Via al progetto “Carra Dry Select”

Gestione mandria

Via al progetto “Carra Dry Select”

Il team di veterinari e tecnici in forza a Carra Mangimi ha avviato un servizio di assistenza agli allevamenti, effettuato in collaborazione con i veterinari aziendali e finalizzato alla corretta gestione dell'asciutta selettiva e delle mastiti in lattazione

“Ho aderito volentieri a questo progetto, perché da soli, contando soltanto sulle nostre forze, non avremmo mai potuto farcela. Invece così, grazie a Carra Mangimi, potremo rodarci in vista dell’entrata in vigore della nuova normativa che vieterà l’impiego a tappeto della terapia in asciutta, e potremo mettere a punto un nostro protocollo interno per la gestione della transizione”. Sembra ansioso di dar fuoco alle polveri, Livio Castagnetti di Sesso (Re), quando gli chiediamo un parere su “Carra Dry Select”, il nuovo servizio di assistenza tecnica che dallo scorso settembre Carra Mangimi mette a disposizione dei propri clienti per la corretta gestione dell’asciutta selettiva e delle mastiti della lattazione.

In effetti, tra i primi allevatori ad aderire a questo innovativo progetto dell’azienda mangimistica emiliana c’è proprio Livio, che insieme al padre Bruno Castagnetti è alla guida di uno degli allevamenti più tecnologici e performanti della Bassa Reggiana: “al momento – riferisce infatti Livio – mungiamo 180 bovine per mezzo di 4 stazioni robotizzate, di cui due attivate nel 2013 e due nel 2019. La produzione media delle nostre vacche? Al momento siamo sui 36-37 kg di latte. Latte da Parmigiano Reggiano, naturalmente”.

Carra Mangimi, asciutta selettiva, mastiti, bovini da latte, Carra Dry Select
Il team di Carra Mangimi che segue lo svolgimento del progetto Carra Dry Select presso l’azienda agricola Castagnetti e le altre stalle clienti. Da sinistra: Andrea Agostini, Benedetta Botti, Filippo Carra, Alberto Zanichelli e Giorgio Bonacini


L’alimentazione dell’intera mandria, dalle vacche in lattazione munte al robot fino alle asciutte e alla rimonta, è a cura di Carra Mangimi, il cui staff tecnico ha voluto subito coinvolgere l’azienda Castagnetti nel progetto “Carra Dry Select”. E questo non soltanto in virtù dell’ottimo livello gestionale, ma anche perché come abbiamo visto i titolari dell’azienda hanno piena consapevolezza della svolta epocale a cui gli allevatori italiani si troveranno di fronte nel gennaio del 2022.

“Il progetto Carra Dry Select – interviene Giorgio Bonacini, coordinatore tecnico bovini e specialista in qualità del latte, che insieme alla collega Benedetta Botti è responsabile del nuovo servizio di Carra Mangimi – è nato proprio con l’intento di aiutare i nostri allevatori ad allinearsi al Regolamento 6/2019, che dal prossimo anno vieterà l’impiego preventivo a tappeto dell’antibiotico alla messa in asciutta e imporrà diagnosi eziologiche e terapie mirate, al fine di limitare l’uso degli antimicrobici negli allevamenti e contribuire così alla lotta al fenomeno delle antibiotico-resistenze”. 

Carra Mangimi, asciutta selettiva, mastiti, bovini da latte, Carra Dry Select
Il primo step del progetto consiste nel prelevare il latte di tank e di farlo analizzare, per verificare se l’azienda ha eventuali problemi di patogeni contagiosi. In tal caso è controproducente procedere all’asciutta selettiva

Piano in 3 step

Nel progetto “Carra Dry Select” viene di fatto applicato il protocollo per la terapia selettiva alla messa in asciutta sviluppato dall’Università di Milano (professor Alfonso Zecconi) e dall’Associazione Regionale Allevatori della Lombardia (Aral) in collaborazione con la Regione Lombardia. Detto protocollo è frutto di un intenso lavoro basato su dati scientifici oggettivi, forniti dai controlli funzionali di oltre 45mila bovine e su verifiche in campo condotte su migliaia di campioni.
Esso prevede (figura 1) che possano essere trattate con antibiotico alla messa in asciutta soltanto le bovine primipare che all’ultimo controllo presentino più di 100mila cellule/ml, mentre per le pluripare la soglia è di 200mila cellule/ml. Per tutti gli animali viene inoltre raccomandata la somministrazione del sigillante interno. Per poter applicare tale protocollo, deve tuttavia essere preventivamente effettuata l’analisi del latte di tank, finalizzata a escludere la presenza in azienda di batteri contagiosi (Streptococcus agalactiae, Staphylococcus aureus e Mycoplasma bovis) che di fatto renderebbe controproducente qualsiasi piano di asciutta selettiva. Ecco allora che il primo step del progetto Carra Dry Select consiste proprio nell’invio al laboratorio del campione del latte di tank per la ricerca dei mastidogeni contagiosi. Qualora il responso del laboratorio sia favorevole (assenza di batteri contagiosi) si procede al secondo step, che è appunto quello dell’asciutta selettiva secondo quanto descritto prima.

Ma la parte più innovativa del progetto riguarda il post-parto, terzo step del progetto Carra Dyr Select: sul latte delle bovine fresche, tra i primi 7-21 giorni di lattazione, viene effettuato il conteggio delle cellule totali e differenziali per quarto, con strumentazione Foss//7DC. Qualora da questa analisi emerga una situazione di rischio per la salute della mammella, in base a criteri ancora una volta derivanti dalle ricerche del professor Zecconi, l’allevatore e il veterinario aziendale stabiliranno se e come intervenire. “Nelle aziende agricole – fa notare a tal proposito Giorgio Bonacini – il progetto Carra Dry Select prevede un sistematico coordinamento fra l’allevatore, il veterinario aziendale e i componenti del nostro staff tecnico che si occuperà della gestione dei campioni per l’invio in laboratorio”.

Carra Mangimi, asciutta selettiva, mastiti, bovini da latte, Carra Dry Select
Figura 1 - Le soglie individuate dal protocollo di asciutta selettiva messo a punto dalla Regione Lombardia

Ce lo spiega il prof

A spiegarci invece su quali basi scientifiche poggia il progetto, è il suo ispiratore, il professor Alfonso Zecconi dell’Università di Milano. “Il primo step del progetto, quello dell’analisi microbiologica del latte di tank, è indispensabile per stabilire se l’azienda possa effettivamente essere oggetto di un piano di asciutta selettiva, oppure sia auspicabile che possa beneficiare da parte delle autorità sanitarie di una deroga all’obbligo normativo, al fine di poter applicare un piano di eradicazione nei confronti di tali batteri. Numerosi studi scientifici hanno infatti dimostrato che qualora nella mandria ci fossero capi infetti da Staphylococcus aureus o Streptococcus agalactiae, la mancanza di un filtro così efficace come quello rappresentato dalla terapia in asciutta, esporrebbe quella mandria a un rischio molto elevato di diffusione dell’infezione. Detto in altri termini, in presenza di contagiosi l’applicazione dell’asciutta selettiva comporterebbe un peggioramento della situazione mastiti in allevamento”.

“Per quanto riguarda le modalità con cui effettuare l’asciutta selettiva – continua Zecconi – il progetto Carra Dry Select fa riferimento al protocollo che abbiamo sviluppato ed è stato al centro di una nutrita serie di incontri con gli allevatori su tutto il territorio lombardo, grazie alla collaborazione delle ATS locali e dell’Aral. Un protocollo basato su una mole di dati impressionante, dalla quale sono scaturite due evidenze molto robuste sul piano scientifico: primo, che il tenore di cellule somatiche rilevato in occasione dell’ultimo controllo funzionale ha un valore predittivo sulla salute della mammella che è sostanzialmente sovrapponibile a quello della media dei conteggi cellulari raccolti in occasione dei controlli funzionali nel corso dell’intera lattazione.
Secondo, che sotto certe soglie (vedi figura 1) l’animale non può esser definito malato e di conseguenza a norma di legge non deve essere trattato con l’antibiotico”.
E veniamo al terzo step, quello che include la raccolta del latte per quarto delle bovine fresche con la conta delle cellule totali e differenziali: “dalle esperienze scientifiche condotte sul campo – spiega ancora Zecconi – è emerso che un piano di asciutta selettiva comporta di fatto un dimezzamento del numero di animali trattati. A tali condizioni diventa quindi opportuno andare a controllare precocemente lo stato di salute della mammella dopo il parto, attraverso sia la conta cellulare tradizionale sia la conta delle cellule differenziali. Abbinare queste due valutazioni risulta infatti vantaggioso non soltanto da un punto di vista sanitario, ovvero per identificare con un buon margine di sicurezza i soggetti a rischio mastite e più in generale per individuare gli animali su cui eventualmente intervenire con una terapia antibiotica mirata, dopo un’analisi microbiologica, ma risulta conveniente anche sotto il profilo economico. Uno studio condotto dal mio gruppo di lavoro dimostra infatti che i costi e i tempi di risposta sono nettamente inferiori rispetto all’invio in laboratorio dei 4 campioni di quarto per un esame batteriologico, anche se quest’ultimo rimane il sistema di riferimento per la diagnosi dello stato di salute della mammella”.