L’indice è mobile

La variabilità degli indici nel tempo è oggettiva: attenzione a non incorrere in errori nella scelta dei tori

Gestione mandria

L’indice è mobile

Migliorano di continuo, diventando sempre più affidabili, ma proprio per questo cambiano anche frequentemente, lasciando interdetti gli stessi allevatori

Ad ogni uscita ufficiale degli indici, qualcosa cambia. Grazie alle nuove informazioni raccolte sulle figlie in produzione escono nuovi provati e questo influenza il loro indice genetico e perfeziona la stima degli indici genomici dei loro discendenti. Ad ogni uscita può succedere che vengano aggiornati gli indici di selezione, come è successo al PFT questo dicembre, oppure che vengano perfezionati o corretti i modelli di stima per rendere gli indici più accurati e stabili. Questo, ad esempio, è successo negli Stati Uniti agli indici per la fertilità delle figlie lo scorso agosto.
Variare è caratteristica intrinseca degli indici genetici anche se questo loro aspetto non piace troppo a nessuno di coloro che utilizzano questi numeri per scegliere madri e padri di toro, i tori per la FA o le femmine per la rimonta. Questa variabilità non pregiudica però la loro efficacia nel migliorare il valore genetico delle bovine allevate in tutto il mondo e delle performance ad essere collegate.

tori, genetica, indici di selezione, shutterstock
In Olanda le scale sulle quali sono espressi gli indici sono completamente diverse rispetto a quelle italiane
 

Cos’è un indice genetico?

Un indice genetico è la migliore stima del valore che sta scritto nel patrimonio genetico di un soggetto e che può essere trasmesso alla progenie. Viene calcolato combinando fra loro i dati produttivi, morfologici, riproduttivi funzionali delle bovine da latte con le loro informazioni anagrafiche. È lo strumento che dagli anni ‘80 viene utilizzato per scegliere i migliori tori per la fecondazione artificiale e che ha permesso alla Frisona, per esempio, di arrivare alle impressionanti produzioni di oggi o di recuperare qualità in termini di grasso e proteina dai minimi di inizio anni ‘90.
Essendo una stima non è un dato certo ed è soggetto a cambiamenti. Cambia perchè vengono migliorati i modelli statistici utilizzati per la stima, cambia perchè viene aggiornata la base genetica. Un indice composto cambia perchè viene aggiornata la sua formulazione, ogni indice, infine, cambia perchè cambiano le informazioni utilizzate per stimarlo. Insomma è una caratteristica intrinseca nell’indice stesso il variare nel tempo tanto è vero che ogni indice è accompagnato dall’attendibilità che da una misura di quanta incertezza c’è intorno a quella stima puntuale. Come fare sì che questa variabilità non pregiudichi i programmi di selezione aziendale? Conoscendola innanzitutto.

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Negli Stati Uniti, come in Germania e nei Paesi Bassi la base genetica viene aggiornata ogni 5 anni
 

Perché gli indici variano

Che cosa influenza la variabilità degli indici? La principale e naturale fonte di variazione sono i dati. Se si verifica attraverso un’analisi genomica che un soggetto non è figlio di un certo toro, ma di un altro, il suo indice cambia. Come normale evoluzione della stima di un indice si registrano variazioni in funzione delle nuove informazioni raccolte su un soggetto (lattazioni delle figlie, dato da provato del padre se il toro è genomico). La variabilità degli indici legata a questi fattori è riportata in Tabella 1 per le principali tipologie di indici pubblicate in Italia.

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All’inizio della vita di un soggetto maschio o femmina la miglior stima del suo valore genetico è data dalla media degli indici genetici dei suoi genitori (l’indice pedigree) la cui attendibilità per PFT e/o latte è intorno al 35%. È un indice molto poco attendibile perchè si sa bene che non tutti i soggetti ereditano gli stessi identici geni dai genitori. Per un soggetto con indice previsto 1000 kg a latte si presume che possa variare di quasi 500 kg in più o in meno.
Oggi, grazie alla genomica, effettuando un test presso un laboratorio di analisi e calcolando il valore dei marcatori, si ha una stima del valore genetico di un soggetto che ha una attendibilità vicina al 75%, molto superiore a quelle di un indice pedigree. Si può avere una idea abbastanza precisa di chi ha ereditato i geni migliori dai genitori. La variazione attesa legata all’arrivo di nuove informazioni, in questo caso, è in media pari a ± 305 kg. Per una bovina non genotipizzata, una volta raccolte informazioni sulle sue lattazioni, l’attendibilità può arrivare a circa il 50% con una variazione attesa pari a ± 424 kg.
All’arrivo dei dati sulle figlie la stima del valore genetico di un toro si perfeziona e la sua attendibilità arriva vicina al 95% per i tori in prima uscita come provati. La variabilità attesa è ora in media di ±150 kg. I tori con attendibilità massima, pari cioè al 99%, che hanno migliaia e migliaia di figlie, che rendono molto stabile la stima del valore genetico del riproduttore, hanno una variabilità media attesa di ± 60 kg. Tutto questo vale per un singolo toro mentre per un gruppo di animali, che sia la mandria nel suo complesso o il gruppo di tori scelti per gli accoppiamenti, quando un sistema di valutazioni genetico e/o genomiche è stabile e corretto, il valore genetico rimane costante.
Il modo migliore di misurare questo fatto è confrontare fra loro la media degli indici pedigree dei figli di un certo toro e la media dei loro indici genomici come gruppo: i due valori sono equivalenti, ma il valore dei singoli animali su scala genomica è molto diverso da quello dato dall’indice pedigree.
 

Aggiornamenti dell’indice di selezione

Una considerazione a parte meritano le variazioni nella formulazione degli indici di selezione nazionali come PFT, IES, ICS-PR, TPI, Net Merit o LPI per citare alcuni dei più conosciuti. In questo caso l’aggiornamento è legato a due elementi e cioè:
a) le mutate condizioni economico-produttive;
b) la disponibilità di nuovi indici per la scelta dei migliori riproduttori.
Questi aggiornamenti non cambiano la stima dei singoli caratteri di un soggetto ma influenzano le classifiche più utilizzate per la scelta di padri e madri di toro e quindi possono cambiare la posizione in classifica ufficiale di singoli soggetti. Questi aggiornamenti sono necessari per far sì che tutto il processo selettivo sia indirizzato verso un miglioramento della redditività delle bovine allevate. Nell’aggiornamento del PFT avvenuto nella valutazione di dicembre 2019 si è voluto dare meno importanza alla produzione e alla morfologia per valorizzare la fertilità e introdurre l’indice mastite. Allo stesso tempo il rapporto tra grasso e proteina è cambiato a favore del primo, variabile che oggi un valore economico superiore al passato.
Le tendenze di mercato, le valutazioni economiche fatte per lo sviluppo dello IES e dell’ICS-PR e le nuove normative sul benessere richiedono infatti animali non solo più produttivi, ma anche più sani e robusti e per queste ragioni il PFT è stato aggiornato nella sua composizione.

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La variabilità degli indici nel tempo è oggettiva e occorre una strategia aziendale adeguata per non incorrere in pesanti errori nella scelta dei tori
 

Anche la base genetica cambia

Un altro elemento che normalmente contribuisce a far cambiare il valore assoluto dell’indice è l’aggiornamento della base genetica. La base genetica rappresenta lo “zero” (o “cento” a seconda della scala utilizzata) dell’indice, ovvero il punto rispetto al quale vengono identificati gli animali che trasmettono un valore genetico superiore da quelli che invece non lo fanno.
In Italia viene utilizzata una base genetica mobile, un riferimento, cioè, che ogni anno in corrispondenza della valutazione genetica ufficiale di aprile viene aggiornato. Lo stesso sistema viene adottato in Canada ed in Francia. Ogni anno, quindi, gli indici mediamente si spostano all’indietro perchè, essendo la popolazione sottoposta ad un processo continuo di miglioramento grazie alle scelte di tecnici dei centri di FA e degli allevatori, le bovine nate sette anni prima della data di valutazione sono migliorate rispetto a quelle nate nell’anno precedente, che facevano da riferimento per il calcolo degli indici fino alla valutazione di aprile. Negli Stati Uniti, come in Germania e nei Paesi Bassi la base genetica viene aggiornata ogni 5 anni e per questo viene chiamata “fissa”, il prossimo aggiornamento è previsto nel 2020 ed il riferimento sarà ai soggetti nati 5 anni prima ovvero nel 2015. Non esiste una regola condivisa su quando effettuare il cambio durante l’anno, ma in linea generale viene aggiornata o nella valutazione di dicembre dell’anno prima di quello ufficiale dell’aggiornamento o in quella di aprile. L’ultima volta che la base fissa è stata aggiornata è successo a dicembre 2014 per gli Stati Uniti e ad aprile 2015 per Paesi Bassi e Germania.
Per il 2020 il cambio base avverrà per tutti molto probabilmente ad aprile 2020.
La Tabella 2 riporta l’entità del cambio base registrata per la base fissa negli Stati Uniti nel dicembre del 2014 e per l’Italia lo scorso aprile.
C’è molta discussione su quale sia il sistema migliore fra i due, ci sono i pro e i contro per entrambe le soluzioni. È certamente un fatto che cambiare ogni anno esprime sempre il valore degli indici rispetto al valore delle pluripare presenti in stalla e introduce variazioni graduali ogni anno su ogni carattere. La base fissa, invece, all’inizio si riferisce agli animali di secondo/terzo parto e verso la fine del quinquennio si riferisce a bovine nate 10 anni prima, cioè le vacche di 7-8 parti che è molto poco probabile siano ancora presenti in tutti gli allevamenti.
La variazione ogni 5 anni inoltre è molto significativa e richiede sempre qualche tempo per essere “digerita”.

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Paesi diversi, scale diverse

Una curiosa fonte di variabilità degli indici è quella che si osserva muovendosi da un Paese all’altro. Cambiano i sistemi di valutazione genetica perchè si adattano alla modalità e alla qualità della raccolta dati specifica del Paese, ma anche la scala su cui vengono pubblicati gli indici. È proprio il caso di dire “Paese che vai indice che trovi”. La tabella 3, qui sotto, riporta una sintesi non esaustiva delle scale su cui vengono pubblicati gli indici nei Paesi più conosciuti. Si va dagli Stati Uniti, in cui, fatta eccezione per gli indici morfologici che sono espressi su una scala con media 0 e deviazione standard pari a 1 come in Italia, ogni indice è espresso sulla sua scala originale, a Paesi come Germania, Paesi Nordici ed Olanda in cui si utilizza una scala con media a 100 e deviazione standard pari a 12, 4 e 10 rispettivamente.
In Italia le scale degli indici sono di tre tipi:
1) gli indici produttivi sono espressi sulla loro scala originale (kg e %);
2) quelli morfologici su una scala con media 0 e deviazione standard 1;
3) gli indici funzionali su una scala con media 100 e deviazione standard pari a 5.

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Variazioni dei modelli

Un po’ più complessa è la variazione che può essere introdotta negli indici quando si cambia modello di valutazione genetica. L’obiettivo generale di queste modifiche è sempre quello di rendere la stima del valore genetico più accurata e quindi più stabile nel tempo, ma al momento dell’introduzione del nuovo sistema le differenze che è possibile osservare nelle classifiche possono essere anche molto significative.
Chi si occupava di indici genetici di Frisona nel 2004 quando si è passati da un modello che utilizzava le lattazioni ad un modello che utilizza i controlli giornalieri ricorda che le differenze registrate sui caratteri produttivi sono risultate importanti su tanti soggetti maschi e femmine.
Un evento simile ha interessato negli Stati Uniti lo scorso agosto, legato al perfezionamento del calcolo dell’indice fertilità delle figlie dei tori che ha scombussolato la classifica TPI, quella a Net Merit e le classifiche dei tori genomici legati alle linee genetiche sa un po’ in tutto il mondo.


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Per migliorare gli indici genetici bisogna lavorare su gruppi di animali all’interno di una strategia precisa
 

Strategie di utilizzo degli indici

Come sopravvivere nell’universo degli indici che è in costante mutazione? Come mettersi al riparo da sorprese e migliorare con efficacia il livello genetico prima e di latte prodotto, parti registrati, punteggi morfologici, gravidanze al primo intervento osservate poi? La soluzione è sempre la stessa: lavorare su gruppi di animali all’interno di una strategia precisa. Quella cioè che ha obiettivi chiari e definiti, e strumenti e strategie costanti per un certo numero di anni. Si guarda al valore del gruppo piuttosto che a quello dell’individuo in modo da garantirsi una sostanziale stabilità nel tempo.
Se siete allevatori che puntano all’eccellenza genetica delle madri dei tori o dei torelli da avviare alla FA ci sono più rischi da correre ed il discorso è necessariamente diverso. In questo caso il suggerimento è quello di puntare ai valori più alti ma diversificando le scelte: quindi ET con più di uno dei migliori tori disponibili e non solo sulla vitella più alta di tutte, ma anche su quelle poco più sotto o che magari mostrano qualche eccellenza particolare. 

di Fabiola Canavesi