“Per progredire occorre cambiare”

Alberto Viero (a sinistra) con papà Giancarlo

Gestione mandria

“Per progredire occorre cambiare”

È questo il motto di Alberto Viero, titolare insieme alla madre Antonella Simonato dell’azienda agricola Aurora di Schiavon (Vi). Un allevamento efficiente, ispirato a quanto visto in giro per il mondo, ma letteralmente creato su misura e gestito con intelligenza dai suoi proprietari

“Adesso che abbiamo la pista su cui farla correre, possiamo finalmente prenderci la Ferrari. Anzi, dobbiamo proprio”. Tranquilli, non siamo all’autodromo di Monza, ma a Schiavon (Vi), nell’allevamento di Frisone della famiglia Viero. E l’unico “pilota” che abbiamo di fronte è il 26enne Alberto Viero, che tutti i santi giorni che Dio manda in terra condivide con il padre Giancarlo le gioie e i dolori di chi, per mestiere, fa il produttore di latte. Ma a proposito di dolori, Alberto dà subito la sua versione dei fatti: “inutile che ci lamentiamo del prezzo, noi allevatori dobbiamo imparare a essere più efficienti”.


La famiglia Viero alleva in tutto 330 capi, distribuiti in due stalle. In primo piano, la stalla edificata nel 2020

In effetti siamo qui perché i soliti ben informati – leggasi, lo staff di Alta Italia – ci avevano segnalato questo allevamento della pianura vicentina non tanto per le prestazioni, pur eccellenti (40 litri/capo di produzione media giornaliera su 150 vacche in lattazione, latte al 4% di grasso e al 3,33% di proteina, cellule somatiche inferiori alle 150mila unità/ml), quanto per la mentalità “progressive”, aperta al cambiamento, ma a un cambiamento consapevole, dei suoi titolari. In nome dell’efficienza: produrre il più possibile al minor costo possibile, puntando sul benessere animale per limitare al massimo il tasso di riforma obbligata.
“Cerco sempre di leggere e di tenermi informato – afferma Alberto – e poi partecipo con entusiasmo a qualsiasi viaggio professionale mi venga proposto. Poco importa se mi fanno visitare allevamenti da una o centomila vacche, quello a cui guardo è il metodo. Perché se trovi il metodo giusto per la tua realtà e poi lo applichi con perseveranza, se fai le stesse cose fatte bene ogni giorno in un ambiente adatto alla vacca da latte, i risultati arrivano”.

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Ariosa, luminosa, spaziosa: eccoci dentro alla stalla che ospita le vacche in mungitura
 

Progetto fatto in casa

Una convinzione, quella di Alberto, che ha già dato i suoi frutti. Il nostro tour aziendale inizia infatti dal capannone, datato 2020, dove vivono, nel più completo agio, le 150 vacche in lattazione di cui è al momento dotata la famiglia Viero. “Dopo esser stato in Australia e in Spagna – premette Alberto – nel marzo del 2019 ho partecipato a un viaggio di Alta Italia negli Stati Uniti. Quando sono partito, avevo già pensato a come costruire questa stalla, ma ciò che ho visto Oltreoceano mi ha permesso di aggiustare il tiro. E al mio ritorno non ho fatto altro che mettere in pratica quello che di buono avevo visto durante i miei viaggi”.

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La fila di ventilatori collocati in serie sul lato lungo della stalla ha la funzione di raffrescare gli animali, ma soprattutto di favorire il ricambio d’aria

Ariosa, luminosa, spaziosa: ecco i primi aggettivi che vengono in mente quando si accede a questa stalla a cuccette, aperta sui quattro lati e del tutto priva di barriere architettoniche al suo interno, dove le bovine, tra una mungitura e l’altra (in sala), passano le loro giornate a mangiare, bere e riposare. L’impronta americana è evidente, a partire dal sistema di ventilazione: sui due lati lunghi dell’edificio sono infatti posizionate due serie di ventilatori a due pale, perennemente attivi (anche in inverno) ma ruotanti a velocità proporzionale al THI.

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Le bovine dispongono di cuccette testa a testa costruite su misura, riempite di sabbia di fiume

“La loro funzione – sottolinea Alberto – non è soltanto raffrescare gli animali durante la stagione calda, ma soprattutto favorire il ricambio d’aria, immettendo dall’esterno grandi volumi di aria fresca che poi in stalla si riscalda, e quindi fuoriesce dal cupolino per effetto camino. Ho fatto la prova con un fumogeno: in 5 minuti l’aria viene completamente ricambiata”.
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Alberto mostra il cordolo “a scomparsa” di cui sono dotate le cuccette. Si tratta di un cordolo di cemento a sezione trapezioidale, che con il riempimento della cuccetta viene coperto dalla sabbia
 

Benessere a basso costo

Impossibile non cogliere l’ampiezza delle corsie di alimentazione e di riposo, o dei passaggi, in cui sono collocati gli abbeveratoi, a loro volta ampi e a portate veloci, fa notare Alberto. C’è abbondanza anche di luce, naturale di giorno e artificiale di notte (a 180 lux sulla mangiatoia, e a 160 lux nell’area di riposo). “È il benessere animale – commenta Alberto – che crea il vero reddito, e luce, aria e acqua sono benessere a basso costo”.
Ma l’altro elemento a stelle e strisce che cattura immediatamente l’occhio del visitatore è la sabbia che riempie le cuccette (testa a testa, e dimensionate secondo le indicazioni impartite al costruttore dallo stesso Alberto, che ha letteralmente misurato le sue vacche). “Perché la sabbia? Perché è universalmente considerata il gold standard per il benessere animale. Ma attenzione: è sabbia locale, di fiume, di granulometria fine ma soprattutto pulita e inerte dal punto di vista microbiologico, tanto che non abbiamo problemi di mastiti ambientali. Certo, la sabbia va gestita: le cuccette vengono riempite due volte a settimana e due volte a settimana il letto viene arieggiato con un erpice costruito su misura”.

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“Le vacche hanno bisogno di poco, ma quel poco occorre darglielo. Per le nostre lattifere abbiamo voluto abbeveratoi grandi, a portate veloci”

Quanto alle possibili interferenze con il sistema di asportazione delle deiezioni, “l’abrasione c’è – ammette Alberto – ma quando negli Stati Uniti ho posto questo dubbio, mi hanno invitato a riflettere sulla mia priorità, che è appunto produrre latte. Alle deiezioni conviene pensare in un secondo momento, e comunque il modo per gestirle si trova”.
Qui all’azienda Aurora la soluzione è stata infatti trovata: le deiezioni miste a sabbia vengono trascinate dalla ruspetta in fondo alla stalla e qui cadono in un’ampia fossa a buca, piuttosto profonda. “La sabbia si sedimenta sul fondo, mentre le soprastanti deiezioni possono essere tranquillamente aspirate per mezzo della pompa del carrobotte e portate in campagna. Ogni tanto anche il sedimento viene raccolto, e viene in parte distribuito sui nostri terreni argillosi, che dalla sabbia traggono beneficio, e in parte viene lasciato all’aria, per almeno 6 mesi, per essere infine reciclato come materiale di riempimento delle cuccette delle manze”.

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Il terriccio sabbioso che una volta maturato, verrà usato per riempire le cuccette delle manze

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Alberto Viero con il suo consulente Alta, Fabio Marini
 

Qualità del silomais

Ma prima di abbandonare la stalla “nuova” e spostarci in direzione della stalla “vecchia”, che oggi ospita la rimonta, il nostro occhio cade sull’unifeed delle vacche. Che viene prodotto e distribuito, ci informano, per 3 volte al giorno, per un consumo giornaliero di sostanza secca di 25 kg. “La nostra – afferma Alberto – è una razione semplice, a base di sole materie prime, e per niente spinta, visto che il rapporto foraggi/concentrati è di 70 a 30. Ma puntiamo tutto sulla qualità dei foraggi e in particolar modo del nostro silomais: la parola chiave è digeribilità della fibra, perché se la vacca trova l’energia per fare il latte nel foraggio, a quel punto non le serviranno le farine ed avrà per giunta una dieta naturale, scarsamente acidogena e a basso costo”.

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La fila di box su lettiera in paglia dove sono stabulate le vitelle dallo svezzamento in poi. Si notino i ventilatori, attivi anche in inverno, che asportando l’ammoniaca hanno permesso di contenere le malattie respiratorie

Ibridi BMR e shredlage: queste le scelte della famiglia Viero per produrre in quantità un trinciato ad alta densità energetica, ma a basso tenore di lignina e con tanta fibra digeribile. “All’inizio – rivela Alberto – eravamo scettici sull’efficacia dello shredlage. Ma abbiamo voluto provare, i risultati sono stati ottimi e adesso non torniamo più indietro”. Della serie cambiare per migliorare: ad Alberto viene da sorridere mentre pensa al nonno materno che, riferisce, si ostinava ad alimentare le sue Brune con del fieno lignificato: “tendeva a sfalciare in ritardo, e credeva di portarsi a casa un ottimo prodotto. Ma ignorava che le sue vacche avrebbero preferito brucare l’erba giovane, con tanta energia disponibile in più”.
 

Tutto sessato

Ma eccoci nella stalla delle manze, costruita nel 1998 su indicazione questa volta di papà Giancarlo, anche lui reduce, all’epoca, da un viaggio di lavoro negli Stati Uniti. Non a caso si tratta di una struttura aperta, a pavimento pieno e a cuccette, sormontate da potenti destratificatori. A destare la nostra attenzione è però il fatto che attualmente la stalla è al massimo della sua capienza, a testimoniare gli ottimi risultati raccolti dalla famiglia Viero sul fronte della fertilità. “Usiamo soltanto seme sessato – spiega Alberto – perché non vogliamo vitelli maschi: richiederebbero le stesse cure delle femmine, ma senza dare profitto. Per cui a 13-14 mesi di età le manze, dopo esser state sincronizzate, vengono tutte fecondate con il sessato. Per le vacche stessa musica: alla prima inseminazione diamo il sessato, e se non restano gravide, passiamo al blu belga”. Ma anche per il seme sessato la partenza è stata in salita: “eravamo scettici, temevamo che i tassi di concepimento fossero più bassi. Ma abbiamo voluto provare, e ci siamo totalmente ricreduti”. Ancora una volta cambiare per progredire.


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“Alla nascita il vitello viene lavato e disinfettato, e viene subito portato nel suo igloo, che a sua volta è stato lavato e disinfettato. Lì viene alimentato con 4 litri di colostro”


Obiettivi chiari

Dopo una rapida ricognizione in vitellaia e davanti ai box su paglia dove sono stabulate le vitelle in svezzamento e le manzette, viene il momento di congedarci. Non prima, però, di chiedere ad Alberto quali sono i suoi progetti futuri. “Per prima cosa dobbiamo investire sulla genetica – risponde senza esitazioni – un aspetto che finora avevamo trascurato perchè sarebbe stato inutile far correre una Ferrari fuori pista. Ma adesso la pista c’è, e migliorare la genetica è il modo più economico per fare il latte, visto che basta spendere 15 euro in più per portarsi a casa una dose di seme coi fiocchi. Con una genetica migliore – prosegue Alberto – potremo anche vendere meglio le manze in esubero e alzare l’asticella della selezione, riformando i capi meno produttivi. E poi acquisteremo un nuovo carro unifeed, che è l’unica macchina agricola in nostro possesso visto che in campagna facciamo fare tutto ai terzisti. Infine vorrei potermi costruire la casa”. E sul fatto che Alberto coronerà i suoi sogni, accettiamo scommesse. 

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La stalla del 1998 dove oggi sono stabulate le manze