Meglio la trincea o il ballone fasciato?

In alcuni Paesi l’aumento della dimensione delle stalle ha spinto gli allevatori a propendere per l’uso delle trincee

Attualità

Meglio la trincea o il ballone fasciato?

Non c’è una regola valida per qualsiasi condizione operativa: ogni tecnica presenta i suoi pro e i suoi contro, da valutare e pesare

In questi tempi in cui i costi alimentari sono alle stelle è giusto chiedersi dove poter risparmiare. È indubbio che la produzione dei foraggi aziendali rappresenti una grande opportunità poiché è possibile, con la giusta dose di attenzioni, massimizzarne la resa per ettaro e limitare le perdite sia di campo che nella fase di conservazione. Una domanda che spesso ritorna di moda a seguito dell’evoluzione della dimensione degli allevamenti riguarda il sistema di stoccaggio degli insilati. È infatti importante valutare quale sia il più conveniente, anche se la scelta è ampiamente influenzata dalla struttura aziendale. Esistono comunque delle linee guida che possono avere una valenza generale.

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Foraggio conservato in silobag (cosiddetto “salame”)

 

La qualità prima di tutto

La conservazione in trincea e lo stoccaggio in rotoballe fasciate sono due sistemi ampiamente utilizzati dai produttori di foraggi insilati e destinati all’alimentazione dei ruminanti. Alle nostre latitudini vi è una prevalenza della conservazione in trincea, ma si sta a poco a poco diffondendo anche l’utilizzo delle rotoballe fasciate sulla spinta delle moderne tecniche che risultano più affidabili. Stiamo parlando di insilati d’erba, prato, cereali vernini o leguminose, mentre quando si tratta di silomais la trincea continua a “farla da padrona”.

La necessità di diversificare la fonte dei foraggi, inserendo molte più varietà per ottimizzare le produzioni agronomiche (triticale, orzo, miscugli, ecc.) ma spesso con quantità inferiori o a causa del numero limitato di trincee disponibili, ha aumentato l’utilizzo e la produzione delle rotoballe. Sta pertanto avvenendo un processo contrario a ciò che si verifica oggigiorno in alcuni Paesi del Nord Europa, quali la Norvegia, dove l’aumento della dimensione delle stalle ha spinto gli allevatori a propendere per l’uso delle trincee (Randby et al., 2020). A questa evoluzione ha anche contribuito una maggiore sensibilità sull’impatto ambientale, soprattutto relativo al minore utilizzo delle plastiche di copertura. In entrambe le tipologie di conservazione, la finalità è la stessa ovvero quella di conservare il foraggio per un suo utilizzo posticipato nel tempo e successivo al periodo dello sfalcio.

La tecnica delle rotoballe potrebbe limitare le inevitabili perdite alle quali la tecnica dell’insilamento è soggetta. Anche la fasciatura dei foraggi non è esente da perdite, ma queste sono minori grazie alle diverse fasi di preparazione del foraggio e alle minori tempistiche di esposizione all’aria. Le rotoballe sono infatti compattate e sigillate in modo automatico e tale processo richiede pochi minuti dal momento in cui il foraggio viene raccolto dal campo.

Al contrario, la preparazione della trincea richiede tempi molto più lunghi (si parla di ore se non di giorni) a causa dei tempi di riempimento, di copertura con teli a barriera di ossigeno, normali e con rete anti-uccelli. Questo fa sì che la massa da insilare venga esposta in modo importante e per tempi piuttosto lunghi all’aria, che rappresenta pertanto un elemento di rischio per il livello nutritivo del foraggio (perdita di zuccheri solubili ed innalzamento della temperatura del silo). Sigillare una trincea richiede inoltre molta manodopera e i sistemi automatici per la gestione dei teli sono attualmente adatti solo per le piccole trincee, quando queste sono nuove e con attività prevalente in fase di apertura rispetto alla fase di sigillatura.

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La fasciatura in rotoballe è una pratica sicuramente molto versatile, sia a livello di quantità di materia prima che di logistica


In entrambi i casi, lo scopo sarà quello di limitare le perdite poiché la perdita di nutrienti o di sostanza secca rappresentano una perdita economica netta: alla fine tutto quello che arriva in trincea è stato pagato (costi di semina, coltivazione e raccolta). Se il foraggio conservato presenta delle perdite, in nutrienti o in sostanza secca, è evidente che l’unica soluzione è rivolgersi al mercato con la (vana) speranza di reperire qualche materia prima a prezzi convenienti che possa compensare ciò che manca.

 

Tecnologie diverse

La qualità dell’insilato è una variabile determinante nel garantire un’alimentazione corretta delle vacche da latte e avere quindi produzioni di elevata qualità. Insilati mal conservati possono creare problemi alla salute delle bovine e influire negativamente sulla produzione di latte. Solitamente gli insilati rappresentano la principale fonte di nutrimento della mandria e per questa ragione bisogna prestare la massima attenzione alla loro produzione. Un elemento cruciale è rappresentato dalla conservazione del prodotto che deve essere mantenuto al riparo dall’ossigeno presente nell’aria per poter avviare quelle fermentazioni lattiche che permettono nel tempo la conservabilità del prodotto, pur mantenendone inalterate le caratteristiche nutritive.


Solitamente il foraggio viene conservato in trincea, in appositi silos oppure in silobag (così detti salami), ma esiste anche la possibilità di ricorrere alla fasciatura delle rotoballe con apposito film plastico. Si tratta, come sopra ricordato, di una pratica importata dal Nord Europa e che si è diffusa con un certo successo anche in Italia. Dopo essere state pressate le balle vengono infatti avvolte, in campo o in azienda, con una pellicola plastica in polietilene che le protegge dall’aria garantendo il processo fermentativo.


I due sistemi (rotoballe e trincea) si presentano alquanto differenti tra loro ed è pertanto intuibile che anche l’utilizzo degli additivi di conservazione sia differente. Alcune caratteristiche differenziali sono riportate in Tabella 1.

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A un prezzo ragionevole

La fasciatura delle rotoballe è una pratica sicuramente molto versatile, sia a livello di quantità di materia prima che di logistica, anche se più macchinosa da effettuare rispetto alla classica conservazione in trincea. Essa ha costi variabili elevati, dipendenti soprattutto dall’acquisto del film plastico e dallo smaltimento dello stesso a fine stagione. Essa permette però di gestire materie prime differenti. Non tutte le aziende agricole, pertanto, possono trarre benefici da tale sistema ed una lista di quelle adatte è riportata in Tabella 2.

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Conclusioni

In generale, coloro che prediligono una maggiore flessibilità, una minore quantità di lavoro e di manodopera impiegata, nonché una qualità dell’insilato sempre al massimo tenderanno a favorire l’utilizzo delle rotoballe fasciate. Sebbene sembrerebbero costare molto di più all’origine, a causa della presenza del nylon di rivestimento e delle macchine specifiche, il conto economico sarebbe ri-bilanciato dalla minore manodopera, dall’annullamento delle perdite relative all’instabilità aerobica e dalla maggiore flessibilità negli spazi di stoccaggio.

A cura di Andrea Roberti