bambini e le famiglie in difficoltà, insegnare ai ragazzi come affrontare una sconfitta…”. Non mancano naturalmente i percorsi più classici, come quelli mirati a insegnare ai giovani di città da dove esce il latte e come si fa il formaggio, o come si cura un orto.
Ha differenti finalità, invece, l’attività rivolta agli alunni di un Istituto tecnico agrario della zona: “in questo caso – spiega ancora Giorgia – offriamo corsi pratici di caseificazione e di zootecnia. Ai ragazzi diamo così l’opportunità di vedere come funziona un allevamento tecnologicamente avanzato come il nostro: tra robot ed App, il nostro obiettivo è trasmettere l’idea che per quanti vogliano fare della zootecnia da latte la propria professione, c’è un futuro promettente”. “E che in questo mestiere – aggiunge Alessandro – c’è anche una componente ludica e passionale non indifferente. Penso, ad esempio, alla genetica: individuare sui cataloghi il toro miglioratore, abbinarlo alla vacca giusta e aspettare per 9 mesi la nascita della vitella è in fondo un gioco appassionante”.

 

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Nel quadro delle attività condotte come “Fattoria didattica”, l’azienda ospita le scolaresche e i ragazzi dei campi estivi

 

Sani valori

È arrivato il momento dei commiati, e parlando di Giorgio, il loro figlio più grande (4 anni), Giorgia e Alessandro raccontano come in azienda sia lui a fare spesso da Cicerone agli ospiti dei campi estivi. “Per noi – dicono – vederlo coinvolto e innamorato delle nostre attività è un’enorme soddisfazione. Poter vederlo crescere felice, insieme a noi, vale molto più che mungere 100 vacche in più”.

Visto, la nuova generazione di allevatori? Gente che studia, lavora ed è portatrice di sani valori. Altro che giovani sdraiati…