La teoria dei due conti correnti

Gestione mandria

La teoria dei due conti correnti

Dubbio: è l’azienda che lavora per te o sei tu che lavori per l’azienda? Sembra una domanda priva di senso, ma non lo è affatto

 

Come molte teorie scientifiche, anche questa dei due conti correnti si basa su un assioma, ovvero un principio fondamentale: l’azienda lavora per l’imprenditore, e non il contrario.
Ci rendiamo conto che questa affermazione sancisce ancora oggi uno spartiacque nel mondo imprenditoriale agricolo, poiché molti titolari di azienda non si sentono oggi padroni del proprio business e sono costretti a lavorare quotidianamente nel rincorrere problemi invece che nel cogliere opportunità.

Partendo da questo presupposto sarà più semplice comprendere la presente teoria che è stata pensata, attuata e dimostrata nella nostra attività quotidiana come consulenti aziendali. La teoria ha lo scopo di dimostrare che, misurando alcuni parametri di efficienza e attuando un piano d’azione per mantenerli in un determinato range, sarà possibile fare in modo che i flussi di cassa abbiano un trend costante e positivo in modo che l’imprenditore non debba più preoccuparsi della situazione finanziaria ordinaria.

 

Concetti molto concreti

I due conti correnti non sono concetti astratti ma veri e propri conti bancari nei quali far circolare il denaro di costi e ricavi di una azienda agricola. Il primo conto lo chiameremo “aziendale”, il secondo conto sarà il “conto dell’imprenditore”. Nel conto aziendale dovrà circolare il denaro strettamente legato all’ordinario: i ricavi mensili della produzione primaria (es: la fattura del latte) e tutti i costi operativi legati al suo costo di produzione (alimentazione, sanità, forniture, servizi, manodopera, assicurazioni, leasing, manutenzioni, affitti).
Calcolato il proprio costo di produzione e verificato che questo sia inferiore al prezzo del latte percepito, l’imprenditore sarà certo che, mediamente, vi sarà sempre una disponibilità di cassa positiva e in crescita dovuta al margine positivo tra ricavi e costi (es: prezzo del latte 55 centesimi – costo litro latte 50 centesimi = margine 5 centesimi). Questo conto corrente dovrà “girare” in automatico senza troppi pensieri, dando la possibilità all’imprenditore di aumentare il proprio potere di acquisto accorciando i pagamenti che, in seguito ad una rapida verifica sulle forniture, potranno essere messi ad addebito diretto lasciando così spazio e tempo all’imprenditore per altre attività importanti.

 

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La fiscalità agricola agevolata ha disincentivato gli allevatori ad una gestione analitica della propria contabilità

 

Flussi di cassa

Il suggerimento è quindi quello di accordarsi con i fornitori per pagamenti mensili e costanti, soprattutto per quelle spese che solitamente tendono ad accumularsi verso la fine dell’anno come le spese di affitto, contoterzismo o spese veterinarie. In questo modo l’imprenditore avrà la percezione concreta del margine generato dalla sua attività primaria e potrà gestire a suo piacimento il guadagno maturato, spostandolo ad esempio nel conto dell’imprenditore. In caso di perdita, invece, sarà evidente il limite sul quale intervenire in termini di efficienza tecnica o economica. Nel conto dell’imprenditore entreranno tutti i ricavi diversi dalla produzione primaria che costituiscono un extra (vendita animali, produzioni agronomiche, contributi, vendita di attrezzi, altri ricavi vari), denaro che verrà utilizzato per pagare tutti i costi rimanenti, ovvero la quota capitale dei mutui, le tasse, le spese private dell’imprenditore e i nuovi investimenti che l’imprenditore sceglierà di non far finanziare.
Il nostro suggerimento rimane sempre e comunque quello di prevedere gli investimenti a medio termine attraverso un business plan e presentarlo agli istituti di credito per ottenere un finanziamento adeguato alla tipologia di investimento. In questo conto, come suggerito prima, potrà entrare anche il guadagno derivante dalla marginalità in eccesso del conto aziendale e permettere un reddito maggiore all’imprenditore. Un sogno? Assolutamente no. Questa teoria è già realtà in alcune delle aziende a cui forniamo consulenza. Ammettiamo che è un processo imprenditoriale molto ambizioso e prevede un cambio di mentalità importante, ma chi, se non un bravo allevatore, potrebbe prendere il toro per le corna?

Raffaele Greggio - Senior Farm Business Consultant, Promar International