Il “principe” della montagna

La stalla dove sono stabulate le vacche, costruita nel 2005

Gestione mandria

Il “principe” della montagna

Produzione media per capo 42 chili, ingestione di sostanza secca 27 kg per vacca, P.R. 32%. Siamo a Casina, sull’Appennino reggiano

Simone Serri: eccolo qui un vero allevatore top. No, non è per il numero di vacche che munge (75-80), pur considerevole visto che siamo sui rilievi dell’Appennino reggiano, ma per le prestazioni che da qualche tempo è riuscito a ottenere, e ancor di più per la professionalità che con l’esperienza, la passione e le capacità personali, è riuscito ad acquisire.

bovini da latte, Parmigiano Reggiano, Simone Serri, New Farm, Cal24
Da 5 anni Simone Serri è l’unico titolare dell’azienda. In stalla è aiutato dai due dipendenti indiani, e dal padre Denis per quanto riguarda i lavori in campagna

Partiamo dal dato produttivo, assolutamente rilevante per chi nutre le vacche con una razione per sua natura “soft”, da Parmigiano Reggiano, e per chi, per propria scelta, si avvale di un gruppo di lattifere costituito per un terzo da primipare: 42 chili per capo. “L’anno scorso – precisa il diretto interessato – ho consegnato in caseificio 11.500 quintali, quest’anno dovrei raggiungere i 12mila. Tutto latte in quota, visto che negli ultimi anni ho speso parecchio per affittare e acquistare diritti produttivi”.

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Le vacche in produzione sono allevate in stabulazione libera a cuccette. “Fosse possibile tornare indietro, terrei anche loro su lettiera permanente” dice Simone

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Il latte prodotto in azienda viene destinato alla Latteria del Fornacione, di cui Simone Serri è socio e consigliere
 

Non solo genetica

Naturale chiedersi come Simone, che da 5 anni a questa parte è l’unico comandante a bordo della propria nave (l’azienda New Farm è una società unipersonale), sia riuscito ad arrivare a simili livelli. “Impossibile attribuire il merito a un singolo fattore – si schermisce Simone – ma tra gli elementi essenziali citerei il fatto che nonostante il limitato numero di vacche, lavoriamo per protocolli. E che mi aiutano due dipendenti indiani veramente bravi, letteralmente insostituibili: Gurinder Shing, carrista e addetto al ricambio delle lettiere e alle pulizie generali, e Deepak Shing, che si occupa della vitellaia, della mungitura e della pulizia della sala”. Due dipendenti adeguatamente formati e pagati da Simone, che a fine anno riconosce loro anche un compenso “extra” qualora meritevoli e qualora l’azienda, grazie a loro, percepisca dei premi aggiuntivi.

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L’ottimo livello genetico della mandria può manifestare il suo impatto sulle performance grazie alla cura dell’alimentazione e dell’ambiente di allevamento

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Sui circa 70 ettari di terreno disponibile, Simone coltiva frumento foraggero ed erba medica

La genetica è la base – continua Simone – e sotto questo punto io mi affido a un pool di tori genomici che soddisfano le mie esigenze selettive. Nella scelta dei riproduttori privilegio titoli e caseina, ma presto molta attenzione anche alla struttura. Mi piacciono le vacche medio-grandi, dotate di un buon fondo che permetta loro di massimizzare i consumi alimentari”. Che in questo allevamento dell’areale Dop raggiungono e talora superano i 27 kg di sostanza secca. E qui si apre l’ampio capitolo delle cure alimentari dedicate alla mandria, che non riguardano soltanto la qualità della medica e degli altri foraggi o la composizione della razione, ma anche la preparazione e la distribuzione dell’alimento.

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Dopo la raccolta, i foraggi passano dai due essiccatoi di cui è fornita l’azienda

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Gurinder Shing e Deepak Shing, i due validi dipendenti indiani che affiancano Simone nella quotidiana gestione della mandria
 

Cure alimentari

“Genetica a parte – continua Simone – buona parte del merito delle prestazioni produttive va dato, a mio parere, all’alimentazione. E più vai in su con le performance, e più diventa una questione di dettagli”. Simone ne indica alcuni: ecco il costoso mangime grassato dato alle fresche, per assicurare loro una buona partenza, o l’ottimo fieno di frumento prodotto in azienda, che viene generosamente inserito nella razione delle vacche in produzione, a tutto vantaggio della ruminazione. “Più in generale – sintetizza Simone – utilizzo 5-6 diversi tipi di fieno di qualità e di ottima digeribilità. Nel caso della medica, tendo a rivolgermi al mercato perchè voglio un foraggio che dalle mie analisi risulti contenere almeno il 18% di proteina grezza. Occorre infatti considerare che qui siamo in montagna, per cui la medica di produzione aziendale viene di regola destinata alla rimonta”. Ai foraggi viene affiancato un nucleo, fatto anch’esso analizzare prima dell’acquisto. E la formulazione spetta a un esperto ed apprezzato alimentarista super partes.
“Come prima cosa, quando ho dato avvio alla società unipersonale, ho predisposto una cucina aziendale, per fare in modo che il carrista faccia sempre le razioni al coperto, cosa importante visto il clima piovoso e nevoso che abbiamo quassù. E poi ho voluto che il carrista facesse sempre due carri al giorno, mattina e sera, affinchè le mie vacche consumino sempre cibo fresco”.

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Simone attribuisce al fieno di frumento una notevole spinta a latte

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Le cure dedicate ai vitelli sono ritenute strategiche. Tra queste le copertine, che vista l’altitudine e il clima, caratterizzato da una forte escursione termica, vengono utilizzate da autunno fino a primavera

Fondamentale aggiungere poi che l’unifeed viene riaccostato continuamente alla mangiatoia, ad opera del robot: ogni boccata in più contribuisce a massimizzare l’ingestione di sostanza secca. “Fino a qualche tempo fa – osserva il nostro interlocutore – passavo in stalla ogni notte alle 2.30, per riavvicinare la razione di persona. Poi ho appurato che di notte è meglio non disturbare le vacche: producono di più”.
 

Età media al primo parto

Un altro tassello fondamentale della “gestione Serri” è costituito dalla cure dedicate alla rimonta, che assicurano un’età media al primo parto di 22 mesi. Un risultato anch’esso frutto della triade genetica-alimentazione-ambiente, e che a sua volta è essenziale per massimizzare le produzioni delle prime lattazioni. “Come dicevo prima – osserva Simone – qui in azienda vengono applicati precisi protocolli, che mi aiutano ad accelerare la crescita corporea e a tenere bassa fino quasi ad azzerare la mortalità neonatale. A un’ora dalla nascita il vitello viene colostrato per sonda, con 4 litri di colostro scongelato, prelevato dalla banca. Alla nascita del vitello, infatti, preleviamo il colostro della madre, e prima di stoccarlo lo analizziamo al rifrattometro ed eventualmente lo integriamo utilizzando un colostro in polvere che acquisto da Alta”.

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Simone integra il reddito ottenuto dal latte con la vendita di manze gravide “da Parmigiano Reggiano”

Poi i vitelli, che per una settimana vengono messi sotto lampada e a cui viene subito applicato il sensore auricolare, iniziano con l’alimentazione lattea, offerta per 3 volte al giorno dalla nascita fino al 30esimo giorno di vita.
Al latte ricostituito viene affiancata acqua tiepida, ma soprattutto il mangime prestarter e un po’ di fieno. “Il fieno – spiega Simone – mi serve per stimolare il rumine, ma evito di offrire la medica in cui può esserci l’eventuale presenza di saponine che danno meteorismo. Ma per lo sviluppo delle papille ruminali è determinante il mangime, che offro a partire dalla prima settimana di vita in poi”. Lo svezzamento avviene quando il vitello raddoppia il suo peso alla nascita e se consuma almeno 2,5 kg di mangime al giorno, un traguardo solitamente tagliato, grazie a tutte queste cure, non oltre l’80esimo giorno. Di qui in avanti e fino alla fine della prima gravidanza, la rimonta viene allevata in gruppi su compost barn. Una soluzione molto apprezzata da Simone: “la stalla in cui allevo le vacche è stata costruita nel 2005. Ma se fosse possibile tornare indietro, terrei anche loro su lettiera permanente”.

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Il ricorso alla tecnologia è un altro dei tratti distintivi della gestione Serri
 

Prestazioni riproduttive

Concludiamo infine con le altrettanto altisonanti performance riproduttive, ottenute fecondando a calore naturale, senza ricorrere dunque ai protocolli di sincronizzazione: il PR aziendale è del 32%, in virtù di un CR del 46% e di un HDR del 71%. “Certo – commenta Simone – conta il fatto che la mandria è di dimensioni medio-piccole, e che noi siamo sempre presenti in azienda a guardare le vacche. Ma il salto di qualità ce lo hanno fatto fare i tag auricolari, grazie ai quali riusciamo a individuare anche quelle vacche che tendono a non manifestare il calore. In più il sistema ci indica anche la finestra temporale che abbiamo a disposizione per fecondarle”.

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La sala di mungitura. Da notare la pulizia e il nitore, merito dei dipendenti indiani

Da notare come i sensori auricolari siano un mezzo polivalente, che Simone usa anche per assicurarsi che le sue vacche ruminino bene e che mangino a sufficienza, e che tutti, in azienda, facciano il loro dovere.
“Per il resto – conclude Simone – conta l’applicazione del protocollo messo a punto per il post-parto. Alla nascita del vitello le bovine ricevono due boli di calcio (i Cal24, acquistati da Alta Genetics) e due boli il secondo giorno; al settimo e al 15° giorno vengono sottoposte alle lavande uterine e vengono monitorate settimanalmente dal ginecologo. In questo modo, da quanto ho potuto vedere grazie ai tag auricolari, il primo calore avviene solitamente al 22esimo-25esimo giorno. Ma per coprirle noi attendiamo fino all’80esimo giorno: solo di lì in avanti cerchiamo di essere il più puntuali e precisi possibile”.
L’impressione è che riescano nel loro intento: voi che ne dite?