Sorgo avanti tutta

Il sorgo può essere impiegato con profitto nell’alimentazione della vacca da latte

Gestione mandria

Sorgo avanti tutta

Per i cambiamenti climatici, i problemi di disponibilità idrica, i pregi agronomici e nutrizionali, questo cereale si sta diffondendo nelle aziende zootecniche

Quando in tema di alimentazione della vacca da latte si parla di foraggi di “alta qualità”, si è soliti riferirsi a prodotti dotati non soltanto di ottimi requisiti nutrizionali (contenuto energetico, proteico, minerale, ecc.) ma anche appetibili, di facile collocazione agronomica e di buona resa sul campo.
A tutti questi requisiti sta di fatto rispondendo il sorgo, cereale in parte del passato e di areali zootecnici diversi dal nostro che oggi, rivisitato sotto il profilo genetico (nuove varietà), delle tecniche di coltivazione e di conservazione, e infine nel suo impiego nutrizionale, rappresenta una possibile risposta alle attuali esigenze della zootecnia da latte.
Quello che colpisce del sorgo è la sua ottima appetibilità, legata sia alla buona dotazione in zuccheri (in gran parte pentosi, e quindi complementari agli esosi presenti in altri foraggi o nel melasso), sia alla eccellente degradabilità della fibra. Questo aspetto valorizza ulteriormente il sorgo, che diventa un mezzo per produrre fibra di ottima qualità in condizioni sfavorevoli, come alte temperature estive, scarsa disponibilità d’acqua o scarsa fertilità del terreno. La buona qualità della fibra del sorgo viene ulteriormente espressa da varietà BMR (-20% di lignina rispetto ad altre colture), disponibili sia per i sorghi da sfalcio che per quelli a trinciatura diretta. Di particolare interesse le linee brachitiche, sviluppate per contenere l’allettamento.
 

Pastone di granella

Il sorgo significa dunque fibra di ottima qualità, ma anche amido producibile pure in ambienti con scarsa disponibilità di acqua e senza problematiche di contaminazione da aflatossine.

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Pastone di granella di sorgo bianco

Poiché trattasi di un amido meno degradabile di quello del mais troviamo ottimi riscontri utilizzando il pastone di granella di sorgo, che entra in razionamenti di bovine ad alta produzione (oltre 35 kg di latte di media) in ragione di 5 kg/capo/die come una delle fonti di amido della dieta (tabella 1).
La granella umida del sorgo, una volta trebbiata, viene macinata finemente con un mulino per renderla disponibile alla degradazione ruminale.

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Insilamento

Come apportatore di fibra, il sorgo può essere utilizzato in forma insilata previa trinciatura diretta o previo appassimento. Premesso che tali situazioni prevedono varietà differenti, il sorgo da sfalcio insilato dopo appassimento consente di gestire meglio, se ce ne fosse l’esigenza, l’umidità totale della razione (tabella 2).

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La quota in amido di questi prodotti, pur presente, non va probabilmente ricercata se non per raggiungere una corretta maturità e sostanza secca del prodotto da insilare, poiché la degradabilità dell’amido è limitata dal fatto che il chicco del sorgo è troppo piccolo per venire processato dallo schiacciatore della trincia. Con i due sfalci previsti (talvolta tre), il sorgo da sfalcio insilato in forma appassita consente di raggiungere produzioni per ettaro anche di 170-180 quintali di sostanza secca, a fronte dei 140-150 realizzabili con i sorghi a trinciatura diretta; questa maggior produttività compensa il maggior onere di lavoro collegato a questo tipo di raccolta.

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Come apportatore di fibra, il sorgo può essere utilizzato in forma insilata previa trinciatura diretta o previo appassimento
 

Il segreto? Una perfetta preparazione del terreno

Essendo il sorgo pianta da coltura asciutta, si deve cercare di favorire l’approfondimento radicale e costituire nel terreno riserve idriche le più abbondanti possibile: tutto ciò è possibile per mezzo di lavorazioni profonde fatte tempestivamente, cioè prima dell’inizio della stagione piovosa, come aratura o, meglio ancora, come lavorazione a due strati.
È da escludere ogni possibile coltura intercalare in quanto le scorte d’acqua diminuirebbero, e sarebbe difficile o impossibile preparare il letto di semina con la perfezione che il sorgo richiede. Infatti la piccolezza del seme, la delicatezza delle plantule e la tarda data di semina impongono una preparazione del terreno estremamente accurata.
Nei terreni argillosi è necessario che il terreno sia preparato durante l’autunno e l’inverno, con energiche erpicature ed estirpatore, in modo tale che alla semina la superficie sia già ben livellata ed amminutata (letto di semina molto fine), tanto da richiedere soltanto l’intervento di erpici leggeri che smuovano solo uno strato superficialissimo. Solo in tal modo, lasciando agli agenti atmosferici il compito di perfezionare lo sminuzzamento del terreno superficiale ed evitando di rimescolare poi gli strati, si può sperare di mettere i semi in condizioni propizie alla germinazione e all’emergenza: terreno amminutato così da aderire bene ai semi, umido già alla limitata profondità (20-30 mm) a cui vanno messi i semi, strutturato in modo tale da prevenire la formazione di crosta. (Daniele Zaramella, Tecnozoo)
 

In conclusione

Come fonte di amido, il sorgo si avvicina ai livelli del mais, ma non lo raggiunge, e presenta inoltre una minore degradabilità, che la forma umida insilata in parte compensa; tuttavia il sorgo è interessante sotto il profilo della sicurezza igienica per l’assenza di aflatossina e, non ultimo, rispetto al mais presenta un costo di produzione competitivo, specialmente in areali difficili dove ci si aspetta comunque produzioni di 60-70 quintali/ha di granella umida (tabella 3).

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Il sorgo rappresenta dunque un’ottima opportunità come fonte di buona fibra e di amido in condizioni di alta produzione di latte; se ben gestito dal punto di vista nutrizionale, in senso economico e agronomico esso costituisce una valida alternativa alla produzione del mais e di altre foraggere, in un’ottica di rotazione colturale e di sostenibilità.


di Pierantonio Boldrin e Matteo Tommasin, Tecnozoo di Piombino Dese (Pd)