L’era della genetica di precisione è già iniziata

La genotipizzazione ci consente di conoscere le potenziali performance di una futura lattifera già da quando è vitella

Attualità

L’era della genetica di precisione è già iniziata

Proposta: suddividiamo la mandria per indice genetico medio omogeneo, personalizzando l’alimentazione in funzione del potenziale genetico dei singoli soggetti. Lo potremmo fare già domani

 

L’evoluzione tecnologica in agricoltura degli ultimi anni sta raggiungendo livelli inimmaginabili. Basti pensare alle tecniche di “precision farming”, rese possibili grazie all’impiego di controlli satellitari, droni e di macchine innovative, che consentono un’importante riduzione nell’uso di fitofarmaci e concimi, rendendo l’agricoltura sempre più rispettosa dell’ambiente e della salute dei consumatori. Allo stesso modo anche le stalle dove ospitiamo le nostre vacche sono sempre più tecnologiche: si va dai sistemi di ventilazione tarati con l’analisi dei parametri ambientali alla robotizzazione della mungitura, della distribuzione della razione, nonché della pulizia interna.
Anche per quanto riguarda la selezione, lo studio del genoma e l’uso mirato del seme sessato permettono di costruire in breve tempo vacche sempre molto più resistenti alle malattie, più performanti e con una migliore conversione alimentare, la cosiddetta “feed efficiency” (efficienza alimentare).
Dal genoma di ogni singolo animale ricaviamo molteplici informazioni: dal profilo caseinico alla conoscenza degli aplotipi, da una maggiore accuratezza degli indici alla corretta identificazione degli animali, ma otteniamo anche informazioni sulla resistenza alle maggiori patologie, nonché sull’efficienza alimentare. Si potrebbe fare un lungo elenco di queste informazioni utili, ricordando che nel report genomico di ogni singola bovina sono circa 200 le informazioni importanti che possiamo valutare ed utilizzare per la selezione.

 

Cambio di paradigma

È tempo quindi di parlare di un nuovo approccio alla selezione, quello della “genetica di precisione”. Con questo termine intendiamo l’uso delle informazioni genetiche finalizzate al miglioramento del profitto aziendale. Dallo studio del genoma femminile e da una scelta mirata dei tori, si ottengono bovine molto più performanti che possono raggiungere risultati produttivi impressionanti.
La conoscenza di queste informazioni, inserite nel contesto della gestione aziendale, permette di identificare il potenziale produttivo di ogni singolo soggetto presente in azienda. Attraverso un’analisi corretta, si può poi arrivare fino alla personalizzazione delle razioni per soddisfare i fabbisogni nutritivi di ogni singolo soggetto, tutto questo determinato dal potenziale genetico di ogni singola bovina.

 

Dati concreti

Facciamo un esempio pratico. Utilizzando i dati ricavati dalle informazioni del Libro genealogico Anafibj, prendendo un campione di oltre 1.000 stalle di una zona omogenea (Milano-Lodi-Cremona-Pavia) con tipologie produttive simili, abbiamo messo in relazione l’indice genetico latte con la produzione media per stalla. Come si vede dalla tabella 1, all’indice genetico medio di ogni singolo allevamento corrisponde un dato produttivo.

 

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Le stalle che hanno un indice a latte superiore a 1.000 kg hanno mediamente prodotto oltre i 13.000 kg per capo. Le stalle, invece, che hanno un indice medio a latte tra 500 e 600 kg hanno mediamente prodotto 11.000 kg di latte per capo. Detta in altri termini, più è alto l’indice a latte, più alte sono le produzioni medie aziendali, come è ovvio aspettarsi, e viceversa.
Se lo stesso tipo di analisi la facciamo all’interno di ogni singolo allevamento, vedremo che le nostre bovine con indice a latte più alto, generalmente hanno produzioni più elevate rispetto a quelle che hanno un indice più basso. Il potenziale genetico è altamente correlato con la produzione reale.

 

Nuovi modelli gestionali

Da allevatori siamo abituati a pensare alla nostra mandria come “media” o come “gruppi”. Le razioni alimentari sono fatte stimando la produzione, l’ingestione e altri parametri ricavati dalle analisi dei foraggi. Difficilmente viene correlata la razione con il vero potenziale genetico della mandria. Ma con la “genetica di precisione” possiamo pensare ad un nuovo modello di gestione delle nostre vacche. Affiancando alle informazioni genetiche un’alimentazione più mirata, si soddisfano maggiormente le esigenze nutritive delle vacche ad alto potenziale genetico, permettendo alle stesse di esprimere la massima produttività.
Se pensiamo alla stalla come la “media di latte che faccio è …”, le domande che possiamo porci sono le seguenti: che produzione mediamente posso ottenere dalle mie vacche in base al loro potenziale genetico? Il quantitativo di latte che le mie vacche stanno producendo è quello atteso? Cosa mi posso aspettare dalle manze che partoriranno l’anno prossimo? E le vitelle che partoriranno entro i prossimi due anni che latte mi potranno produrre?
Per visualizzare i concetti con un esempio concreto esaminiamo una stalla che ha i dati riportati in tabella 2. Quelle riportate in tabella 2 sono le vacche in produzione, divise per anno di nascita con espressi i valori medi degli indici principali.
La media dei kg di latte di tutta la stalla è di 581: quindi la produzione prevista dalla tabella 1 dovrebbe essere di 11.000 kg, media produttiva/capo.
Nel 2022 la produzione media aziendale è stata di 11.203 kg di latte; quindi, la produzione reale corrisponde grossomodo alla produzione attesa dal valore genetico delle bovine in produzione. Le manze, sempre divise per anno di nascita, hanno i valori riportati in tabella 3.

 

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Quindi, in accordo con la tabella 1, possiamo aspettarci che le manze che partoriranno nel 2024 avranno un potenziale produttivo superiore ai 12.000 kg di latte, mentre le vitelle nate nel 2023 che partoriranno nel 2025 hanno un potenziale produttivo superiore ai 13.000 kg. Se ipoteticamente l’allevatore eliminasse nel 2024 le vacche meno alte ad indice latte, cioè quelle nate dal 2015 al 2018 – ripeto, ipoteticamente – la media dell’indice latte delle vacche del 2024 sarebbe di 719, che corrisponde a un potenziale produttivo di 12.000 kg. Nelle stalle di dimensioni che lo consentono, si può pensare a creare gruppi divisi per indice genetico medio omogeneo, personalizzando l’alimentazione in funzione del loro potenziale genetico.

 

L’aiuto del robot

Chi ha il robot di mungitura è facilitato nel compito: i robot sono anche degli auto-alimentatori dove è possibile personalizzare il quantitativo di mangime somministrato in funzione del valore genetico della bovina. Se abbiamo indici produttivi più alti, possiamo sostenere le loro produzioni con un supplemento di mangime in più rispetto a quello determinato dall’algoritmo stabilito dal software gestionale del robot.
Il futuro delle stalle tradizionali probabilmente guarderà anche al passato? In un certo senso sì, visto che per soddisfare le esigenze legate al valore genetico si possa pensare alla reintroduzione degli auto-alimentatori a sostegno dell’alimentazione unifeed, dove sarà quindi possibile personalizzare in modo accurato in funzione del valore genetico, il quantitativo di mangime somministrato.

 

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I robot sono anche degli auto-alimentatori, dove è possibile personalizzare il quantitativo di mangime somministrato in funzione del valore genetico della bovina

 

Futuro positivo

Se pensiamo che oggi abbiamo parlato solo di produzioni legate all’indice latte, immaginiamo di aggiungere a tutto questo le informazioni genetiche legate ad altri caratteri produttivi, in particolare l’efficienza alimentare, e possiamo solo immaginare i potenziali sviluppi.
Dove possiamo arrivare con la genetica di precisione? È facile pensare che utilizzando le informazioni che già abbiamo, seguendo strategie opportune di selezione e adeguando le nostre strutture con le nuove tecnologie, sarà possibile in breve tempo raggiungere stabilmente produzioni medie sopra i 15.000 kg di latte con animali più efficienti, sani e longevi.

 

di Giovanni Ramella, genetista