Mettiamo le manze gravide sul tapis roulant

Gestione mandria

Mettiamo le manze gravide sul tapis roulant

Secondo recenti studi l'attività fisica intensa ha un impatto positivo sulla salute e sulla performance produttiva in prima lattazione

 

Il movimento, in qualsiasi sua forma, ha un costo energetico, tanto è vero che i più moderni sistemi di razionamento (sistemi dinamici CMCPs, NDS, ecc.) lo tengono presente tra gli input necessari per calcolare i fabbisogni. Per esempio, se la stalla è in pendenza o se la distanza tra cuccette e sala di mungitura è notevole, il sistema calcola le necessità in termini di energia.
Esiste poi il detto “mens sana in corpore sano” che, almeno per la specie umana, sottolinea l’importanza dell’esercizio fisico funzionale all’integrità corporea, al benessere psico-fisico e alla produttività. Può questo concetto essere traslato alle nostre bovine da latte? Quando si considerano i futuri riproduttori andrà considerato come questi animali abbiano, oltre ai fabbisogni di mantenimento, anche quelli relativi all’accrescimento per sé e per il feto.

 

Libertà di movimento

L’esercizio fisico ha un impatto importante su tutta la fisiologia dell’organismo, tanto è vero che l’evoluzione dalla posta fissa alle cuccette libere o alla lettiera permanente ha aumentato non solo le produzioni, ma anche lo stato di salute e di benessere delle nostre bovine. Questo cambiamento manageriale fa parte di un più ampio pacchetto di miglioramenti del sistema di allevamento (nutritivi, alimentari, strutturali) che unitamente alla selezione genetica hanno portato ad un aumento della produttività degli allevamenti. Basti pensare che in poco meno di 70 anni, negli Stati Uniti la produttività dei singoli bovini è aumentata del 334% (Johnson et al., 2019), il che ha permesso di ridurre drasticamente il numero degli animali impiegati in allevamento.

Complessivamente gli animali sono diminuiti di numero, ma la produttività è aumentata in modo “sproporzionato”. Ciò ha permesso di ottenere due importanti traguardi: il primo, di continuare a fornire un’importantissima fonte di nutrienti (il latte e i suoi derivati) a una popolazione mondiale in crescita. Il secondo, di diminuire l’impatto ambientale del settore della produzione del latte grazie alla maggiore efficienza delle moderne bovine.

Se le bovine producono di più per individuo, è chiaro che i costi di mantenimento peseranno meno per litro di latte prodotto. Secondo alcuni studi condotti dalla Cornell University, l’impatto ambientale di un litro di latte prodotto ai giorni nostri è pari a solo il 34% di quello necessario nel primo dopoguerra. Sempre Johnson et al. (2019) ci fa notare come la selezione genetica potrebbe aver ormai dato quasi tutto considerando che, per esempio negli Stati Uniti, a causa del grande livello di inbreeding, tutti i maschi riproduttori derivano da due soli tori progenitori. Questo ci spinge alla ricerca di nuovi metodi per aumentare la produzione che possano completare quello che si riceve dalla selezione genetica.

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Nel moderno allevamento della bovina da latte esistono ancora dei margini di miglioramento che possono avere un’importante rilevanza economica

 

Esercizio in transizione

Il periodo di maggiore rischio per la salute delle bovine è il peri-parto. A causa della variazione ormonale a cui le bovine multipare e primipare vanno incontro, si attiva una lipo-mobilizzazione per fornire più energia agli animali che iniziano la produzione lattea. Purtroppo, soprattutto quando il peso corporeo tende ad essere eccessivo, gli animali sono lenti ad attivare tale sistema, e la chetosi, con tutte le malattie metaboliche ad essa connesse, si presenta come logica conseguenza. Uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Wageningen (Roselinde et al., 2020) ha dimostrato come l’esercizio fisico negli animali durante il periodo pre-parto sia in grado di attivare una lipo-mobilizzazione più precoce e più efficace rispetto a quella che si viene a verificare negli animali che non vengono sottoposti a tale “trattamento di benessere”.

L’esercizio fisico a cui le bovine sono state sottoposte consiste in una camminata ad una velocità di 3,4 km/ora per 45 minuti 2 volte al giorno per tutti i 41 giorni del periodo pre-parto assegnato. La precoce lipomobilizzazione ha permesso un miglior utilizzo delle riserve corporee e questo si è tradotto in un fegato più in salute, con minori infiltrazioni di grasso nel tessuto epatico. Tutto ciò potrebbe rappresentare un’ottima base per contrastare le patologie legate alla carenza energetica nel post-partum.

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L’attività fisica potrebbe rappresentare un’ottima base per contrastare le patologie del post parto legate alla carenza energetica

 

Manze a tutta forza

Investire all’inizio di ogni processo biologico è una strategia ad alto rendimento qualora le fasi iniziali abbiano un effetto sulle fasi di vita successive. Per esempio, vale la pena investire sulla salute dei soggetti allo svezzamento poichè vitelli più sani si trasformeranno in  animali capaci di sfruttare a pieno il loro potenziale genetico. Analogamente, vale la pena investire sull’asciutta per avere una partenza al top in lattazione. Gli esempi sono chiari e molto concreti.

Un recente studio (Johnson et al., 2019) ha posto l’accento sulla possibilità di investire sull’attività fisica delle manze (definito come esercizio intenzionale) con lo scopo di aumentare quantità e qualità in prima lattazione. L’idea non è nuova poiché già sperimentata negli anni ’70 e ’80, tuttavia in quei primi tentativi ci si era fermati solo alla valutazione della qualità del latte. I ricercatori della Kansas State University hanno ora inserito altri parametri importanti per gli animali in prima lattazione quali: la facilità di parto e la produzione qualitativa ma anche quantitativa delle primipare.

In tale studio due gruppi di manze sono stati trattati in modo identico in merito ad alimentazione e condizioni di allevamento, ma il gruppo sottoposto ad “esercizio intenzionale” è stato posto 4 volte alla settimana per 45 minuti su un tapis roulant. Il gruppo di controllo veniva solo portato nei locali di esercizio, ma non sottoposto ad attività. Tale esercizio è stato ripetuto dalla settimana 11 alla settimana 3 pre-parto.

 

Risultati intriganti

In merito allo sviluppo corporeo e peso dei soggetti, l’esercizio fisico non ha determinato nessuna differenza tra i due gruppi di primipare, anche se non è stata valutata la composizione corporea dei soggetti. Indicazione comunque interessante in termini economici. I due gruppi si sono comportati inoltre in modo analogo in merito alla facilità di parto.

L’esercizio delle manze gravide è risultato in grado di aumentare in modo statisticamente significativo sia il tasso di proteine nel latte che i solidi totali. I ricercatori, confrontando tali dati con quelli di altre ricerche, hanno fatto notare come tale esercizio debba essere “intenso”: almeno 3,4 km per le manze e 5,6 km per le bovine adulte ed ad una velocità di 4 km/ora. Non si sono verificate differenze sulla quantità del latte, mentre il lattosio e il grasso sono anche loro aumentati, ma in modo scostante e non significativo.

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Nelle manze gravide l’esercizio fisico è risultato in grado di aumentare in modo statisticamente significativo sia il tasso di proteine nel latte che i solidi totali

 

Conclusioni

Lo studio da cui questa nostra discussione ha preso spunto ci indica poche ma semplici cose. Primo, che esistono anche nel moderno allevamento della bovina da latte dei margini di miglioramento che possono avere un’importante rilevanza economica. Fare più proteina con le primipare, senza perdere in salute e peso corporeo ed a parità di dieta, risulta economicamente vantaggioso. Sarebbe interessante valutare anche l’influenza sul benessere che ne potrebbe derivare. Secondo, per avere una valutazione completa andrà messo in conto che l’adozione di tale modifica manageriale (includere la possibilità di un esercizio fisico per le giovani fattrici) porterà ad una inevitabile rimodulazione degli spazi di allevamento e dei tempi che gli operatori dovranno dedicare alle varie attività.

 

di Andrea Roberti