Le mosche? Sono veicolo anche di funghi tossigeni

Gestione mandria

Le mosche? Sono veicolo anche di funghi tossigeni

Oltre ad arrecare stress e a essere portatori di un’ampia gamma di agenti patogeni, questi insetti possono essere all’origine di fenomeni di micotossicosi. È quanto evidenziano recenti ricerche, che confermano la necessità di un piano di lotta

La mosca domestica (Musca domestica, L.) è un parassita ubiquitario spesso associato agli allevamenti zootecnici poiché questo insetto si sviluppa nelle feci animali e nella materia organica in decomposizione, che è spesso abbondante nelle aziende agricole. Quando presenti in gran numero, le mosche possono causare disturbo non solo agli animali, ma anche agli operai che operano negli allevamenti bovini. Qualora la loro presenza sia ingente, possono insorgere problemi di salute pubblica e lamentele da parte delle comunità abitative circostanti con potenziali citazioni, multe e persino azioni legali.
Questo è dovuto soprattutto al fatto che le mosche domestiche possono trasmettere diversi agenti patogeni per gli animali e per gli esseri umani. Pertanto, si comprende come il loro controllo è importante per ridurre il potenziale di tutti gli effetti negativi a loro connessi.
Per ridurre il fastidio delle mosche domestiche e la potenziale trasmissione di agenti patogeni, in ogni azienda agricola dovrebbe essere in uso un programma di gestione delle mosche integrato con principi di gestione dei parassiti, compreso il monitoraggio continuo dell’attività della mosca domestica. In tal modo, sarà più facile il controllo della mosca poiché si potranno modulare le intensità delle azioni in funzione dei livelli di tali insetti al fine di mantenerne l’attività e il numero al di sotto di un livello (“soglia di azione”) superato il quale potrebbero essere previste conseguenze fastidiose o patogene.
Il monitoraggio preciso e puntuale dell’attività della mosca domestica e di quella presente in allevamento è anche necessario per confermare l’efficacia degli sforzi di controllo e per evitare che i responsabili degli allevamenti applichino misure inefficaci. Un tipico esempio di misura non efficace potrebbe essere l’applicazione di insetticidi o larvicidi verso cui le mosche domestiche hanno sviluppato resistenza e che pertanto portano con sé un rischio ambientale non compensato da una comprovata attività larvicida o moschicida.

Un ciclo velocissimo

Negli allevamenti di bovine da latte, le principali specie di mosche sono la mosca domestica e la mosca degli allevamenti. La mosca domestica (Musca domestica) è la più comune e con i maggiori costi per i produttori. Si tratta infatti di insetti il cui numero può crescere a dismisura in poco tempo. Il ciclo vitale della mosca domestica può essere completato in 10 giorni durante i mesi estivi.

La femmina adulta depone le uova nel letame, nell’insilato in via di decomposizione, nel mangime che rimane in mangiatoia e che non viene pulito, nella lettiera sporca e in tutte le altre fonti di materia organica. Dopo un giorno o più, da ogni uovo si schiude la larva che si nutre per circa 4-6 giorni prima di trasformarsi in una pupa marrone a forma di sigaro. Dopo qualche altro giorno, emergerà una mosca adulta che andrà subito ad accoppiarsi per iniziare la generazione successiva. Dal momento che ogni mosca domestica depone 150-200 uova e mezzo chilo di letame può contenerne più di 1.500 larve, è importante considerare che se non si adottano contro-misure per interrompere il ciclo di vita di tali insetti l’allevamento sarà presto invaso. Ma quali sono le conseguenze di una infestazione di mosche?

 

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Per ridurre il fastidio delle mosche domestiche e la potenziale trasmissione di agenti patogeni, in ogni azienda agricola dovrebbe essere in uso un programma di gestione delle mosche

 

Danni a 360°

Le mosche domestiche si nutrono comunemente di secrezioni ed escrezioni animali. Questo loro comportamento alimentare offre loro l’opportunità di interagire con i materiali contaminati e infetti, e quindi questi insetti possono trasportare al loro interno i vari agenti patogeni raccolti nel materiale in decomposizione (i quali si annideranno nel loro apparato boccale o in altre parti del corpo dell’insetto). Non a caso, le mosche sono associate alla potenziale trasmissione di agenti patogeni batterici e virali, incluso lo Staphylococcus aureus meticillino-resistente.
Molti studi hanno messo in relazione il numero delle mosche presenti con la prevalenza delle infezioni mammarie in allevamento (Anderson et al., 2012). Occorre tenere presente che le mosche rappresentano un importante vettore di malattie infettive sia attraverso la trasmissione diretta per contatto, sia per le lesioni che possono provocare al capezzolo, agli occhi e alle mucose. Inoltre, è stato dimostrato (Nikerson et al., 1995) che se si applicano sistemi di contrasto alla presenza di questi insetti, si assiste a una minore presenza di mastiti rispetto agli allevamenti che non predispongono adeguati piani anti-mosche.
Sarebbe dunque utile ridurre il numero di tali insetti, quando eccessivo, visto il loro ruolo nel trasmettere agenti patogeni (S. aureus, E. coli) associati a mastite ambientale e infettiva.

 

Nuove minacce

Abbiamo già ricordato come la mosca domestica si nutra principalmente di rifiuti organici in decomposizione, soprattutto delle deiezioni degli animali e degli esseri umani, pertanto essa è spesso associata ai parassiti dell’intestino (Patel et al., 2022), a numerosi batteri e virus (Bahrndorff et al., 2020; Balaraman et al., 2021) e ai funghi filamentosi, che possono essere tutti trasportati in ambienti residenziali e siti commerciali, aziende agricole e altri luoghi antropici nonché veicolati nell’acqua e nel cibo.

Tra i funghi filamentosi sono di particolare importanza i generi Aspergillus e Fusarium, che comprendono varie specie con capacità tossigena. Tali funghi possono infatti produrre metaboliti secondari chiamati micotossine. Le micotossine sono diversi composti chimici in grado di creare danni alle persone e agli animali che li consumano. Nelle bovine da latte le micotossine sono conosciute per il loro effetto negativo sulla salute pubblica innescata dalla presenza dei loro metaboliti nel latte e nei latticini (aflatossina M1). Inoltre, è stato ampiamente descritto un loro effetto negativo sulla salute e sulla produttività delle bovine da latte. Le stesse micotossine sono poi in grado di diminuire l’efficienza del sistema immunitario, aumentando in tal modo il rischio di contrarre malattie (Hernandez-Valdivia et al., 2021). La presenza di zearalenone è poi associata a variazioni del ciclo estrale delle bovine, ritardate ovulazioni, aborti e problematiche riproduttive in genere. Ma esiste un ruolo delle mosche in merito alla contaminazione da micotossine?

 

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I funghi tossigeni portati dalle mosche possono contaminare i cereali e i foraggi consumati con la dieta

 

Produzione di micotossine

Un recente studio (Rangel-Muñoz et al., 2022) ha voluto identificare la presenza dei funghi tossigeni Aspergillus spp. e Fusarium spp. in mosche domestiche raccolte da allevamenti da latte. I ricercatori hanno selezionato 10 aziende di bovine da latte distribuite nella valle centrale dello Stato di Aguascalientes, in Messico. Le mosche sono state intrappolate utilizzando trappole entomologiche con attrattivo olfattivo in 7 siti di ciascuna azienda agricola (superficie di taglio del silo, deposito del mangime, sala di mungitura, 3 diversi siti in mangiatoia e box di allevamento). Dalle mosche catturate sono stati raccolti dei funghi filamentosi che sono stati coltivati per ottenere gli isolati sottoposti a successiva identificazione. Dalle mosche catturate sono stati ottenuti 50 isolati del genere Aspergillus spp.,12 dei quali sono risultati produttori di aflatossine (327 ± 143 μg/kg), mentre dai 56 isolati del genere Fusarium spp., 10 hanno prodotto grandi quantità di zearalenone (3.132 ± 665 μg/kg). Questi risultati suggeriscono che la presenza di mosche domestiche negli allevamenti da latte costituisce una fonte di diffusione di funghi tossigeni, che alla fine possono contaminare i cereali e i foraggi consumati con la dieta quotidiana. Un motivo in più per limitare la presenza in allevamento di questi fastidiosi insetti.

di Andrea Roberti