I mille progetti di Francesco

Francesco Pio Ignoto nel suo allevamento di Buonabitacolo (Sa)

Gestione mandria

I mille progetti di Francesco

A soli 20 anni, Francesco Pio Ignoto di Buonabitacolo (SA) sta portando avanti in autonomia l’allevamento di vacche da latte avviato dal padre Raffaele. Dimostrando di avere stoffa per un mestiere difficile, ma che può dargli tante soddisfazioni

"Il ragazzo si farà, anche se ha le spalle strette. Questo altr’anno giocherà con la maglia numero sette”.

A vederlo all’opera in stalla, Francesco Pio Ignoto ti ricorda il giovane calciatore della famosa canzone di Francesco De Gregori. Non certo per le spalle strette, quanto per la propensione ad imparare un mestiere difficile come quello del produttore di latte. Lo abbiamo visto con i nostri occhi quando siamo passati a trovarlo in azienda insieme ad Attilio Chiola, il tecnico Purina® che cura l’alimentazione della mandria di casa. Francesco era sempre lì, ad antenne dritte, pronto a cogliere i suggerimenti di chi, in fatto di vacche da latte, vanta anni di esperienza in più.

 

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È da circa 15 anni che le razioni aziendali sono completate dai nutrimenti Purina®

“Mio nonno era un piccolo allevatore – ci racconta Francesco – ma l’azienda è stata avviata nel 2000 da mio padre Raffaele, che però ha sempre fatto altri mestieri: per lui l’allevamento era ed è un secondo lavoro. Io, invece, in questa azienda ci sono nato, e dopo essermi diplomato come perito agrario, ci passo le giornate. Ad aggiustare i danni – ride – fatti da mio padre”. E spiega: “Questa stalla è stata costruita nel 2000, ma poi nel 2010 è stata ingrandita. Da parte mia cerco di renderla sempre più confortevole e funzionale per la mandria, per cui ho fatto abbattere delle pareti, ho sistemato dei cancelli, ho installato i ventilatori, ho acquistato le gabbiette per i vitelli…”.

 

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La grande lettiera dedicata alle vacche in mungitura

Cliente fidelizzato
Ma Francesco è parecchio impegnato anche in campagna, visto che l’azienda dispone di 35 ettari, purtroppo scarsamente accorpati ma più che sufficienti ad alimentare la mandria di casa (80 capi circa, tra bovine adulte e rimonta). “La metà circa dei nostri terreni – ci spiega – è tenuta ad erba medica, e per il resto coltiviamo cereali oppure erbai seguiti da mais da trinciato”. Motivo per cui le razioni aziendali sono costituite dai foraggi di autoproduzione (fieni di medica e di graminacee, oltre al silomais), a cui si aggiungono un po’ di farina di mais o altre materie prime di acquisto e i nuclei. “Quella di affidarsi a Purina® – sottolinea Francesco – è stata una scelta di mio padre, risalente a una quindicina di anni fa. Ma è una delle poche cose della sua gestione che non metto in discussione”.

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Il tecnico Purina® Attilio Chiola (a destra) sta seguendo passo passo Francesco nel suo percorso di crescita professionale

Idee chiare
E quando gli chiediamo come vede il suo futuro, Francesco prende il fiato e parte lancia in resta: “Ho mille progetti. Qui in stalla vorrei migliorare la genetica, puntando sulla Holstein, ma senza rinunciare a produrre qualche incrocio da carne. In secondo luogo vorrei migliorare le produzioni e lo stato di salute della mandria, e questo anche grazie all’ottimo rapporto di collaborazione che ho costruito con il mio veterinario di fiducia, il dottor Joseph Ponzio. Vorrei inoltre spingere sulla meccanizzazione e magari, in futuro, anche sulla automazione, e ancora costruire una nuova struttura per le manze. Infine vorrei iscrivere l’azienda al circuito delle Fattorie Didattiche regionali, sviluppando magari delle sinergie con il bed & breakfast di famiglia che abbiamo appena ultimato, qui in paese. Venga che le mostro”. Attraversiamo la strada che conduce all’interno del Parco del Cilento, ed eccoci all’interno di moderni ed eleganti appartamenti, con vista sul monte Cervati e sulle altre montagne circostanti. “Qui siamo già in area Parco – conclude Francesco – e l’afflusso turistico non manca. Tutto intorno abbiamo mare e monti…”.

“Nino non aver paura – continuava la famosa canzone – di tirare un calcio di rigore, non è da questi particolari che si giudica un giocatore…”.