Il clima si protegge con una stalla efficiente

L’indagine ha riguardato i diversi sistemi foraggeri della pianura Padana, dalla foraggiata verde all’alimentazione con insilati

Gestione mandria

Il clima si protegge con una stalla efficiente

I risultati del progetto Forage4Climate sono incoraggianti. In primo piano il tema della corretta gestione delle colture foraggere

Lotta al cambiamento climatico e zootecnia possono andare d’accordo? La risposta è sì anche se spesso questi due mondi vengono rappresentati come in contrasto tra loro, ignorando che già da diversi anni sia iniziato un processo di innovazione del settore con conseguenze positive sia per la produttività che per l’impatto ambientale. Dimostrare come i sistemi agricoli collegati alla produzione di latte possano essere attivi nella mitigazione del cambiamento climatico è l’obiettivo del progetto europeo di ricerca Forage4Climate, concluso a fine 2020, coordinato dal Crpa (www.forage4climate.crpa.it).

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Progetto europeo di ricerca Forage4Climate, concluso a fine 2020, coordinato dal Crpa


Solide basi di partenza

L’applicazione di buone pratiche colturali e la diffusione di strumenti di valutazione del carbon stock e delle emissioni di gas ad effetto serra sono i due ambiti individuati come fondamentali dai ricercatori per raggiungere gli obiettivi del progetto, sia perché inscindibili per valutare l’impatto della produzione e dell’uso dei foraggi nell’allevamento dei ruminanti da latte, sia perché rappresentano aspetti con ampi margini di miglioramento.

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Stock di carbonio dei sistemi foraggeri

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I sistemi foraggeri e di allevamento interessati da Forage4Climate

Il primo passo del progetto è stato contabilizzare le emissioni e gli assorbimenti dei gas climalteranti dovuti all’uso del suolo per i sistemi foraggeri, monitorando allevamenti in Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna.
Per ogni kg di latte prodotto vi sono diversi fattori che contribuiscono alle emissioni di gas serra. I due ambiti più impattanti sono l’acquisto di foraggio e le emissioni "enteriche" della stalla. Il metano enterico prodotto dalle bovine e le emissioni prodotte dal letame e dai liquami rappresentano il 46% dei gas serra, mentre il 38% proviene dalla produzione, lavorazione e trasporto dei mangimi acquistati al di fuori dell’azienda.


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I contributi alle emissioni di GHG per kg di latte vaccino prodotto comparato con le altre specie di cui si è occupato il progetto

A completamento di questa analisi, i ricercatori stimano inoltre che il 14% dei gas sia prodotto dalle operazioni di campo, dalla produzione e trasporto di sementi, fertilizzanti e pesticidi oltre che alle emissioni dovute alla distribuzione sul campo di fertilizzanti organici e chimici. Infine il 2% sono le emissioni dovute al consumo di energia nella stalla.
 

Interventi di mitigazione

Il secondo passo compiuto dallo studio è stato quello di individuare le possibili azioni pratiche per mitigare l’impatto dell’allevamento.
Le direttrici in cui l’innovazione muove sono tre:
• produzione di foraggio;
• gestione dei liquami;
• gestione e alimentazione della mandria.

Per quanto riguarda le scelte di campo, la coltivazione di leguminose, le rotazioni e un incremento dei secondi raccolti sono le soluzioni proposte, con lo scopo di aumentare la produttività delle superfici aziendali, riducendo l’acquisto di foraggi. Un obiettivo da raggiungere mettendo in atto miglioramenti nella conservazione dei raccolti. Completano le misure una corretta gestione dei residui colturali, la riduzione di fertilizzazioni azotate e la reintroduzione dei prati, strumenti adottati al fine di accumulare sostanza organica nel suolo. Infatti sistemi foraggeri che prevedono presenza di foraggere poliennali e prati permanenti associati all’utilizzo dei reflui prodotti in stalla, letame e liquame, contribuiscono ad incrementare la quantità di sostanza organica nei suoli aziendali.

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Le colture foraggere svolgono un importante ruolo per modulare e bilanciare le emissioni di gas climalteranti degli allevamenti da latte
 

Il nodo dei liquami

A proposito della gestione dei liquami, le indicazioni scaturite da Forage4Climate suggeriscono la necessità di indagare ulteriormente le tempistiche di distribuzione e le dosi di applicazione, favorendo l’iniezione diretta nel suolo. In allevamento un abbassamento delle emissioni passa da una corretta gestione di letame e liquami, favorendo processi di compostaggio e acidificazione, coprendo i vasconi dei reflui o favorendo il “crusting” cioè la formazione di croste sui reflui stessi, per agevolare la formazione di un ambiente privo di ossigeno e abbattere le emissioni di ammoniaca. A queste soluzioni si aggiunge l’utilizzo di inibitori della nitrificazione e della ureasi, per contenere il rischio di contaminazione delle falde e una riduzione dell’emissione di ossido nitroso, prodotto dei batteri Nitrobacter.

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La corretta gestione di letame e liquami deve favorire processi di compostaggio e acidificazione
 

Il lavoro in mangiatoia

Per quanto riguarda l’alimentazione della mandria lo studio evidenzia come sia necessario ottimizzare le diete per ridurre le emissioni, obiettivo raggiungibile utilizzando foraggi di alta qualità, che insieme a un minor impiego di concentrati favorisce le dinamiche di fermentazione del rumine.
Lo studio ha anche provato che l’utilizzo di diete bilanciate per amido, fibra e foraggi di alta qualità non ha influenzato l’emissione di metano enterico per kg di latte o per kg di sostanza secca ingerita. Ma una dieta bilanciata non può prescindere dalla somministrazione di insilati, che permettono di favorire il transito ruminale e la digeribilità, rispetto a fieni ricchi di fibra. Infine per quanto riguarda alimentazione e gestione della mandria un aiuto agli allevatori proviene dalle nuove tecnologie, infatti le emissioni sono ridotte nelle stalle grazie all’alimentazione di precisione e ad una gestione ottimale delle bovine (fertilità, salute animale e benessere in primis).

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L’aumento dei doppi raccolti può portare ad una riduzione di emissioni stimata nell’ordine del 13%
 

I sistemi foraggeri

Forage4Climate ha individuato diversi sistemi foraggeri a cui potevano essere ricondotte tutte le aziende prese in esame durante l’indagine:
• Sistema Convenzionale
Sistema intensivo, basato sulla coltivazione di mais raccolto come pianta intera alla maturazione cerosa ed insilato, in successione stretta con loglio italico affienato.
• Sistema Cereali autunno-vernini
Sistema convenzionale nel quale il loglio italico viene sostituito da cereali autunno-vernini (insilati o affienati).
• Sistema foraggero di alta qualità
Una parte della superficie del mais messa in rotazione con foraggere leguminose e/o graminacee poliennali, tagliate precocemente e insilate (foraggi ad elevata qualità nutrizionale).
• Sistemi della filiera del Parmigiano Reggiano
Non è permesso l’uso di alimenti fermentati, nel primo sistema, denominato “PRFieno” sono prodotti e impiegati esclusivamente fieni e nel secondo, il “PRVerde” viene utilizzata anche l’erba verde.
• Sistemi vari
Sistemi di interesse non riconducibili a quelli precedenti. Caratterizzati da un elevato numero di colture foraggere, sia insilate che affienate.
 

I risultati raggiunti

Applicando a questi sistemi le buone pratiche colturali e di gestione della mandria lo studio ha evidenziato ottimi risultati, infatti le emissioni medie di gas serra per kg di latte prodotto, sono scese del 5,85%, confrontando i dati del 2016 (prima che lo studio iniziasse) e 2019. Il valore è una media, infatti molto dipende dal sistema adottato dalle aziende prese in esame, infatti i risultati migliori sono stati registrati in aziende caratterizzate da sistemi vari, quindi con complesse rotazioni colturali (- 14% di emissioni), mentre nei sistemi di alta qualità la riduzione delle emissioni è stata solo dell’1,5%.
Per quanto riguarda le strategie di mitigazione lo studio le ha analizzate anche separatamente, evidenziando che incrementare la coltivazione di leguminose foraggere (incremento del 46%) può portare ad una diminuzione di emissioni del 10%, soprattutto legato alle mancate emissioni per l’acquisto di foraggi da altre aziende e per la migliore gestione delle coltivazioni.
Nella stessa direzione va l’aumento dei doppi raccolti, che può portare ad una riduzione di emissioni del 13%. Un’altra strategia molto efficace è l’incremento dell’efficienza dei raccolti attraverso insilamento, infatti aumentando gli insilati di foraggio e cereali (+18%) è stata ottenuta una diminuzione del 12% nelle emissioni dei gas serra. Altre strategie di mitigazione che hanno dimostrato la loro efficacia sono il “precision feeding” che ha permesso di ridurre del 5% le emissioni, agendo soprattutto sulle emissioni enteriche delle bovine.
L’aumento dei prati permanenti e delle colture foraggere poliennali ha permesso una diminuzione delle emissioni del 6%, agendo soprattutto su emissioni enteriche e sul minore acquisto di prodotti da altre aziende, inoltre il contributo alla mitigazione è dato da un aumento del carbonio stoccato nel suolo.
Infatti i sistemi che hanno registrato una maggior quantità di carbonio stoccato nei primi 30 cm di suolo sono quelli della zona del Parmigiano Reggiano, con ampie superficie investite a prato permanente o foraggere poliennali. Questo investimento di superficie potrebbe essere effettuato anche da aziende che adottano altri sistemi, così da produrre alimenti fibrosi di elevata qualità nutrizionale e ricchi di proteina, riducendo gli acquisti di farina di soia che ha una grande impatto per il cambio d’uso del suolo.

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Il “precision feeding” ha permesso di ridurre del 5% le emissioni, agendo soprattutto sulle emissioni enteriche delle bovine
 

Prospettive future

Le conclusioni che possiamo trarre da questo studio sono diverse, ma tutte puntano sull’importanza di una gestione attenta dell’allevamento, un sistema articolato che, pur nella sua complessità, può contribuire a mitigare il cambiamento climatico. Infatti una stalla in cui si lavori con l’obiettivo di aumentare l’efficienza di tutti i suoi settori e integrando diverse azioni di mitigazione, avrà benefici sia in termini di sostenibilità ambientale che economica.
Nei suoli agrari assistiamo a un continuo depauperamento della fertilità, quindi particolare attenzione va posta nel favorire l’accumulo di carbonio nei terreni, infatti la sostanza organica riveste un ruolo fondamentale nella mitigazione dei gas serra, oltre che a funzioni fisiche, chimiche e biologiche fondamentali per la fertilità di un terreno. Il percorso è senz’altro lungo, ma Forage4Climate ha indicato chiaramente la direzione da prendere.

Pietro Venturi