Mercato fondiario: sale del 30% la compravendita

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Mercato fondiario: sale del 30% la compravendita

A riportare il quadro economico sui terreni agricoli è il Crea. La domanda e i relativi prezzi di acquisto e affitto sono i principali punti toccati

Il tasso di inflazione attuale, di molto superiore a quello registrato negli ultimi anni (+1,9% nel 2021), fa sì che il valore dei patrimoni fondiari continui a diminuire. Si stima infatti che il valore reale di questi ultimi si sia ridotto del 12% rispetto al 2020. Tuttavia dopo la crisi generata dalla pandemia nel 2020 il prezzo della terra ha ripreso a crescere nel 2021, e con questo anche l’attività di compravendita (+30%). Questo è quanto emerge in seguito all’indagine sul mercato fondiario, curata dai ricercatori delle sedi regionali del Crea Politiche e Bioeconomia con il supporto del Conaf - Consiglio dell'Ordine dei Dottori Agronomi e Forestali - e dei dati pubblicati da altre fonti ufficiali.


Nello specifico nel 2021 il prezzo dei terreni agricoli ha registrato, rispetto al 2020, un aumento del 1,1% a livello nazionale, trainato soprattutto dalla circoscrizione del Nord Ovest e del Nord Est e dalle zone di pianura, con un prezzo medio nazionale che sfiora i 21.000 euro ad ettaro, seppur con evidenti differenze tra il Nord Est (42.300 euro) e il Nord Ovest (29.100 euro) e il resto d'Italia (15.000 euro). 


Il credito per l'acquisto di immobili in agricoltura, secondo Banca d'Italia, dopo la drastica battuta di arresto del 2020 (-42%), ha recuperato solo parzialmente nel 2021 tale riduzione, mettendo a segno un incremento del 14%, malgrado la forte crescita dell'attività di compravendita.


Per quanto riguarda l'imminente riforma della Pac, non si segnalano particolari effetti, nonostante la progressiva convergenza degli aiuti diretti al reddito, che dovrebbe premiare le zone marginali a scapito di quelle più fertili di pianura. Anche sul mercato fondiario pesa l'insicurezza della congiuntura internazionale, che, oltre ad aver già causato un significativo aumento dei costi di produzione e, di conseguenza, una forte volatilità dei mercati delle principali commodity agricole, non fa capire se la domanda di terra nel futuro crescerà o diminuirà. 

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L'aumento del prezzo della terra e quello del tasso di compravendita ha fatto salire leggermente anche il credito per l'acquisto di immobili

 

Un'altra opzione

In generale però è ancora la domanda degli affitti ad essere prevalente (ad esclusione delle aree montane e in quelle marginali in cui l’agricoltura è poco remunerativa) specialmente nelle aree di pianura – terreni seminativi irrigui e adatti a colture di pregio. Si confermano, infatti, sostanzialmente stabili i canoni, probabilmente in seguito alle difficoltà legate alla pandemia, che già nel 2020 ne aveva comportato la riduzione del 2% come media nazionale. Dall’altra parte la superficie agricola in affitto -come affermato dal Censimento dell’agricoltura 2020 (Istat)- è ulteriormente aumentata rispetto al 2010, del 27%, con il 50% della SAU nazionale coltivato con contratti di affitto (5 milioni di ettari) e di comodato gratuito (1,2 milioni ettari). 


La corrente Pac invece non ha ancora influenzato il mercato degli affitti, ma si attende la nuova riforma a partire dal 2023. Le durate dei contratti sono infatti ancora limitate e le preoccupazioni degli operatori si fanno sempre più consistenti considerati i costi di produzione che tendono ad aumentare, a discapito di quelli relativi alla remunerazione sui prodotti coltivati.