Il mercato del latte secondo Libero Stradiotti

Per Libero Stradiotti i segnali di ripresa non mancano, ma la strada è ancora lunga

Gestione mandria

Il mercato del latte secondo Libero Stradiotti

Allevatore, presidente di una importante cooperativa lombarda, nonché del Consorzio del Provolone Val Padana. Tre anime diverse per creare valore

Il mercato del latte e derivati sta vivendo una situazione complessa, figlia di un lungo periodo di instabilità, peggiorato dal Covid. Il momento è difficile e le ultime dinamiche legate al prezzo del latte in Lombardia non hanno certo migliorato la trasparenza nei rapporti fra allevatori e trasformatori. Viene di chiedersi come si possa sviluppare il settore, una domanda che abbiamo girato a Libero Stradiotti, nella sua molteplice posizione di allevatore, presidente di una cooperativa di trasformazione (Ca’ de’ Stefani), presidente del Consorzio del Provolone Val Padana e presidente di Alti Formaggi.

Stradiotti, cominciamo a monte: come stanno gli allevatori?
“Non particolarmente bene se parliamo di prezzo del latte. Per il latte all’industria il contratto stipulato lo scorso anno a valere anche per tutto quest’anno sta riconoscendo un prezzo intorno ai 37 centesimi. Troppo poco. Va un po’ meglio per chi conferisce in cooperativa. Ma per capire meglio facciamo un passo indietro, il 2019 è stato un anno molto positivo e questo ha spinto gli allevatori ad aumentare la produzione. Così il 2020 parte alla grande. Poi un anno fa scoppia la pandemia, con una disponibilità di latte alta ed un mercato disorientato con effetti depressivi, situazione che perdura ancora oggi, anche a causa delle giacenze del grana nei magazzini: circa 400mila forme contro una giacenza media di 150mila forme. Nel settore della trasformazione si è corso ai ripari cercando di ridurre la produzione di un 3%, mentre nel comparto del latte alimentare non è stato possibile pianificare un intervento del genere, almeno in Italia. In tutta Europa al contrario c’è stato un certo stallo nella produzione, differenziato da Paese a Paese. Ma gli effetti sul prezzo non sono stati significativi”.

Dunque, quali sono le prospettive per questo 2021?
“Al momento non appaiono particolarmente rosee, anche perché la produzione è aumentata e non di poco nell’ultimo trimestre 2020. Risultato: oggi il prezzo alla stalla, parlo della Lombardia, è sotto i costi di produzione nella maggior parte delle aziende e con la crisi dei mercati dettati dalla situazione sanitaria non è possibile essere troppo ottimisti. Dunque gli allevatori devono cercare di resistere, in particolare quelli che conferiscono il prodotto all’industria. Per i cooperatori c’è qualche prospettiva migliore, almeno in termini di resistenza”.

Consorzio del Provolone Val Padana, latte, Stradiotti, formaggi Dop, Grana Padano
La produzione di Provolone Val Padana Dop ha raggiunto i 73mila quintali

Da Presidente di una grande cooperativa del settore, come vede la situazione?
“Il mercato è unico, fatto di vasi comunicanti. Quindi il contesto generale in cui ci si muove è lo stesso. Lo sbocco commerciale del canale Ho.re.ca. venuto meno è stato devastante e solo in parte compensato da un incremento dei consumi domestici. Cosa che peraltro ha avuto conseguenze logistiche ed organizzative sul modello distributivo. Il tentativo di contenere la produzione di formaggio è riuscito solo in parte. Comunque nei primi mesi dell’anno il mercato ha dato segnali di ripresa, pur ancora flebili, trainati da buone uscite delle Dop, in particolare il grana. Le nostre produzioni migliori hanno tenuto alto il consumo, incidendo su mercato e parzialmente sul prezzo. Dunque le prospettiva commerciali sembrano buone, soprattutto se guardiamo all’export, nei mercati europei ed extra europei, ma anche sul mercato domestico. La Germania è il primo paese per il nostro export, seguita da Spagna, Olanda, Belgio e Lussemburgo. Per contro il Regno Unito causa Brexit è un’incognita. E per stare sul mercato Cà de’ Stefani, che produce solo grana e provolone, ha fatto investimenti per aumentare la capacità di stoccaggio del magazzino, con la possibilità di stoccare 53.000 forme di Grana Padano in più, al quale si aggiunge un precedente investimento importante in un impianto per la concentrazione del siero per 3.000 q al giorno. Ci certo non restiamo fermi, ma cerchiamo sempre di investire per i nostri soci”.

Quando in cooperativa deve confrontarsi con i suoi colleghi allevatori, quali sono le valutazioni?
“I deboli segnali positivi a cui ho appena accennato al momento non sono ancora in grado di riflettersi sulla remunerazione del latte alla stalla. La loro conferma dipenderà anche dall’evoluzione della situazione economica generale. Come cooperativa stiamo riconoscendo un acconto di 20 centesimi al litro e poi verrà effettuato un conguaglio a saldo dell’annata quando sarà stato fatto il bilancio della cooperativa. Di certo non raggiungeremo il prezzo liquidato nel 2019 che è stato molto buono: 48,8 euro al quintale, oltre Iva. Tuttavia con gli allevatori soci, che sono 23 con una produzione di latte conferito di 580mila q, abbiamo iniziato un percorso di valorizzazione del latte prodotto volto al futuro e che passa attraverso la certificazione del benessere animale. Ca’ de’ Stefani ha già la certificazione Crenba da due anni rilasciata dall’Istituto Zooprofilattico. Adesso seguiamo i soci con il sistema di classificazione delle aziende con il metodo Classyfarm con cui stiamo perseguendo anche la riduzione dell’uso di antibiotici in allevamento. Devo dire che le risposte da parte dei soci sono state buone. Anzi, oggi è l’allevatore che vuole adeguarsi ai nuovi criteri produttivi. Nonostante questo comporti un aumento dei costi di circa il 10%. Possiamo ipotizzare che per questi adempimenti mediamente occorra un dipendente in più su una media di 200 vacche. E poi occorre creare nuovi spazi fisici in allevamento. Ma il percorso è avviato ed è irreversibile”.

Consorzio del Provolone Val Padana, latte, Stradiotti, formaggi Dop, Grana Padano
La timbratura di una “pancetta”, termine con cui viene chiamata questa tradizionale pezzatura di provolone

Arriviamo al suo terzo ruolo. Come presidente del Consorzio di tutela del Provolone Val Padana vede delle criticità?
“Il Provolone Valpadana è un buon prodotto con una sua fascia di clientela ben definita e che è in aumento. Abbiamo avuto un incremento di produzione del 10% soprattutto del prodotto Dop, mentre quello non Dop è diminuito e questo attesta l’orientamento del consumatore verso prodotti certificati e di qualità. L’area di produzione è Lombardia, Veneto e Trentino. Il Consorzio si è sempre speso per adeguarsi agli indirizzi europei per la produzione. Abbiamo 11 soci, tra cooperative ed industrie di trasformazione, che hanno lavorato 704mila q di latte per una produzione di formaggio di 73mila quintali destinati ai mercati interni, europei ed esteri. Anche come Consorzio stiamo seguendo i trend che il consumatore richiede, oltre alla tradizionale qualità: tracciabilità, etichettatura, carbon footprint e sostenibilità delle produzioni. Perché anche in questo caso aspettare passivamente che il mercato di imponga delle scelte non è mai una strada vincente”.