Si fa presto a dire efficienza riproduttiva

La via più breve per migliorare l’efficienza riproduttiva è migliorare il tasso di rilevamento dei calori o HDR

Gestione mandria

Si fa presto a dire efficienza riproduttiva

Quali sono i fattori che determinano l’andamento della fertilità in allevamento e come è possibile migliorarli? Ma siamo poi sicuri che un’ottima efficienza riproduttiva si accompagni a un maggior reddito? Ecco le risposte

 

L’efficienza generale di un allevamento può dipendere da innumerevoli fattori gestionali, ad esempio da come vengono gestite le colture, dalla gestione alimentare, oppure ancora dalla situazione degli ammortamenti, ma un ruolo fondamentale è esercitato, come ormai ben sappiamo, dalla gestione della fertilità.
Nello specifico, l’efficienza riproduttiva può essere misurata in generale nella mandria, ma anche nei singoli settori dell’allevamento, ad esempio nelle bovine da rimonta oppure in quelle che sono oltre i 150 giorni di lattazione. Vediamo di analizzare i fattori che determinano un corretto approccio all’efficienza riproduttiva di un allevamento e come cercare eventualmente di migliorarli.

 

HDR, CR e PR

L’efficienza riproduttiva si valuta con il PR (Pregnancy Rate) che “misura” la velocità con cui le vacche si ingravidano, che altro non è che la risultanza della moltiplicazione dell’HDR (Heat Detection Rate) per il CR (Conception Rate). L’HDR è la percentuale di vacche che sono rilevate in calore rispetto a quelle che sarebbero dovute essere state rilevate, mentre il CR (Conception Rate) sta ad indicare la percentuale di vacche gravide sul totale delle inseminate in quel lasso di tempo.
I livelli accettabili di questi tre principali fattori sono abbastanza standardizzati per la razza Frisona, e sono rispettivamente: HDR superiore a 60, CR superiore a 30 e PR superiore a 18.
Il deficit di efficienza riproduttiva come fattore limitante il successo dei nostri allevamenti rappresenta un tema ampiamente dibattuto; alcuni autori annoverano questa problematica alle condizioni di allevamento, altri a fattori gestionali e altri ancora all'elevata produzione raggiunta dalle bovine, all’alimentazione e a fattori metabolici connessi, o ancora a fattori climatici o stressanti, a problemi genetici di inbreeding, a ridotta fertilità maschile e altri ancora.

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Malattie concomitanti come ad esempio una patologia respiratoria, hanno un effetto negativo sul CR

 

 

Migliorare l’HDR

Ovviamente molti sono i fattori che concorrono ad una buona efficienza riproduttiva, ma tra quelli sui quali possiamo agire vi è innanzitutto l’HDR, ovvero la rilevazione dei calori che come abbiamo visto è uno dei fattori determinanti per ottenere una buona efficienza.
I metodi per la rilevazione dei calori sono molteplici: da quello visivo, all’impiego dell’attivometria a collare, a piede oppure ad orecchino. Altri metodi che favoriscono la rilevazione dei calori sono quelli che prevedono la colorazione della parte posteriore della coda della bovina, detto in inglese tail chalking; questa tecnica prevede poi di controllare le bovine durante la giornata a tempi prefissati per evidenziare i soggetti che hanno segni evidenti di esser stati cavalcati e quindi aver perso parte della colorazione applicata.
Un sistema di non rilevazione dei calori è quello che prevede la sincronizzazione delle bovine mediante programmi di somministrazione di ormoni in quantità prestabilita, ed a tempi prestabiliti per ottenere delle bovine in fase estrale a giorni prestabiliti.

 

Obiettivo CR

L’altro fattore determinante su cui intervenire è il CR, ma su questo fronte la faccenda si fa un po’ più complessa perchè molti sono i fattori che contribuiscono ad influenzare questo parametro.
Vediamoli di seguito.

1) La buona fertilità parte da una buona asciutta; studi eseguiti su numeri importanti di capi hanno dimostrato che periodi di asciutta eccessivamente lunghi (oltre i 100 giorni) riducono fortemente la possibilità di avere una successiva gravidanza in quelle bovine. Stessa cosa dicasi per condizioni di sovraffollamento o di stress per carenza di posti in mangiatoia e nella zona riposo.

2) Altrettanto importante è la fase che precede di circa 15 giorni il parto, detta close-up, nella quale è estremamente importante che la bovina assuma dal punto di vista alimentare una razione ben bilanciata e ricca di micro e macro elementi, vitamine, e acidi grassi essenziali.

3) Altri fattori determinanti sono in questa fase gli spostamenti di gruppo, in particolare per le primipare, che dovranno essere sempre spostate in gruppi e mai singolarmente, così come le zone dove vengono spostate devono essere sufficientemente ampie e confortevoli rispetto al luogo di provenienza, con abbondante acqua a disposizione, in abbeveratoi puliti ed efficienti.

4) Il momento del parto è un altro punto critico, che proietta i suoi effetti sulla futura possibilità di gestazione. Parti languidi, gemellari, distocici, feti macrosomici o malformati riducono drasticamente il CR nella successiva lattazione. Stessa cosa dicasi per i parti assistiti in situazioni di carenza igienico sanitaria, o con manualità inappropriate o rudimentali da parte dell’operatore. In questi casi le conseguenze sono devastanti, con una riduzione stimata di oltre la metà del CR rispetto a una bovina con parto eutocico e un secondamento nelle tempistiche normali di 6-8 ore.

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I parti assistiti in situazioni di carenza igienico sanitaria, o effettuati con manualità inappropriate o rudimentali da parte dell’operatore hanno conseguenze devastanti sul CR


5) Il percorso di ripristino delle condizioni fisiologiche dell’apparato riproduttivo prosegue nel post parto, in cui fattori quali chetosi, dismetabolie per cambi alimentari troppo repentini, piometre, metriti, vaginiti, spostamento per isolamento, cisti ovariche e altre alterazioni ormonali che coinvolgono l’ovaio influenzano pesantemente la ripresa dell’attività ovarica regolare.

6) Tecnica di inseminazione. Qui si apre un capitolo importante, in quanto molte sono le variabili che intervengono in questa fase, dalle capacità operative del fecondatore (su questo aspetto potremmo discutere a lungo in merito a tecniche, manualità, conoscenze e aggiornamenti di chi opera quotidianamente negli allevamenti), alle modalità di conservazione, trasporto e consegna del seme, alle modalità di scongelamento e preparazione della/delle pistolette, per finire alla deposizione del seme in utero.

7) Patologie concomitanti. Altre patologie quali mastiti, patologie respiratorie, patologie podali o che coinvolgono altri distretti dell’organismo della bovina hanno un effetto negativo sul CR, in quanto lo stato infiammatorio che si genera induce la liberazione di sostanze che riducono drasticamente la possibilità che l’ovulo fecondato trovi nell’utero un ambiente favorevole per potersi annidare e dare avvio alla gravidanza.

8) Creare una lista di attenzione. Non tutte le bovine debbono essere trattate nello stesso modo, e creare una lista di attenzione di bovine che hanno avuto problematiche diverse, permette di intervenire precocemente e di colmare il differenziale con gli altri animali del medesimo gruppo. Avere una lista delle curve di lattazione per verificare il momento migliore per l’inseminazione in base al bilancio energetico negativo può essere molto utile, e lo stesso vale per il BCS. È bene dunque distinguere quelle bovine che alla visita ginecologica post parto hanno ripreso l’attività ovarica regolarmente, per cui non necessitano di interventi, da quelle che invece sono state sottoposte a trattamento per patologie più o meno grave. Detto in altri termini, la lista di attenzione permette di concentrarsi maggiormente su quelle bovine che in negativo o in positivo vanno considerate in maniera diversa dal gruppo di appartenenza.

 

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Il gioco vale la candela?

È sempre giusto fissarsi degli obiettivi prima di preoccuparsi dei numeri dell’efficienza riproduttiva, perché non è necessario correre appresso ad un miglioramento di qualche decimale se poi non abbiamo intenzione di sviluppare l’azienda in senso numerico o strutturale; avere una maggior numero di femmine, in particolare attraverso un impiego importante di seme sessato, può non essere sempre renumerativo se poi dobbiamo porre in vendita al miglior offerente le bovine che con tanta fatica abbiamo cercato di allevare.
Negli Usa è stato calcolato che al miglioramento dell’1% di PR corrisponde un guadagno che va dai 15 ai 35 dollari all’anno per capo, il che quindi equivale, negli esempi riportati nelle due tabelle di questo articolo, a un guadagno di circa 300 € a capo (30mila € per 100 capi).
Tuttavia è pur vero che per centrare questo miglioramento (o anche a seguito di questo miglioramento) occorrano anche degli investimenti, ad esempio in termini di tecnologia o di formazione del personale, oppure di nuove strutture per permettere una miglior distribuzione degli animali.
In buona sostanza avere una mandria efficiente dal punto di vista riproduttivo è assolutamente importante, ma il miglioramento dell’efficienza riproduttiva deve andare di pari passo con gli obiettivi dell’azienda, perché il vantaggio economico derivato da un miglior PR potrebbe essere inficiato dal successivo investimento economico reso necessario per la gestione dei capi in eccesso rispetto al fabbisogno aziendale di rimonta che va a coprire la riforma corrente.
L’alternativa potrebbe essere offerta da una riproduzione differenziale, con coesistenza di riproduttori di razze da latte e riproduttori di razze da carne. Ma questo è un altro argomento che magari affronteremo in seguito.

 

di Pierangelo Cattaneo - Medico Veterinario