Romagna, gli aiuti sono ancora ben accetti

Le campagne intorno a Conselice (Ra) dopo l’alluvione del 16-17 maggio (foto A.Fucci). In Romagna sono stati 23 i corsi d’acqua esondati

Attualità

Romagna, gli aiuti sono ancora ben accetti

È quanto emerge dalle storie che ci hanno raccontato gli allevatori colpiti dalle alluvioni dello scorso maggio, e che all’indomani della catastrofe siamo andati a trovare in stalla. Il fango è stato spazzato via, ma i danni restano

 

Per avere idea di cosa sia successo lo scorso 16-17 maggio nel triangolo di pianura compresa tra Bologna, Rimini e Ravenna, e più su, sugli Appennini, bastano i dati diramati dalla Regione Emilia-Romagna: 350 i milioni di metri cubi d’acqua caduti nel giro di poche ore – pari a oltre 10 volte la capienza dell’ormai famosa diga di Ridracoli – ben 800 i chilometri quadrati di territorio interessato e 100 i Comuni coinvolti, 23 i corsi d’acqua esondati, 376 le principali frane tra collina e montagna, più di 600 strade, di vario ordine e grado, interrotte.
Nell’occhio del ciclone l’agricoltura: colpito il 42% della Sau regionale e quasi un’azienda agricola su due: il 30% circa delle aziende emiliano romagnole è infatti posizionato nei Comuni con allagamenti e il 19% in quelli con frane. In ginocchio i due principali fiori all’occhiello del settore primario romagnolo – la frutticoltura e l’avicoltura, con diverse migliaia di capi morti – ma gravemente danneggiati risultano anche il comparto suinicolo, e una nicchia di eccellenza come la filiera dei foraggi disidratati.
E la zootecnia bovina? È quello che abbiamo cercato di capire a distanza di pochi giorni dalla catastrofe, spostandoci da Bologna in direzione della costa adriatica. Prima tappa, San Lorenzo di Lugo (Ra), dove accompagnati da Sandro Perini dell’Araer – l’associazione regionale allevatori che con il suo progetto “Solidarietà sopravvivenza animali da reddito” sta concretamente prestando soccorso alle aziende colpite – abbiamo incontrato Emilio Donati, appassionato allevatore di bovini (e di colombi) di razza Romagnola.

 

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San Lorenzo di Lugo (Ra): ecco come abbiamo trovato, a distanza di pochi giorni dalla catastrofe, l’ingresso dell’azienda agricola Donati Emilio

 

Un fiume in casa

“Il fiume Santerno – ci racconta Emilio con quello stesso sguardo che abbiamo incrociato anche nel 2012, nelle stalle del terremoto dell’Emilia – ha rotto gli argini a breve distanza da qui, e nel giro di pochi attimi si è messo a scorrere tra la nostra abitazione e la cantina. Un flusso impetuoso, che ha raggiunto un’altezza di un metro e 60 centimetri: così ci sono morte annegate 22 pecore di razza Ile de France, 84 colombi di razza Romagnola e Piacentina, in selezione da più di 40 anni, e 27 galline ovaiole. Invece siamo riusciti a salvare i 2 asini e soprattutto i 26 bovini di razza Romagnola: la stalla è stata inondata, ma abbiamo subito gettato nell’acqua i balloni di paglia che avevamo a disposizione. Questi, insieme all’acqua, hanno fatto spessore, e le vacche si sono salvate. Abbiamo subito messo al sicuro anche il bidone dell’azoto, che per noi che produciamo soltanto capi da vita, è come una cassaforte”.

 

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Emilio Donati, terza generazione di allevatori di bovini di razza Romagnola. In azienda c’è anche il figlio Stefano, quarta generazione

 

Del tutto compromessa, invece, la produzione agricola: “le scorte alimentari scarseggiano, per cui non appena avremo finito di ripulire il fienile, chiederemo all’Araer di rifornirci di fieno e mangimi. Senza dimenticare che sì, le nostre vacche nutrici si sono salvate, ma sono dimagrite, nervose, fanno meno latte e i vitelli hanno fame, ma purtroppo mancano gli sfarinati. E lo stress di questi giorni avrà sicuramente un impatto negativo anche sulle future performance riproduttive”.

 

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Dopo aver rotto l’argine, il fiume Santerno scorreva nell’azienda agricola e nella stalla della famiglia Donati (immagine di Stefano Donati)


La solidarietà portata dagli altri allevatori, ma anche dai compaesani e dai semplici cittadini venuti fino a qui armati di vecchi trattori, di vanghe e di tanta buona volontà, rimane tra i pochi aspetti positivi di questa terrificante esperienza. “Tornare alla normalità sarà lunga – sottolinea il figlio di Emilio, Stefano Donati – ma l’importante è che continuino ad arrivare gli aiuti, senza i quali è assolutamente impensabile tirarsi fuori da questa catastrofe”.

 

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Azienda Donati Emilio: i riconoscimenti vinti alle mostre di razza sono stati salvati e ripuliti dal fango

 

Disastro in campagna

Meno grave, invece, il bilancio per la famiglia Liverani, produttori di latte bovino nelle campagne di Conventello (Ra), tra Senio e Lamone: “qui da noi – spiega Dennis Liverani – il canale che scorre vicino a casa è tracimato, ma per fortuna non ha rotto gli argini. Per cui i campi si sono allagati, ma la stalla no: tutto intorno avevamo predisposto un argine di letame e terra, ma l’acqua si è fermata a 20 metri. Certo, ce la siamo visto brutta: eravamo in costante contatto con la Protezione civile ed eravamo pronti ad evacuare gli animali, ma per fortuna non ce n’è stato bisogno”. Quasi azzerata la produzione foraggera: “avevamo un miscuglio di essenze foraggere pronto da sfalciare che è andato completamente perso: adesso lo raccoglieremo per liberare il terreno e per prepararlo in vista del prossimo anno. Gli aiuti portati dall’Araer? Per adesso abbiamo lasciato il fieno a chi ne aveva più bisogno, visto che abbiamo acquistato dal nostro vicino un primo taglio di medica che altrimenti sarebbe stato destinato alla disidratazione. Ci sono andati sott’acqua anche alcuni ettari di mais da pastone: lì faremo del ceroso, e per sostituire il pastone compreremo della farina. Certo, sono costi aggiuntivi, ma non abbiamo alternative”.

 

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In moltissime aziende, i campi di medica sono stati sommersi

 

Nella “palude” di Conselice

Chi invece è stato travolto in pieno dalle alluvioni, quella del 16 ma anche quella del 2 maggio, sono i due allevamenti di vacche da latte di Conselice (Ra). “Con l’esondazione del 2 maggio – riferisce sconsolato Giampietro Sabbatani, direttore della cooperativa Cab Massari – le acque ci avevano già invaso 1.600 ettari di campagna. Poi, il 16 maggio, il fiume Sillaro ha rotto gli argini qui vicino, per cui gli stessi 1.600 ettari sono tornati sott’acqua, ma in più abbiamo avuto danni all’agriturismo, in stalla e al nostro biodigestore, che è rimasto fermo per una decina di giorni. Infine, con la rotta del Santerno, ci sono stati inondati ulteriori 850 ettari di campagna”. Ingentissimi, quindi, i danni: “quest’anno avevamo investito a medica 270 ettari, di cui 250 adesso sono praticamente morti. Concetto analogo per i 700 ettari di frumento, che ci dovevano servire anche per la paglia destinata al nostro e ad altri allevamenti. Speriamo solo che nei mesi a venire abbiano un seguito le iniziative di solidarietà, di cui abbiamo beneficiato nei giorni della catastrofe”.

 

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Il direttore della Cooperativa Cab Massari, Giampietro Sabbatani

 

Quando Conselice era isolata dal resto del mondo, una lunga teoria di trattori guidati dai soci del 4 Madonne Caseificio dell’Emilia di Modena ha infatti solcato le acque per portare ai colleghi romagnoli una generosa fornitura di paglia e fieno. Uno scambio di solidarietà, visto che gli allevamenti di Conselice avevano soccorso il caseificio emiliano in occasione del terremoto del 2012. Ma oltre che dal mondo degli allevatori e della cooperazione, non sono mancati gli aiuti dei privati: un salvagente nella tempesta.

 

Latte perso

Ci trasferiamo nella stalla dove i soci della cooperativa – 90, che nei giorni della catastrofe sono stati quasi tutti sfollati dalle loro abitazioni – mungono 170-180 vacche, in gran parte incroci di Frisona e Jersey, per la produzione di latte biologico. “Fortunatamente – ci spiega ancora Sabbatani – la mandria non ha subito grandi danni. Prima dell’inondazione avevamo protetto la stalla con argini di terra e letame, e quando questa barriera è stata travolta, abbiamo fatto in modo di sopraelevare le lettiere, aggiungendo via via grandi quantità di paglia. Per cui le vacche si bagnavano i piedi quando andavano a mangiare, ma se non altro riposavano all’asciutto”. Trattandosi di tipi genetici resistenti allo stress, e per giunta poco spinti dal punto di vista dietetico, la produzione di latte non ha subito enormi scossoni. “Un po’ di latte, naturalmente, è andato perso – puntualizza ancora Sabbatani – visto che normalmente mungiamo 1.100 ettolitri al mese e a maggio siamo arrivati soltanto a 1.000. Questo più che altro perchè è stato difficile abbeverare la mandria”.

 

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Cooperativa Cab Massari: i paddock delle manze durante l’emergenza e, sotto, a qualche giorno dalla catastrofe

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Con il forfait del pozzo comunale e di quello aziendale, per fare rifornimento i soci della cooperativa hanno dovuto prendere l’acqua da un’azienda amica, distante chilometri. Complicatissima anche la consegna del latte, visto che a Conselice e dintorni la viabilità è stata interrotta per alcuni giorni: “dopo aver ritardato per qualche giorno la consegna, abbiamo provveduto a trainare con un grosso trattore il camion refrigerato della Granarolo. Un’avventura: c’era talmente tanta acqua che si faceva fatica a vedere la strada”.

 

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Il limo ha coperto di una spessa crosta i terreni alluvionati

 

Pane e formaggio

Dalla stalla della cooperativa Cab Massari ci spostiamo poco più in là, presso il caseificio “Boschetto Vecchio”, quartier generale della famiglia Fucci (www.caseificioboschettovecchio.com). Dalla stalla attigua al caseificio, dove sono munte (al robot) una settantina di bovine, esce il titolare dell’azienda agricola, Giacomo Fucci, che innanzitutto ci conduce nei medicai e nei vigneti devastati dall’acqua. “Quest’anno – riflette – contavo di produrre 6-700 balloni di foraggio mentre adesso, dai 35 ettari che avevamo seminato a medica, mi porterò a casa si e no 10 balloni”.

 

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Giacomo Fucci posa insieme al foraggio donato dai soci del 4 Madonne Caseificio dell’Emilia. “È stata una manna dal cielo”, dice

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La cortina di terra e letame che nei giorni dell’inondazione la famiglia Fucci ha disposto a protezione della stalla (foto A.Fucci)

 

Manca anche la paglia visto che nei giorni dell’alluvione, per tenere le vacche all’asciutto, le scorte aziendali sono andate completamente esaurite: “tenendo le lettiere più alte, le vacche non si sono quasi accorte dell’inondazione. Certo, la produzione giornaliera è passata dai 36 litri per capo a 22-23, sia perché gli animali erano spaventati sia perchè noi eravamo tutti impegnati a fronteggiare l’alluvione”. Oltre che in campagna il vero danno, ci spiega poi uno dei figli di Giacomo, Andrea Fucci, è in caseificio: “con l’interruzione della viabilità, gli accessi allo spaccio e la vendita di formaggio sono crollati, e stiamo facendo fatica a riprenderci”. Una vera e propria beffa, visto che nei giorni del disastro la famiglia Fucci si è fatta letteralmente in quattro non soltanto per proteggere i propri averi, ma anche per soccorrere i compaesani in difficoltà: “agli sfollati – ci fa notare Andrea – abbiamo fornito oltre 600 pasti a base di formaggio. In più abbiamo messo a disposizione dei soccorritori i nostri trattori e abbiamo ritirato quintali di spazzatura dalle abitazioni”. Legittimo sperare che adesso tutta questa generosità torni indietro.

 

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Andrea Fucci all’interno del “Boschetto Vecchio” di Conselice. Passata l’emergenza, il caseificio sta facendo fatica a ripartire

 

Come dare una mano

Solidarietà sopravvivenza animali da reddito”: è questo il nome del progetto di aiuto e supporto agli allevatori colpiti dall’alluvione e dalle frane che è stato messo in campo dall’Associazione Regionale Allevatori dell’Emilia Romagna (Araer) in accordo con la Protezione Civile e con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna. Un vero e proprio piano di salvataggio, finalizzato prima di tutto all’acquisto di mangimi e foraggi da destinare a quelle stalle che, rimaste isolate a causa delle inondazioni o degli smottamenti, hanno esaurito le scorte alimentari per il loro bestiame. Araer ha aperto all’uopo in quel di Savio (frazione di Ravenna), presso uno stabile di proprietà della locale Cooperativa “Libertà e Lavoro”, un centro per la raccolta di fieno, paglia e mangimi, che è tuttora a disposizione di tutti coloro che vogliono fare una donazione “in natura” (sotto il numero da contattare per portare gli aiuti al centro di Savio).

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Con l’operazione “Solidarietà sopravvivenza animali da reddito” l’Araer sta portando un aiuto determinante per gli allevatori colpiti dall’alluvione e dalle frane (foto Araer)

 

Parallelamente, l’Araer ha anche attivato un conto corrente per le donazioni in denaro (sotto gli estremi per il bonifico), che è stato e verrà utilizzato per acquistare il foraggio e per portarlo poi a casa degli allevatori colpiti. Come documentato in queste pagine, infatti, Araer ha anche provveduto alla distribuzione degli alimenti raccolti, sia per mezzo di camion – laddove il territorio ha consentito la percorribilità stradale – sia con il supporto di un elicottero. 
Recapiti Araer a cui rivolgersi per donare foraggi, paglia e mangimi: 334 8440488 (attivo h 8-18); sostegno@araer.it
Codice IBAN da utilizzare per i bonifici: IT 17 V 05034 02410 000000004412; causale versamento: “Alluvione in Romagna – Solidarietà sopravvivenza animali da reddito”.