Madre coraggio

Da sinistra: Silvano Dalle Palle, Serena con i figli Gianmarco e Cecilia e con il marito Daniele Dalle Palle, che ha in braccio la piccola Margherita; Morena e Andrea Dalle Palle

Gestione mandria

Madre coraggio

C'era una volta nelle campagne di Camisano Vicentino una giovane donna, rimasta con 10 vacche in stalla e 7 bambini da tirare su. Ma hanno vinto il cuore e lo spirito di sacrificio e oggi, a 78 anni, la signora Teresa può dirsi orgogliosa della “Società agricola San Giovanni”, portata avanti con passione e professionalità dai suoi figli

 

Uno degli aspetti che connota la stragrande maggioranza dei nostri allevamenti da latte, e che mi rende orgoglioso di poter raccontare le loro storie, è che si tratta di aziende agricole a gestione familiare, tirate su dal nulla con la fatica, la tenacia e la passione di generazioni.

Non fa eccezione l’allevamento della famiglia Dalle Palle di Camisano Vicentino (Vi): “nel 1975 – esordisce infatti Daniele Dalle Palle, che dopo 10 anni di esercizio della professione di buiatra, è tornato a lavorare a tempo pieno insieme ai suoi fratelli – mia madre rimase sola, con una decina di vacche da 13 litri al giorno, ma soprattutto 7 figli piccoli da crescere. La vita, insomma, l’ha posta di fronte a un bivio, ma lei si è tirata su le maniche e con grande coraggio, aiutata soltanto da mio nonno Giovanni, ha deciso di continuare con l’attività agricola e di farci rimanere tutti insieme, in famiglia con lei”. Il premio di tante fatiche arriva più tardi, quando i figli cominciano l’uno dopo l’altro a lavorare in stalla, e l’azienda, anno dopo anno, mette le ali. Tanto è vero che oggi l’allevamento della “Società agricola San Giovanni” è una cattedrale, dove vengono munte 450 vacche di razza Frisona, e in cui la media produttiva giornaliera è di 41 chili di ottimo latte da formaggio Dop. A dimostrazione, dunque, di una crescita che ha riguardato non soltanto i numeri, ma anche l’efficienza della mandria.

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Delle 450 vacche in mungitura, 260 sono allevate nella stalla fornita di 6 box di mungitura robotizzati; la rimanente parte della mandria è munta in sala, in un capannone contiguo a quello qui ritratto

 

A dieta di manze

“Cerchiamo di avere una visione imprenditoriale del nostro lavoro – osserva Daniele – tanto è vero che ogni anno guardiamo al bilancio aziendale con la massima attenzione, al fine di individuare quei punti di debolezza, il cui miglioramento possa portarci a un incremento del nostro reddito di impresa”. E per spiegarci questo concetto, Daniele riporta l’esempio del piano attuato per diminuire i capi da rimonta: “il bilancio di 4 anni fa – sottolinea – mise chiaramente in luce come la rimonta fosse la nostra terza voce di spesa dopo l’alimentazione e il personale. Per cui concordammo insieme al nostro fornitore di seme un piano di miglioramento genetico che nel corso degli anni ci avrebbe consentito anche di minimizzare il numero di vitelle da allevare rispetto all’effettivo di vacche, valorizzando per altro il fatto che all’epoca il nostro tasso di riforma era già sceso al di sotto del 30%”.

In estrema sintesi, il piano (tabella 1) prevede di tenere in azienda soltanto le figlie delle migliori manze individuate dai test genomici, effettuati a tappeto sulle nate in stalla; la rimanente parte delle fattrici viene oggi fecondata con il seme da carne (di razza Angus o “British Blue”) per la produzione di incroci destinati agli allevamenti a carne bianca. “In questo momento – ci informa Daniele guardando allo schermo del pc, sintonizzato sul Dairy Comp – abbiamo 394 manze e 513 vacche, dunque un centinaio di rimonte in meno rispetto a quelle che avremmo avuto senza il piano, visto che quando abbiamo iniziato il rapporto tra manze e vacche era di 1 a 1”.

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Il sistema di mungitura automatizzata sta dando ottimi risultati, tanto è vero che il team familiare vorrebbe arrivare a mungere al robot, di qui a fine anno, l’80% della mandria

 

Obiettivi chiari

Ma il vantaggio in termini economici è già tangibile: “tra sfoltimento della rimonta e incremento dei baliotti venduti, guadagniamo 2 centesimi in più per ogni litro di latte prodotto. Per cui avanti così: il traguardo è di arrivare al 2023 con 600 capi adulti e 430 manze, e a quel punto diremo stop alla crescita numerica per concentrarci invece sugli altri punti deboli dell’azienda”. Che, neanche a dirlo, sono già stati messi a fuoco: “innanzitutto – afferma infatti il nostro interlocutore – vorremmo costruire qui, nel centro aziendale, una struttura dedicata alle manze, che oggi vengono allevate nella stalla di un vicino; secondo, puntiamo a incrementare ulteriormente il nostro livello di autosufficienza alimentare, per cui investiremo in acquisti o in affitti di terreni coltivabili; terzo, vogliamo proseguire con il miglioramento genetico, puntando su animali compatti, robusti, dai piedi forti, che si ammalino e costino sempre meno, e durino ancora più a lungo. Ci piacerebbe infatti che nei prossimi 3 anni la longevità media di stalla arrivasse alle 3,5 lattazioni”.

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Il piano di contenimento della rimonta è stato inserito nel quadro di un ambizioso programma di miglioramento genetico

 

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Le cuccette sono riempite con il separato secco del digestato. “È un materiale – osserva Daniele – di cui disponiamo in abbondanza, è inodore e privo di umidità, e che ci ha permesso di sostituire la paglia, diminuendo così i costi produttivi”

 

Come in umana

Già, malattie uguale costi. Ma su questo fronte, Daniele Dalle Palle sta facendo abilmente pesare la sua esperienza di buiatra: “al momento – dice – l’80% delle nostre spese sanitarie è destinata alla prevenzione, e soltanto il 20% agli interventi terapeutici. E quando parlo di prevenzione, non mi riferisco soltanto ai protocolli vaccinali, ma anche all’igiene e all’applicazione delle buone pratiche manageriali. Ad esempio, in vitellaia abbiamo migliorato la tecnica di colostratura, affidandola in esclusiva a un nostro dipendente, e così facendo il consumo di antibiotico è crollato e il tasso di mortalità nei primi 6 mesi di vita è sceso al di sotto dell’1%”. Un livello, ricordiamo, non lontano da quello dei reparti di neonatologia umana.

Prendiamo poi il caso delle mastiti: “oltre all’applicazione di un protocollo di asciutta selettiva, abbiamo in pratica azzerato l’uso dell’antibiotico nella terapia delle mastiti in lattazione. Questo perché nei casi di recidiva interveniamo con la fitoterapia, mentre nei casi gravi di mastiti da Coli o da Enterobacteriacee ricorriamo a soluzioni ipertoniche e drench”. Gente di mestiere, i Dalle Palle.

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Il box a lettiera delle pluripare in close-up