Ridurre il tasso di riforma involontaria è possibile

Una mandria sana è il miglior lasciapassare per il successo tecnico-economico dell'azienda da latte

Gestione mandria

Ridurre il tasso di riforma involontaria è possibile

Al di là delle considerazioni etiche, pur importantissime, conoscere e limitare la percentuale di mortalità è un elemento utile anche ai fini della gestione e della redditività aziendale

 

La mortalità degli animali in azienda è, purtroppo, un parametro con cui confrontarsi per comprendere al meglio eventuali falle nella gestione dell’allevamento. Quella che ci si appresta a descrivere è la riforma involontaria, cioè quella quota di bovine che per cause diverse vengono sottoposte a Msu (Macellazione speciale d’urgenza) oppure soccombono in azienda. Questo dato nelle aziende zootecniche è un fattore da tenere bene in considerazione da un punto di vista etico, sanitario ed economico.

Purtroppo le cause che portano al decesso degli animali non sono sempre facilmente controllabili, ma deve essere una prerogativa di ogni allevatore cercare di attuare tutte le strategie possibili per mantenere il dato entro livelli contenuti. Accade di frequente che la verifica della mortalità in allevamento sia vista come qualcosa di non utile da ricordare o comunque, a parte eventi eccezionali con mortalità diffuse, sia un dato che rispecchia un aspetto difficilmente modificabile. Ovviamente non è così, e a tal proposito cercheremo di comprendere meglio l’importanza di questo valore e di come poterlo controllare nei vari aspetti.

 

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Il primo mezzo per contenere il tasso di riforma involontaria è sicuramente quello di mantenere un elevato grado di attenzione all’alimentazione, in modo che le bovine siano sempre nutrite per soddisfare i loro fabbisogni ed esprimere il loro potenziale genetico

 

Dati internazionali

I tassi di turnover (volontario e involontario) variano dal 21,3% in Irlanda e al 40% in Australia, si collocano intorno al 25,4% nei Paesi Bassi, al 26% nella Spagna nord-occidentale, tra il 22,6 e il 30% nel Regno Unito, tra il 28,2 e il 33,5% in Canada e sono intorno al 36% negli Stati Uniti.
Questi dati riguardano sia gli animali riformati per esempio per scarsa produzione o per infertilità, sia i decessi per varie cause, sia le Msu. All’interno di questo dato troviamo appunto quello riferito alla riforma involontaria, il cui valore massimo accettato (parliamo di soggetti deceduti, inclusi quelli sottoposti ad eutanasia) è del 5%. Va da sé, tuttavia, che tanto più bassa sarà questa percentuale, tanto più valore avrà l’indicazione che in azienda la problematica è ben gestita.
Diversi studi indicano che il tasso di riforma involontaria è in aumento, e sono stati condotti in merito alcuni studi in Paesi a zootecnia da latte “sviluppata”.
Uno studio spagnolo condotto per un periodo di 11 anni in mandrie la cui consistenza era dai 140 ai 600 capi Holstein e la cui produzione media oscillava dai 103 ai 123 q.li/capo, ha individuato come la percentuale di vacche eliminate a causa di “incidenti” (ovvero per
cause diverse dalla riforma volontaria), nelle 5 aziende esaminate fosse del 7,7%, valore superiore a quello riscontrato in Canada (3,8%), ma inferiore ai valori riportati in Danimarca (5-19%). A latere dello studio condotto in Spagna, è stato evidenziato che l’aumento di una unità dell’indice di stress termico si traduce in un aumento del 3% del tasso di mortalità in azienda.
In Svezia è stata affrontata la problematica inviando un questionario a tutti gli allevatori, ma solamente 145 di essi hanno risposto al sondaggio e di questi solamente 10 potevano essere inseriti in un sistema di analisi multivariabile (anche questo dato dimostra quanto la problematica non sia correttamente percepita). I risultati, in sintesi, sono stati che la mortalità era maggiore se in allevamento venivano allevate razze diverse da quella svedese; che le aziende con un numero di capi superiore a 100 avevano una mortalità più elevata di quelle con un numero di capi inferiore a 50, e che le aziende avevano una mortalità maggiore in corrispondenza della stagione del pascolo.
Negli Stati Uniti è stata recentemente condotta un’indagine che ha interessato molte aziende, di cui ben 459 hanno fornito dati utili. Da questo studio multifattoriale è emerso che la mortalità risultava inferiore in allevamenti che avevano sottoposto le manze a vaccinazioni nei confronti di BVD, IBR, PI3, BRSV, Haemophilus, Clostridi e ad altri vaccini che in Italia non sono, per il momento, disponibili. Un altro studio condotto negli Stati del Midwest americano ha messo in luce come l’aumento dell’urea nel latte sia un fattore predisponente l’aumento del tasso di mortalità, e lo stesso vale per l’aumento delle dimensioni della mandria (una sua diminuzione è invece associata all’aumento della produzione, probabilmente perché a parità di patrimonio genetico le condizioni sono migliori sia dal punto di vista alimentare che gestionale).
In Nuova Zelanda, dove il pascolo è un elemento imprescindibile per l’allevamento della vacca da latte, l’aumento della mortalità si verifica negli allevamenti dove non viene eseguita una vaccinazione verso i Clostridi e dove vi siano animali che partoriscono lontano dalla stagione dei parti, che è il periodo in cui vi è maggior disponibilità di foraggio e in cui viene realizzata un’integrazione con fosforo, di cui spesso i terreni sono carenti e la cui carenza porta ad un aumento dei parti “languidi” e dei collassi post-parto.

 

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Box parto sovraffollati e con lettiere inadeguate dal punto di vista igienico possono aumentare esponenzialmente la possibilità che i neonati rimangano imbrattati di materiale fecale, con negative ripercussioni d’ordine sanitario

 

Primo, misurare

Tutti questi studi condotti in altri Paesi fanno riflettere sulla variabilità territoriale, ma sicuramente la presa di coscienza della problematica induce a prendere decisioni importanti sulla conduzione della mandria. Appare abbastanza evidente che alcune scelte manageriali, quali la riduzione delle patologie principali mediante un’attenta e scrupolosa vaccinazione, la gestione dello stress termico, la gestione delle sintomatologie subdole, la conoscenza delle misure di profilassi alimentare e sanitarie da adottare negli specifici casi, l’idoneità delle strutture, il benessere delle bovine risultano fattori che mettono l’allevamento al riparo di un ombrello tale da ridurre nel miglior modo possibile gli eventi nefasti.
Il primo passo di una corretta gestione della problematica è l’annotazione scrupolosa delle cause di morte che avvengono in azienda. Il detto, sempre valido, che non si può contrastare ciò di cui non si ha misura, appare ancor più incisivo in questi casi.
Questo farà prendere coscienza della problematica, di quanto essa incida sulla redditività dell’azienda e se le perdite potranno essere compensate dalle misure messe in atto per la sua prevenzione, a prescindere dalle considerazioni etiche (che a mio avviso sono, tuttavia, prioritarie).

 

Cause manageriali

Per cause manageriali di riforma involontaria si intendono quelle situazioni che, se pur gestibili essendo programmate, non sembrano attirare l’attenzione da parte del management aziendale. Facciamo l’esempio del numero di parti che dovrà avvenire nei prossimi mesi e che per una serie di circostanze si rivela più elevato del 30% della media dei mesi precedenti. Questo dovrebbe indurre l’allevatore a potenziare la gestione delle lettiere in fase di close-up, a innalzare l’attenzione alle varie fasi del parto mediante un controllo più frequente delle bovine in procinto di partorire (ottimale sarebbe attivare la video-sorveglianza), ad avere una banca del colostro ben gestita e ben provvista, ad una congrua scorta di farmaci per contrastare eventuali fenomeni acuti di ipocalcemia, a disporre di un numero di ricoveri per i nascituri che sia adeguato e ben gestibile.
La mancata adeguatezza anche di uno solo di questi elementi può incidere negativamente sulla mortalità dell’allevamento. Infatti, la scarsa attenzione alle partorienti può portare a difficoltà di espletare il parto in maniera eutocica ed una scarsa igiene delle lettiere in zona parto può aumentare esponenzialmente la possibilità che i vitelli al momento della nascita rimangano imbrattati di materiale fecale, fatto che poi si ripercuote sulla loro salute, sia dal punto di vista enterico che respiratorio.
Stessa cosa dicasi per eventuali ricoveri improvvisati per sopperire a carenze di strutture adeguate al numero dei nati. Questi ricoveri di “fortuna” sono spesso di difficile gestione dal punto di vista igienico e sono spesso collocati, data appunto la loro provvisorietà, in luoghi poco adatti, esposti a correnti d’aria o ad un microclima non salubre. L’ipocalcemia della vacca nell’immediato post-parto può innescare una serie di eventi che occupano il personale e riducono l’efficienza dell’azienda per il tempo sottratto ad altre attività, nonché per la riforma forzata/decesso della bovina.

 

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La vaccinazione deve essere eseguita non a tampone di una situazione infettiva già in essere, ma in chiave preventiva, a tutela della mandria

 

Cause sanitarie

Diverse infezioni o malattie possono portare a far soccombere una bovina e le continue restrizioni normative adottate nell’ottica della lotta all’antibiotico-resistenza non facilitano certo il compito del veterinario. Diverse patologie sono controllabili con vaccini e di questi dovrà essere fatto sempre più ampio uso nelle nostre aziende. L’allevatore ha tuttavia quattro eccezionali strumenti a disposizione per il controllo delle morti legate a problematiche sanitarie.
Il primo è sicuramente quello di mantenere un elevato grado di attenzione all’alimentazione, in modo che gli animali siano sempre nutriti per i loro fabbisogni e non per i fabbisogni dell’allevatore. Non devo infatti alimentare le mie bovine perché così producono di più e perché così magari compenso le mie carenze gestionali, ma devo nutrirle per le loro capacità di crescita o di produzione, in modo tale che il loro potenziale genetico sia espresso al meglio.
Poi non si tratta soltanto di quantità di alimento somministrato, ma spesso anche di qualità, che riguarda i prodotti acquistati ma anche gli alimenti coltivati in azienda, che devono essere criticamente valutati. Vorrei citare solo marginalmente i casi di intossicazione alimentare come quello del sorgo dello scorso anno, che ha portato alla morte decine di capi, oppure i casi di infezione da Clostridium botulinum che ha falcidiato diversi allevamenti, ma anche la forte presenza di nitrati nei foraggi, che ha causato serie mortalità. Rammentiamo sempre che se circa il 70% del sistema immunitario è localizzato a livello addominale, un senso ci dovrà pur essere!
Pensiamo quindi al danno sanitario oltre che economico, a cui andiamo incontro avendo una mandria in cattivo stato di salute per questioni legate all’alimentazione.

 

Largo ai vaccini

Il secondo strumento che il veterinario e di conseguenza l’allevatore hanno a disposizione sono una serie di prodotti vaccinali che lo mettono in gran parte al riparo dagli effetti di diverse malattie provocate da batteri e/o virus: non usufruirne è poco saggio. Probabilmente quasi tutti noi paghiamo malvolentieri il premio assicurativo per la casa, per l’auto e quant’altro, che spesso sembra eccessivo in funzione del rischio, ma in alcuni casi diventa fondamentale avere una tutela economica. I trattamenti di profilassi vaccinale devono essere visti in quest’ottica, di tutela del nostro allevamento. Ribadiamo ancora una volta, come già fatto anche attraverso queste pagine, come la vaccinazione debba essere eseguita non a tampone di una situazione infettiva già in essere, ma a tutela della mandria. La biologia non è una scienza immobile, anzi, è in continua evoluzione ed influenzata da molti fattori, dalle avversità climatiche all’epigenetica, quindi tanto più cerchiamo di tutelare il nostro allevamento, minori saranno le occasioni di eventi avversi.

 

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Intervenire sul benessere della mandria include anche offrire alle bovine giovani alcune attività ludiche

 

Benessere e monitoraggio

Il terzo punto su cui fare leva per ridurre la mortalità è il benessere della mandria inteso come possibilità di relazione e di interazione tra coetanee, di adeguatezza degli spazi, di conformità delle strutture e degli accessori che ne fanno parte, di attività ludiche nelle bovine giovani, di auto-sfregamento, perché da questo punto di vista diversi studi evidenziano una correlazione con lo stato di salute.
Il quarto elemento è il controllo della mandria. Sicuramente l’intelligenza artificiale, in cui sono riposte molte aspettative, potrà contribuire all’analisi dei dati, all’individuazione precoce dei capi sofferenti (non solo mediante l’attivometria ma anche mediante l’analisi delle immagini dell’allevamento così come di particolari anatomici come occhi, mammella, piedi, ecc.) e alla correlazione di alcuni parametri tra loro per allertare l’attenzione dell’allevatore. Tuttavia, in attesa di questa evoluzione, la formazione del personale e il suo coinvolgimento nelle dinamiche aziendali, la sua responsabilizzazione e l’attenzione ai particolari risultano importanti.

 

In conclusione

La qualità della gestione è sicuramente un fattore che potrebbe influenzare in maniera positiva la mortalità nella mandria. Così come l’applicazione di strategie di benchmarking basate sui dati delle bovine giovani o di quelle adulte decedute può essere molto utile per dimostrare che la gestione degli animali può essere migliorata o che le strutture aziendali non correttamente progettate possono avere un impatto negativo sull’efficienza dell’azienda.

In sintesi, l’analisi delle cause dell’eliminazione delle vacche può essere di grande interesse tecnico per l’allevatore, ma la stessa classificazione delle cause e la diagnosi veterinaria devono essere utilizzate nelle aziende per trarre conclusioni comparabili.

 

di Pierangelo Cattaneo – Medico Veterinario