Per un corretto utilizzo dei tori genomici

Boero è uno dei tori genomici disponibili nel catalogo Intermizoo. Questa è la madre, Go-Farm Bomdila ET (foto Giorgio Soldi)

Gestione mandria

Per un corretto utilizzo dei tori genomici

Vediamo quali sono le strategie che sfruttano al meglio il progresso genetico che questi giovani riproduttori sono potenzialmente in grado di imprimere alla mandria

 

L’avvento della genomica ha dato una forte spinta al progresso genetico, riducendo sensibilmente l’intervallo generazionale degli animali in fecondazione artificiale. Questo aspetto è immediatamente percepibile sfogliando qualsiasi catalogo: subito si può notare la differenza tra i dati di un toro provato e quelli di un toro genomico, in media molto più alti.
Di pari passo, l’utilizzo di seme si è spostato sempre di più a favore dei giovani tori, oggi in rapporto 70-30 rispettivamente tra genomici e provati. Complice di ciò, anche il maggiore appeal commerciale che i giovani tori offrono con indici sempre più alti che spiccano nelle pagine dei cataloghi: ma siamo davvero sicuri che i tori genomici siano quelli più adatti alla nostra azienda?
La differenza sostanziale tra le due tipologie di toro è l’accuratezza dei dati e come questi vengono calcolati. Secondo i metodi di valutazione di Anafibj, per essere ufficialmente provato, un toro deve avere almeno l’80% di attendibilità e almeno 30 figlie con 120 giorni di lattazione. Ciò consente di valutare in campo la bontà del suo patrimonio genetico e la capacità di trasmissione delle sue qualità alla progenie: informazioni preziose che rientrano nel calcolo degli indici.
Gli indici dei tori genomici, invece, vengono calcolati sulla base dell’analisi del loro DNA e sul pedigree. Per questo motivo, piccole variazioni nella valutazione del padre e del nonno, possono comportare oscillazioni più o meno importanti anche nel toro genomico. Per questi motivi, l’attendibilità dei dati genomici si attesta tra 65-75%, mentre i tori provati mostrano una solidità dei dati ben diversa, raggiungendo un’attendibilità media del 95%.

 

Operare per gruppi

Per sfruttare al meglio il progresso genetico che i tori genomici sono potenzialmente in grado di imprimere alla mandria, è importante non concentrare l’utilizzo di uno o pochi riproduttori, ma creare un gruppo di tori che contribuiscano nel complesso a perseguire gli obiettivi aziendali (più che le mode del momento!). In questa maniera, se in futuro anche uno solo dei tori del gruppo risulterà più basso di quanto atteso, il cambiamento non produrrà una sensibile differenza nella media del gruppo scelto
Una buona strategia di selezione prende in considerazione entrambe le tipologie di toro. Secondo Intermizoo, l’aspetto più importante è quello di avere degli obiettivi aziendali chiari e definiti che tengano conto delle caratteristiche intrinseche dei tori a prescindere dalla tipologia, genomico o provato.

 

di Martina Dal Santo e Francesco Veronese, Intermizoo