“Il latte? È una medicina”

Beppe Palosti nella stalla di famiglia a Vittadone (Lo)

Gestione mandria

“Il latte? È una medicina”

Parola di Giuseppe Palosti che va nelle scuole per insegnare la provenienza degli alimenti di origine animale. E noi siamo andati a trovarlo nella sua stalla

Decisamente un’ottima cascina, quella della famiglia Palosti di Vittadone (Lo). In stalla 200 bianco-nere in lattazione (più naturalmente le asciutte e la rimonta) che nel corso dell’anno producono una media di 39 litri di latte al giorno e che in larga parte vengono alimentate con i foraggi e le materie prime prodotti sui terreni aziendali. E poi ci sono le produzioni energetiche, ottenute da un impianto di biogas di piccola taglia alimentato a reflui e dai pannelli fotovoltaici posizionati sui tetti dei capannoni.


La nostra visita in azienda, ispirata dagli interessanti post pubblicati da Giuseppe Palosti sui social media, si apre però con un fuori-programma: “dovrebbero passare a breve i tecnici Semex – ci avverte infatti Beppe – per scattare qualche foto utile al prossimo catalogo tori. Spero non sia un problema”. Tutt’altro, rispondiamo noi, che in questo modo abbiamo l’assist giusto per affrontare il primo degli argomenti in scaletta: “per noi la genetica – afferma il nostro interlocutore – ha una valenza fondamentale. All’inizio ci siamo accostati con molta prudenza ai tori genomici, ma adesso devo riconoscere che la genomica sta cambiando in meglio il volto della nostra azienda, sia sotto il profilo delle performance che della salute e della longevità degli animali. E se mai verrà dato il via libera alle nuove tecniche di genome editing, quali il CRISPR/Cas 9, per noi allevatori ci saranno ulteriori, straordinari sviluppi”. Prima di tornare su questo concetto, c’è ancora spazio per una battuta sui criteri selettivi utilizzati in azienda: “il nostro latte – osserva infatti Beppe – è destinato a Grana Padano, per cui prima di tutto scelgo tori BB per la K-caseina e  A2A2  per la beta-caseina. Questo ci restringe notevolmente il campo di scelta, né tanto meno ci frutta un riconoscimento economico da parte dal caseificio, ma sono convinto che quando potremo dire che il nostro latte è tutto A2 per la beta-caseina, avremo una carta in più da giocarci eventualmente sul mercato, nella sfortunata ipotesi di doverci trovare un nuovo acquirente. Una situazione delicata, che purtroppo abbiamo già dovuto affrontare in passato”.

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Secondo Giuseppe Palosti la genomica sta cambiando in meglio il volto delle nostre stalle. “E se mai verrà dato il via libera alle nuove tecniche genetiche come al CRISPR/Cas 9, ci saranno ulteriori, straordinari sviluppi"

 

Corretta informazione

Quanto agli altri criteri selettivi, “guardo alla produzione e alla morfologia della mammella – continua il nostro interlocutore – e poi a tutto ciò che contribuisca ad allungare la permanenza degli animali in stalla. Certo, anche alla qualità del latte, anche se penso che dati come il tenore di grasso o la percentuale di proteine siano concetti ormai superati: il latte può contenere tantissimi tipi di acidi grassi o di proteine su cui in futuro, grazie a tecniche innovative come al già citato CRISPR/Cas 9, potremo fare una selezione mirata. E sono convinto che a quel punto anche l’industria lattiera riconoscerà i nostri sforzi selettivi. Potremo ad esempio elevare il contenuto in lattoferrina, una sostanza naturalmente presente nel latte e che ha riconosciute proprietà antimicrobiche e antiossidanti. Non per niente, per questa e tante altre proprietà, sostengo pubblicamente che il latte è una vera e propria medicina”. Occorre infatti sapere che Giuseppe, oltre a essere autore di un’intensa attività informativa a mezzo social (è ad esempio tra i contributi della pagina Facebook “Idea latte”), insieme a un gruppo di allevatori lodigiani frequenta le scuole di ogni ordine e grado per insegnare ai giovani dove nascono, come vengono prodotti e cosa contengono gli alimenti di origine animale di cui ci nutriamo. “Prima del lockdown – aggiunge Beppe – eravamo addirittura pronti a lanciare uno spettacolo teatrale a tema. Ma adesso ci riproveremo”.

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Il latte vaccine contiene la lattoferrina, che ha riconosciute proprietà antimicrobiche e antiossidanti

 

Alimentazione curata

Entriamo in stalla, una struttura a cuccette datata 1968 che pur essendo stata ottimizzata nel corso degli anni (ecco i ventilatori e le docce, o gli ampi paddock con i numerosi punti di abbeverata), è destinata prima o poi a un radicale restyling. “Adesso – allarga le mani Giuseppe – è una struttura obsoleta. Ma noi abbiamo sempre cercato di portare avanti l’azienda al meglio delle nostre capacità, e di supplire ai difetti con un’ottima alimentazione. Perché credo che per le vacche valga quanto vale per noi esseri umani: se anche vivi in una stamberga ma mangi bene, il tuo fisico ne beneficia e magari finisci di vivere più a lungo di uno che vive in un hotel a 5 stelle, ma mangia male”. E in casa Palosti per ottima alimentazione si intende non soltanto una razione ben formulata (“da più di 15 anni siamo ottimamente seguiti da Salvatore Curreli di Deatech”), ma anche una razione adeguata ai fabbisogni. A tal fine la mandria è suddivisa in più gruppi a seconda di età, fase produttiva e giorni in mungitura. Ecco, infatti, il reparto lattazione con il box per le primipare, quello per le secondipare e per le pluripare, e poi ancora il box del post-parto (primi 15 giorni dal parto, senza suddivisione tra primipare e pluripare). Infine il reparto asciutta, “che a mio avviso – sottolinea Giuseppe – è una fase fondamentale, perché di fatto la lattazione inizia 20 giorni prima del parto”.

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Nonostante la pesante siccità, assicura Francesco Palosti, il trinciato di nuovo raccolto non ha dato particolari problemi sotto il profilo della resa in campo o della qualità

 

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Nelle stalle della Società agricola IV Novembre, l’alimentazione viene vista come uno dei principali cardini del benessere animale


Non a caso, dopo una messa in asciutta drastica (“se somministri bene il sigillante, è la tecnica più conveniente”) e un primo periodo di far-off in comune, durante il close-up le manze vengono separate dalle vacche. “In questo modo evito alle manze gli stress collegati alle gerarchie e le metto al riparo dalle infezioni, come ad esempio le mastiti. Tanto è vero che da qualche anno a questa parte, dopo il primo parto qualche soggetto viene venduto, e questo mi sta regalando delle belle soddisfazioni”.

 

Inedito vantaggio


E a proposito di economia, dopo uno scambio di battute con Francesco Palosti, che ci parla della campagna maidicola 2022 e dei piani di semina per il 2023 (“se coltiveremo più mais? Deciderò in base non soltanto ai listini, ma anche alle nevicate di questo inverno sulle nostre montagne”), ci troviamo a tu per tu con Roberto Palosti, fondatore dell’azienda. “L’abbiamo acquistata all’asta nel 1968, dall’Ospedale Fatebenefratelli di Milano, e nel corso degli anni, malgrado le difficoltà economiche dovute soprattutto ai sali-scendi del prezzo del latte, siamo riusciti a ristrutturarla e a mantenerla competitiva. Adesso, per via dell’inflazione e per i costi produttivi elevati, ma credo soprattutto per la mancanza di latte sul mercato, il prezzo alla stalla ha raggiunto valori che avremmo voluto vedere negli anni passati. Speriamo soltanto che questo trend si mantenga per lungo tempo ancora...”.

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Giuseppe con il fratello Francesco, che si occupa della campagna e dell’impianto di biogas. Il team familiare è completato da papà Roberto e da mamma Angela


“Certo è – chiosa il figlio Giuseppe – che il fatto di sapere quanto ci pagheranno di qui a fine anno, ci sta dando una bella mano: anche se i prezzi delle materie prime continueranno a oscillare, noi allevatori possiamo finalmente ragionare sui numeri e programmare, ovvero fare le nostre scelte imprenditoriali. Il mio auspicio è che anche in futuro il prezzo del latte venga fissato su base quanto meno semestrale, e non più di 3 mesi in 3 mesi”

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In azienda le vasche per il pediluvio sono posizionate alla base degli abbeveratoi

 

Fil rouge con l’Università di Lodi


Oltre che appoggiarsi sui due veterinari di fiducia (Danio Buoli per la ginecologia e Roberto Landriscina per gli interventi di chirurgia e di embryo transfer), l’azienda Palosti collabora con la Clinica dei ruminanti dell’Università di Milano-Lodi (direttore Davide Pravettoni) per lo sviluppo di progetti di ricerca e cura degli animali, in particolare dei vitelli.
Non solo: “abbiamo avviato una stretta collaborazione anche con l’Istituto di ricerca genetica e in particolare con il professor Alessandro Bagnato, con cui abbiamo dato vita, insieme ad altri colleghi della zona, a un gruppo di lavoro chiamato Genorip. In pratica – spiega Beppe – genotipizziamo tutti gli animali presenti in allevamento in modo da poter fare ricerca sul loro Dna. Infine mettiamo la nostra azienda a disposizione per accogliere studenti e tirocinanti. Un aspetto che teniamo particolarmente a cuore perchè abbiamo sempre pensato che il futuro del nostro mondo sia nelle mani dei giovani. Per farli crescere, siamo disposti a sacrificare parte del nostro tempo”.

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Giulia Danda, collaboratrice aziendale e studentessa di Medicina Veterinaria presso l’Università di Milano-Lodi