“Margari si nasce”

Novembre 2019, mostra nazionale dell’Anaborapi: i fratelli Dalmasso con la campionessa junior della mostra

Gestione mandria

“Margari si nasce”

Nello scorso giugno, prima dell’inizio stagione dell’alpeggio, abbiamo visitato la famiglia Dalmasso, titolare di una splendida mandria di 380 bovini di razza Piemontese. Per scoprire che non soltanto per le vacche "il sangue non è acqua"

“Noi Dalmasso siamo da generazioni allevatori di bovini di razza Piemontese. L’alpeggio ce l’abbiamo dentro, piace alla nostra famiglia e piace ai nostri animali”. È così che ci accoglie Giovanni Dalmasso, titolare insieme alla moglie Maristella e ai due figli maggiorenni, Christopher (31 anni) ed Elia (25), dell’omonimo allevamento biologico, specializzato nella produzione e vendita di animali da vita, oltre che di embrioni di pregio. Una solida e conosciuta realtà zootecnica divisa tra i pascoli di Pian del Re, in alta Val Po, e i prati di Barge, nella fertile pianura cuneese.

Piemontese, bovini da carne, riproduttori, zootecnia biologica, alpeggio
I fondatori dell’allevamento e del clan familiare, Giovanni Dalmasso e la consorte Maristella

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I figli Christopher (a destra) ed Elia con le rispettive fidanzate. A completare la squadra della famiglia Dalmasso manca solo il terzo figlio di Giovanni e Maristella, Mosé, di 3 anni

“A fine giugno – precisa Giovanni – l’intera azienda, noi della nostra famiglia e le vacche, si trasferisce in montagna: dopo 30 chilometri di camion, è una vera transumanza: gli ultimi chilometri li percorriamo infatti a piedi, con tori, fattrici e vitelli. Di lì in poi trascorriamo in alpeggio l’intera estate, tranne qualche veloce puntata di qualcuno di noi qui in pianura, per seguire gli sfalci o l’irrigazione del mais. Lassù mungiamo anche una ventina di fattrici, in precedenza separate dal vitello lattante (püparin), per produrre il formaggio che vendiamo presso il nostro agriturismo, la Baita Stella”.

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La famiglia Dalmasso alleva la Piemontese in linea vacca-vitello, con vendita di maschi e femmine da vita e di vitelli da ingrasso (“mangiarin”). Pochi sono ancora, al momento, i capi ingrassati in azienda

“Poi a fine settembre facciamo il percorso inverso per riportare la mandria a svernare in pianura. Ma anche durante i 9 mesi passati qui in cascina, i nostri animali alternano le ore passate in stabulazione libera con il pascolo: ecco perchè i nostri animali si adattano a qualsiasi tipo di allevamento, in regime stallino o brado che sia”.
Come sopra accennato, infatti, la famiglia Dalmasso vende come riproduttori certificati per la zootecnia biologica la maggioranza dei capi nati in azienda, mentre solo una minoranza di vitelli vengono venduti, una volta svezzati (mangiarin), agli allevamenti da ingrasso o addirittura vengono ingrassati direttamente in azienda. “in quest’ultimo caso – conferma Giovanni – si tratta di un’attività che abbiamo avviato dall’inizio di quest’anno, con l’idea di completare l’offerta del nostro agriturismo da un lato, e di offrire, dall’altro, la nostra carne biologica in formato pacchi-famiglia, confezionati sotto vuoto e poi spediti al cliente”.

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Per garantire la massima variabilità genetica, i Dalmasso ricorrono attualmente sia alla FA, per la cui realizzazione viene conservato il seme di 150 tori diversi, che alla monta naturale
 

Un lungo percorso

Ma prima di arrivare a vendere i primi capi da vita, ci racconta Giovanni, la strada è stata piuttosto lunga e in salita: “l’idea di commercializzare riproduttori ci è venuta da novelli sposi: all’epoca il livello genetico della nostra mandria era quella che era, e insieme a Maristella praticavamo un allevamento di tipo tradizionale, con vendita dei püparin, mungitura delle fattrici e produzione aziendale di formaggio”.

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Durante la stagione estiva, la mandria si trasferisce nei pressi dell’agriturismo Baita Stella di Crissolo, in fondo alla Val Po

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La cantina di Baita Stella dove vengono stagionati i formaggi prodotti con il latte crudo munto a mano da alcune vacche

“Nel 1989 ci siamo iscritti alla Anaborapi e abbiamo iniziato a fare gli accoppiamenti programmati, utilizzando a tappeto la FA. Il primo step è stato eliminare per via genetica i difetti di tipo morfologico, come ad esempio l’artrogriposi o la macroglossia, e successivamente abbiamo lavorato sulla struttura per aumentare la taglia dei nostri animali, mantenendo però la finezza e la forma. Infine abbiamo migliorato la facilità di parto delle figlie, in modo tale che le vitelle nate in azienda non soffrissero di stress alla nascita e potessero quindi avere un’ottima carriera come vacche da carne. Con l’ingresso in azienda di Christopher e di Elia il processo di miglioramento genetico ha subito un’ulteriore impennata, e oggi disponiamo finalmente di un buon parco fattrici, in cui l’incidenza dei tagli cesarei è inferiore al 2% dei parti”.

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La mandria è ufficialmente indenne dall’IBR
 

Presenti in fiera

Non a caso le manze e i torelli nati e cresciuti nell’allevamento Dalmasso hanno un certo mercato, e oltre che in Piemonte vengono commercializzati in quasi tutte le regioni italiane ma anche in Austria, Germania, Olanda, Francia, Spagna, e sia per l’allevamento in purezza che per l’incrocio. “Il fatto che siamo certificati biologici e che siamo ufficialmente indenni dall’IBR ci sta aiutando parecchio…” osserva Christopher, che insieme al fratello Elia partecipa attivamente, in qualità di handler degli animali di casa, alle mostre di razza organizzate dall’Anaborapi.

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Le 170 fattrici hanno un interparto medio di poco superiore ai 365 giorni: l’obiettivo di un vitello per vacca all’anno è centrato

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La famiglia Dalmasso vende annualmente una quarantina di manzette “bio” e altrettanti torelli

“Portare le nostre bovine in fiera – sottolinea a questo proposito Elia – è non soltanto una vetrina per il nostro allevamento, ma anche uno stimolo in più per continuare a migliorarci. In questo campo, chi si ferma è perduto…”.
A queste parole Giovanni annuisce, mostrandosi orgoglioso di aver trasmesso ai figli la propria passione per la genetica: “nel 1990 – sottolinea – sono diventato esperto di razza e in diverse occasioni mi è capitato di fare il giudice di mostra. Sul ring tendo a premiare animali corretti sugli arti, lineari nel dorso e con teste armoniche: tutti aspetti che in fiera saltano all’occhio, ma per noi allevatori è fondamentale lavorare sui caratteri riproduttivi”.
Così operando, infatti, la famiglia Dalmasso ha centrato un importante obiettivo: la consapevolezza e la tranquillità di allevare fattrici in grado di partorire da sole, e di dare alla luce vitelli con un peso alla nascita elevato e con ottime prospettive di crescita. “Purtroppo – conclude Giovanni – non è così dappertutto. Ecco perchè la Piemontese, come razza da carne per l’allevamento in linea vacca vitello, fa fatica ad espandersi al di fuori dei suoi confini storici. Essa viene infatti percepita come una bovina da seguire con attenzione, dal parto facile ma non facilissimo, una bovina, dunque, adatta per una piccola azienda a gestione familiare. In questi anni l’Anaborapi ha svolto un eccellente lavoro di selezione, che tuttavia negli allevamenti non è ancora arrivato al suo traguardo, purtroppo”.
 

Una convivenza impossibile

Prima di lasciare la famiglia Dalmasso al suo lavoro e all’organizzazione del trasferimento in alpeggio, c’è ancora tempo per parlare della massiccia presenza del lupo sul territorio nazionale e, in particolare, sulle Alpi piemontesi. A tale proposito Giovanni Dalmasso, in qualità di presidente di Adialpi (Associazione Difesa Alpeggi Piemonte: www.adialpi.it), lancia il suo grido di allarme: “per noi margari la convivenza con questo predatore è impossibile. I cosiddetti strumenti di difesa per ora individuati dalle autorità si sono dimostrati inefficaci o del tutto inapplicabili, e di fronte alla continua crescita della popolazione di questo temibile carnivoro, riteniamo che molti alpeggi verranno abbandonati. Di conseguenza ci saranno gravi problematiche di degrado ambientale e dissesto idrogeologico oltre che perdita di biodiversità o di produzione tipiche ed esclusive del nostro paesaggio alpino. Se l’ambiente montano conserva ancora tanta naturale bellezza e richiama ogni anno migliaia di turisti, i meriti vanno dati a chi ha vissuto e conservato questo ambiente”.

Piemontese, bovini da carne, riproduttori, zootecnia biologica, alpeggio
Durante la stagione estiva la mandria pascola libera sull’alpeggio di Pian del Re, al cospetto di sua maestà il Monviso

“Per cui occorre non soltanto scegliere chi si vuole tutelare, il margaro o il lupo, ma anche valutare le conseguenze di tale scelta. Fattivamente, noi di Adialpi abbiamo proposto alla Regione Piemonte una serie di misure, che vanno dal potenziamento e dall’accelerazione degli indennizzi corrisposti in caso di predazione, al finanziamento dei cosiddetti aiuti-pastore, in chiave anti-lupo ovviamente, fino a un piano regionale di gestione e contenimento del predatore, che preveda misure di prelievo e abbattimento selettivo basate su frequenza e intensità delle predazioni, dando inoltre la possibilità a tutti gli allevatori, anche a quelli privi di porto d’armi, di utilizzare dissuasori acustici e pallottole di gomma per allontanare il lupo in caso di attacco. Finora le nostre istituzioni si sono dimostrate sorde e cieche, ma vista la criticità della situazione, adesso è proprio venuto il momento che ci ascoltino…”. 

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Il locale, un tempo utilizzato come caseificio, dove vengono lavorate le carni biologiche dei vitelli ingrassati in azienda