Svelate le scelte alimentari dei giovani

Attualità

Svelate le scelte alimentari dei giovani

A rivelarlo è l'Università di Torino che, nell'ambito del progetto Filierba, ha studiato i consumi di carne, latte e formaggi della Generazione Z e Millennials

Una recente indagine di mercato condotta dal Dipartimento di Management dell’Università di Torino ha messo in evidenza il comportamento delle nuove generazioni nei confronti degli alimenti di origine animale. Il sondaggio, avviato nel 2022 e concluso nei giorni scorsi, è stato somministrato grazie al coordinamento del Prof. Giovanni Peira nell’ambito di Filierba, il progetto che studia le filiere alimentari in cui l’alimentazione dei bovini sia basata sull’uso di foraggi polifiti (quelli composti da almeno cinque essenze vegetali diverse). Studio che ha fatto emergere le competenze dei consumatori, i loro orientamenti e la disponibilità all’acquisto di generi alimentari non omologati e di qualità diversa dal comune, e dunque più difficili da reperire sul mercato.

 

I partecipanti sono giovani


Sono state 1750 le persone che hanno risposto al questionario: in prevalenza (ma non solo) giovani, impegnati negli studi e soprattutto donne. L’indagine ha riguardato le abitudini al consumo e la percezione che i Millennials e gli appartenenti alla Generazione Z hanno della carne e dei prodotti lattiero-caseari suddetti.  I dati raccolti mostrano una ripartizione per genere in cui le donne hanno partecipato in misura maggiore rispetto agli uomini (71% contro 29%), i diplomati superano i laureati (58% vs. 42%) e gli studenti sono più degli occupati (77% vs. 20%). La prevalenza dei giovani è schiacciante (81%), con il 25% di essi nella fascia di età tra i 25 e i 30 anni e il 56% che tra i 18 e i 25 anni. Consistente anche la presenza di intervistati tra i 30 e i 50 anni (15%), e marginale quella degli over 50 (4%). L’ultimo dato è quello regionale, con l’88% dei domiciliati in Piemonte e il 12% nelle altre regioni italiane.

 

Gli animali e l’ambiente contano


Tra le abitudini generali di consumo si registra che il 90% circa del campione intervistato (dato medio) consuma carne bovina (86%) e prodotti lattiero-caseari (93% complessivo; più in dettaglio: 75% formaggio, 69% latte, 65% burro), senza però essere troppo coinvolto negli acquisti (45% per la carne, 58% per i prodotti lattiero-caseari). Le due tipologie di prodotto hanno fatto registrare un’elevata frequenza di consumo, con il 70% delle persone che ha dichiarato di mangiare carne e prodotti lattiero-caseari una o più volte a settimana. Tra gli elementi tenuti in considerazione nelle scelte di acquisto poi, si evidenziano freschezza, sapore e modalità di produzioni rispettose degli animali e dell’ambiente, mentre tra gli aspetti ritenuti trascurabili figurano i marchi di aziende e associazioni per la tutela delle razze bovine, quelli delle catene di distribuzione, e i prodotti presentati come “premium”. Interessante è anche la risposta alle domande inerenti le tipologie di allevamento: il 28% degli intervistati afferma di conoscere il tipo di alimentazione impiegato, mentre il 72% risponde in maniera negativa. Più in particolare, alla domanda “quanto sono importanti secondo lei le caratteristiche riguardanti i mangimi per i bovini?”, le affermazioni registrate mettono in luce una grande attenzione all’assenza di farmaci, all’origine locale e alla produzione biologica, ma non all’alimentazione, che invece ha un peso fondamentale. 

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Per ogni categoria di consumo, viene indicata la percentuale di consumatori che ha dichiarato di consumarla (in verde) e dei consumatori che non la consumano (in arancione)

 

Più carne e latte da erba e fieno 


Entrando ancor più nel dettaglio e avvicinandoci alle finalità del progetto Filierba si registra che il 32% dei consumatori è al corrente dell’esistenza di prodotti lattiero-caseari e di carni provenienti da animali alimentati con foraggi freschi (erba fresca) e conservati (fieno e insilato) di provenienza prativa, denominati comunemente “erba-fieno”, “grass-fed” o anche “pasture-fed”. La cognizione di ciò deriva da informazioni acquisite in rete, presso l’università o la famiglia. Al momento però, solo il 17% del campione ha consumato questi prodotti: principalmente formaggi e carni, e in misura minore latte, yogurt e burro. Tali acquisti sono effettuati nell’ordine presso aziende agricole, in negozi di prossimità e nei supermercati. Dall’indagine è emerso anche che i due terzi dei consumatori (66%) ha espresso propensione all’acquisto dei prodotti ottenuti da foraggi polifiti, il 13% ha risposto negativamente e il 21% non sa. Ancora una volta l’attenzione degli intervistati è principalmente rivolta verso carni e formaggi, e riguarda in misura minore latte, yogurt e burro. La maggior parte dei consumatori (72%) ha indicato un maggior interesse all’acquisto di tali prodotti se fossero disponibili maggiori informazioni circa la tracciabilità e la filiera produttiva. Infine l’aspetto economico: per garantirsi prodotti da animali alimentati con almeno il 60% di foraggi polifiti, il 52% degli intervistati si dichiara disposto a spendere “il 20% in più” rispetto ai prodotti convenzionali, mentre il 20% si spingerebbe anche ad un +40%. Tra chi non intende spendere cifre maggiori si registrano il 21% di persone che vorrebbero prezzi in linea con i prodotti comunemente in commercio, e solo il 7% che riterrebbe di dover pagare di meno.

 

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Viene riportata la disponibilità a pagare per prodotti lattiero-caseari e carne bovina ottenuti con un’alimentazione di almeno il 60% di foraggi polifiti. Sull’asse verticale viene riportata la percentuale degli intervistati; su quello orizzontale le disponibilità a pagare

 

 

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Il 68% del campione non ha mai sentito parlare dei prodotti grass-fed, il 15% ne ha già sentito parlare ma non li ha mai consumati, mentre il 17% li ha già consumati almeno una volta