“Il futuro a noi non fa paura”

Da destra: Roberto Chizzoni con i figli Chiara e Davide

Gestione mandria

“Il futuro a noi non fa paura”

L'allevamento da latte della famiglia Chizzoni di Bozzolo (Mn) è una realtà rinnovata e potenziata nelle strutture e nel management, in cui i giovani di casa sentono di poter affrontare in serenità le sfide che si profilano all'orizzonte della zootecnia italiana

Quando nel 1969 Neil Armstrong mise piede sulla Luna, il commentatore della CBS sottolineò che si trattava di un “gigantesco passo per l’umanità”. Ebbene, era dal 2016 che non atterravamo nell’allevamento della famiglia Chizzoni, e l’aspetto che ci è subito balzato all’occhio è che nell’ultimo lustro l’azienda ha letteralmente compiuto passi da gigante, crescendo per numeri, capacità produttiva e professionale.
La prima macroscopica novità riguarda il management: ad affiancare alla guida dell’azienda Roberto Chizzoni e sua moglie Cristina, oggi ci sono i figli Davide (27 anni) e Chiara (24 anni). Una F1 che ha la zootecnia nel sangue e che è fortemente motivata a costruire il proprio futuro professionale nell’impresa di famiglia.

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Il moderno capannone, popolato nello scorso giugno, che ospita le primipare e le pluripare avanti in lattazione

L’altra novità eclatante riguarda le dimensioni della mandria, giunta al momento ai 1.300 capi, e dell’allevamento, visto che negli ultimi cinque anni sono spuntati come funghi nuovi capannoni. Erano due stalle più un tunnel nel 2016, mentre adesso, con l’ingresso in azienda di entrambi i figli, le strutture destinate al bestiame sono cinque: oltre a quella per la rimonta e al ricovero per le vacche fresche da fecondare, ampliato di recente, si sono infatti aggiunti la stalla per le asciutte con sala parto e infermeria (che ha sostituito il tunnel, crollato sotto il peso di una nevicata record) e due modernissimi capannoni, uno che ospita l’area di mungitura e il gruppo delle freschissime (primi 60-70 giorni di lattazione) e infine uno, da 400 posti in benessere, per le vacche avanti in lattazione. Non mancano naturalmente gli igloo dei vitelli, provvisoriamente parcheggiati dove c’è spazio.


Crescita no stop

“Al momento – ci spiega Roberto Chizzoni, che alterna la presenza in azienda agli impegni istituzionali in qualità di vicepresidente di Aral e di consigliere di GranLatte – disponiamo di 630 vacche in lattazione, ma il nostro obiettivo è di saturare la capienza delle nuove strutture arrivando nel giro di un anno, un anno e mezzo, a mungere, grazie alla sola rimonta interna, 800-850 capi. Ma sempre nel pieno rispetto del benessere animale e in un’ottica di risparmio energetico e di economia circolare. Proprio per queste ultime finalità attiveremo a breve un impianto fotovoltaico da 70-100 kWh e un impianto a biogas da 300 kWh, alimentato a sole deiezioni”.

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Dalla scorsa primavera le vacche sono munte nella sala a giostra da 60 poste

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Roberto Chizzoni con Cristiano Barisani, il buiatra che da anni segue l’azienda sotto il profilo gestionale, medico, ginecologico e chirurgico

E se a parole aumentare l’effettivo con la sola rimonta interna sembra un gioco da ragazzi, alla prova dei fatti, si sa, non lo è. “Ma per quanto riguarda la nostra realtà – ci fa notare Roberto – le condizioni necessarie ci sono: primo perché per anni abbiamo usato solo seme sessato, e questo aspetto, unitamente al fatto che abbiamo un tasso di riforma volontaria fermo al 20%, ci ha riempito la stalla di rimonta. Tanto che per rallentare un po’, abbiamo iniziato a impiegare il toro da carne sulle pluripare da riformare. L’altro aspetto è che grazie al protocollo gestionale di sincronizzazione indicato dal nostro veterinario, il dottor Cristiano Barisani, ma anche in virtù delle migliorate condizioni di benessere animale e dell’accresciuta professionalità del nostro team aziendale, le performance riproduttive sono al momento soddisfacenti: su 630 vacche in lattazione, il nostro P.R. annuale è del 25%”.



Serve professionalità

Anche sotto il profilo delle produzioni, l’allevamento se la cava piuttosto bene: la media produttiva del 2020 si è assestata sui 137 quintali per vacca all’anno, ma a fine 2021 dovrebbe arrivare, grazie ai nuovi, ampi spazi concessi alle lattifere, ai 140 quintali per vacca. Ma l’aumento dell’effettivo in lattazione non è certamente l’unica sfida tecnica all’orizzonte della famiglia Chizzoni.

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 L’azienda dispone di 280 ettari di campagna, in cui il 60-70% delle lavorazioni è effettuato dal personale aziendale 

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Anche nella stalla delle asciutte i livelli di comfort sono elevati

“Tra gli obiettivi che abbiamo nel mirino – osserva infatti Davide, a tutti gli effetti coinvolto nelle scelte strategiche che riguardano stalla e campagna – vi è senza dubbio anche quello di dare maggiore benessere ai nostri vitelli. In quest’ottica abbiamo in progetto di accorpare gli igloo in un unico punto, di fronte alla sala parto, e di allestire per la fase successiva dei box di gruppo dotati di moderne allattatrici automatizzate. Più in generale dobbiamo tenere alta la guardia sui livelli di comfort, anche perché la produzione è una conseguenza del benessere animale. Infine dobbiamo insistere sull’alimentazione di precisione; da questo punto di vista la presenza sul carro unifeed del dispositivo per l’analisi Nir dei foraggi in tempo reale ci sta sicuramente dando una mano, ma credo che questo sia soltanto il primo passo”.

“Qui come in altri allevamenti – interviene Roberto – occorre acquisire professionalità, che a mio avviso significa la capacità di conciliare l’impiego della tecnologia con le conoscenze pratiche di base e con la visione futura, cioè cosa e in che modo vogliamo produrre negli anni a venire”.


Social network

E a proposito di futuro, Roberto si dichiara moderatamente ottimista per quello che riguarda in generale la zootecnia da latte italiana: “intravedo prospettive importanti per questo settore. Ma sono sinceramente preoccupato per gli attacchi via social, che creano un pesantissimo danno di immagine e hanno indotto alcune realtà alla chiusura, oltre al fatto che stanno creando una certa disaffezione nei confronti dei nostri prodotti. Attacchi perpetrati da persone ormai completamente avulse dalla realtà agricola, che non conoscono come sono strutturate e organizzate le nostre aziende, che non percepiscono le nostre complessità e che non sanno che per noi allevatori il benessere e la tranquillità del bestiame sono autentiche priorità. Per questo continuo a ripetere che per contrastare il partito dei no all’allevamento, occorre che ci giochiamo la carta della trasparenza: lasciamo sempre aperte le porte delle nostre stalle alla gente, alle scuole, per far vedere a tutti come lavoriamo e come trattiamo i nostri animali”.

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“I tag a collare per il monitoraggio dell’attività, della ruminazione e dell’ingestione ci stanno dando una bella mano. Ma dobbiamo ancora impratichirci”. Parola di Chiara Chizzoni

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Gli igloo dei vitelli sono provvisoriamente posizionati ovunque ci sia spazio, ma in futuro verranno accorpati in un’unica area

“Condivido la preoccupazione di mio padre – interviene Davide – ma noto che i social network stanno diventando uno strumento di aggressione in quasi tutti i settori, uno spazio in cui dettano legge leoni da testiera assolutamente privi di competenze. Per cui spero che prima o poi questo aspetto venga colto e che certe campagne denigratorie perdano appeal”. Nemmeno il veganesimo fa paura ai giovani di casa: “ritengo – afferma infatti Chiara, anche lei quotidianamente impegnata in allevamento – sia una moda che spero in futuro venga ridimensionata, sebbene temo non sparirà. Certamente verrà fuori l’evidenza che il latte è un alimento completo, non una bevanda qualsiasi”.

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L’uso a tappeto di seme sessato e i limitati tassi di riforma volontaria, oltre che il mantenimento della fertilità su buoni livelli, sono funzionali ad arrivare nel giro di 1-1,5 anni agli 800 capi in mungitura con la sola rimonta interna

Dura selezione

La vera sfida, dunque, resta quella del mercato, l’eterna forbice tra costi di produzione che tendono a salire, e prezzo del latte alla stalla che tende invece a stagnare. E qui il pensiero di Roberto Chizzoni torna al benessere animale, e al sistema Classyfarm: “ritengo che gli allevatori che hanno ricevuto un rating insufficiente, a meno che non maltrattino letteralmente gli animali, vadano aiutati con finanziamenti ad hoc, finalizzati all’adeguamento delle stalle. Purtroppo temo che qualche azienda sarà costretta a chiudere, ma come settore dobbiamo continuare a lavorare sul benessere per migliorare i livelli di comfort delle nostre stalle. Ce lo chiedono le regole e se non lo facessimo, verremmo puntualmente attaccati”.