Allevatori con la A maiuscola

Simone Arnoldi (in piedi, secondo da sinistra) con il suo team di dipendenti (sotto) e di collaboratori esterni (in piedi)

Gestione mandria

Allevatori con la A maiuscola

Genetica di livello, automazione spinta, cow comfort in abbondanza, management accurato: nell’allevamento di Francesco e Simone Arnoldi di Rivarolo Mantovano (Mn) tutti questi elementi concorrono a dare luogo a prestazioni di primissimo piano

 

Se da un lato è lecito pensare che ci siano profonde differenze tra un allevatore e un agricoltore con le vacche, dall’altro lato è inconfutabile come anche qui in Italia ci sia qualcuno che in stalla se la cava piuttosto bene. È questo il caso, ad esempio, di Simone Arnoldi di Rivarolo Mantovano (Mn), che come i nostri lettori più fedeli ricorderanno avevamo già incontrato a fine 2020, in occasione della presentazione del modello austriaco di robot di alimentazione. Perché uno degli aspetti distintivi di Arn.Al – questo il nome dell’allevamento che Simone conduce insieme al padre, Francesco Arnoldi – è senza dubbio l’automazione, presente praticamente in ogni reparto: fatto cenno all’“Automatic Feeding System”, attivo da due anni, è senza dubbio il caso di citare le 4 stazioni di mungitura robotizzata, in funzione dal giorno in cui è stata inaugurata la nuova stalla (gennaio 2019) e fornite del mini-laboratorio d’analisi che giorno dopo giorno, vacca per vacca, valuta le concentrazioni di beta-idrossibutirrato, LDH, urea e soprattutto di progesterone nel latte. Un preziosissimo aiuto, quest’ultimo, per la gestione riproduttiva della mandria.

 

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L’allevamento della famiglia Arnoldi munge 210 vacche con una media produttiva annua di 138 quintali per vacca

 

Nel grande capannone che ospita le bovine adulte, poi, non manca il dispositivo automatizzato per la distribuzione in cuccetta della paglia e naturalmente la tecnologia per il raffrescamento estivo della mandria. A breve, infine, scenderanno in campo le telecamere “intelligenti”, che quotidianamente valuteranno il Bcs delle lattifere in uscita dai robot di mungitura, nonché l’ultimo modello (sempre austriaco) del robot di pulizia della stalla. Dimenticavo, in vitellaia sono in funzione 4 lupe automatizzate, questa volta di tecnologia tedesca, che stanno contribuendo a ottenere risultati invidiabili (vedi paragrafo “Vitelle sprint”).

 

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“Da quando abbiamo inaugurato la stalla nuova con i robot di mungitura, abbiamo raddoppiato la produzione giornaliera consegnata in latteria”

 

Un successo multifattoriale

Ma qui all’Arn-Al è l’intera mandria, e non solo la rimonta, a dare soddisfazioni al team aziendale, costituito dalla famiglia Arnoldi (in azienda ci sono anche i fratelli di Simone, Chiara, che segue l’amministrazione, e Mauro, impegnato prevalentemente con i suini), ma anche dai 4 dipendenti (tutti italiani e in gamba), dalla veterinaria aziendale Sara Ubertini, dall’alimentarista Enrico Dubini e da Aldo Nicoletti, titolare della Nutrifeed di Sarnico (Bg): in stalla le performance produttive e riproduttive volano alte (nell'ultimo anno, su 210 vacche in lattazione, la produzione media annuale è stata di 41,8 kg di latte al giorno per capo al 3,95% di grasso e al 3,34% di proteina, con un P.R. medio annuale del 32%) tanto che negli ultimi anni l’azienda della famiglia Arnoldi figura costantemente ai vertici della classifica nazionale dell’Aia per chili di proteina munti con il robot. Naturalmente, il merito non va dato esclusivamente all’automazione in sé, al fatto che la maggior parte delle strutture sono nuove, moderne ed efficienti, o che le bovine navighino nello spazio, riposino bene e, grazie all’automazione, non vengano disturbate dal personale di stalla.

 

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La stalla è e resterà sovradimensionata rispetto all’effettivo di vacche presenti

 

“Sono tutti aspetti importanti – osserva infatti Simone – ma prima di tutto vorrei sottolineare il determinante contributo della genetica, fronte sul quale mio padre ha sempre voluto investire fin da quando, nel lontano 1974, volle ricorrere per la prima volta alla fecondazione artificiale. Da allora abbiamo sempre utilizzato il seme di tori statunitensi ai vertici delle classifiche internazionali. Attualmente usiamo sia riproduttori genomici che soggetti provati, e per quel che riguarda le manze, privilegiamo tori BB per la Kcaseina, “robot ready” e attendibili per il parto facile, la feed efficiency e i titoli del latte. Infine vogliamo tori forti anche sui cosiddetti caratteri secondari, che poi sono di importanza primaria, come la longevità e la fertilità”.

 

Cambio in greppia

Sull’impatto che avuto in stalla la genetica, Simone ha pochi dubbi: “una volta che abbiamo rinnovato le strutture di stabulazione, che in precedenza costituivano il principale fattore limitante, e che abbiamo cambiato il modo di alimentare la mandria, la genetica si è potuta esprimere pienamente, portandoci ai buoni risultati di oggi. Un esempio interessante è fornito dalla percentuale di grasso del latte, che fino a qualche tempo fa non riuscivamo a incrementare: con produzioni di latte così alte, mi dicevano, i titoli non saranno mai buoni. Invece assicurando alle vacche più ore di riposo e con la giusta alimentazione, gli investimenti in genetica hanno dato il loro ritorno”.

 

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“Con produzioni di latte così alte, mi dicevano, i titoli non saranno mai buoni. Invece assicurando alle vacche più ore di riposo e con la giusta alimentazione, gli investimenti in genetica hanno dato il loro ritorno”


Da qualche anno, precisa di seguito il nostro interlocutore, la famiglia Arnoldi si affida alle razioni formulate dal sopra citato Enrico Dubini e costituite dalle materie prime di provenienza aziendale oppure reperite sul mercato, a cui vengono affiancati gli integratori personalizzati e l’integratore liquido da robot forniti dalla Nutrifeed di Aldo Nicoletti. Un allevatore figlio di allevatori, che sa bene cosa significa nutrire le vacche offrendo loro razioni adeguate alle necessità del momento, e che è solito sviluppare con gli altri colleghi allevatori un rapporto di piena fiducia e collaborazione, in totale trasparenza. “Certo – commenta Simone – anche sul fronte della gestione alimentare la robotizzazione ci ha dato una mano. Il nostro impianto di alimentazione automatizzato non commette errori nonostante le 9 razioni da preparare e distribuire, e nonostante i 19 ingredienti da utilizzare. In più lavora tutti i giorni allo stesso modo, e non va né in ferie né in malattia…”.

 

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L’impianto di alimentazione automatizzato non commette errori nonostante le 9 razioni da preparare e distribuire, e nonostante i 19 ingredienti da utilizzare

 

Vitelle sprint

E non appena gli chiediamo qualche dato sulle performance in vitellaia, Simone estrae dalla tasca un foglietto pieno di numeri e parte lancia in resta: “Dopo la colostratura – premette – e dopo 8-9 giorni passati nelle gabbiette individuali, con 2 pasti al dì da 2 litri ciascuno, preparati comunque dall’allattatrice, le vitelle passano nei box di gruppo dove restano fino allo svezzamento, che avviene intorno al 58esimo-60esimo giorno, e dove oltre al latte ricostituito fornito dalla lupa automatizzata, gli animali trovano anche il mangime starter che ci viene fornito, al pari della polvere di latte, dall’amico Aldo. Quanto al latte ricostituito, ci teniamo su un 70% di polvere in inverno, mentre in estate scendiamo al 60%. In questa fase, comunque, le vitelle consumano di media 8,5 litri di latte ricostituito al giorno nell’arco delle 7,2 visite quotidiane all’allattatrice, con una velocità di flusso di 0,4 litri al minuto di media. Nei primi 15 giorni il permesso viene accordato ogni ora per 1,5 litri di latte, nei successivi 27 giorni si passa a 2,2 litri all’ora, mentre negli ultimi giorni si fa in modo che l’allattatrice diminuisca progressivamente il quantitativo erogato, fino a concedere un massimo di 2 litri di latte al giorno”.

 

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Ma veniamo al bello: grazie alle attenzioni dedicate prima alle bovine in asciutta (vaccinazione delle madri contro Rota, Corona e Coli, e integrazione Nutrifeed per arricchire il colostro di anticorpi), e poi grazie alla scrupolosa colostratura (primo pasto entro la terza ora) e più in generale in virtù delle cure dedicate in vitellaia (igiene ambientale, alimentazione, vaccinazione intranasale a 7 giorni contro gli agenti di malattia respiratoria), la mortalità del periodo si attesta al di sotto di un già ottimo 3%. E nei primi 100 giorni, l’incremento ponderale medio giornaliero è di 930 grammi. “È per questo – commenta Simone – che riusciamo a fecondare le manze a 11-12 mesi, che l’età al primo parto è precoce e che la prima lattazione va forte. Del resto la vacca la fai qui, in vitellaia”.

 

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L’ampia e luminosa struttura dove le vitelle sono allevate in gruppo, dal decimo giorno di vita fino allo svezzamento. Si noti, sopra ai box, l’impianto di aerazione a pressione positiva

 

Prossimi obiettivi

“Ai fini dei risultati - riflette ancora Simone - il lavoro di squadra è fondamentale. Per cui vogliamo ringraziare non soltanto i nostri collaboratori esterni, ma anche tutti i nostri dipendenti, che oltre a essere giovani, seri e scrupolosi, sono anche motivati e si sentono parte dell’azienda. Forse anche grazie all’automazione, che di fatto ha trasformato il loro lavoro in una questione di management più che di braccia. E quando vedi il frutto di un lavoro ben fatto, ad esempio un vitello che cresce bene dopo che è stato correttamente colostrato e nutrito, la soddisfazione cresce”.

Forte di questo e delle prestazioni ottenute, adesso Simone può puntare a nuovi traguardi: “una volta che riusciremo a portare la stalla a regime, con 280 vacche in mungitura, applicheremo una strategia selettiva volta a rimpiazzare gli animali lunghi da mungere o gli animali meno attivi, che passano poche volte al giorno dal robot. Parallelamente tutte le vitelle verranno sistematicamente genotipizzate, per individuare e tenere in stalla soltanto i soggetti più performanti e meno problematici”. Sarà un altro successo, ne siamo certi.

 

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L’occhio delle telecamere per il rilevamento del BCS