Alla Farnesina ci si (pre)occupa di zootecnia sostenibile

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Alla Farnesina ci si (pre)occupa di zootecnia sostenibile

Il professor Lorenzo Morelli è stato nominato coordinatore del gruppo di lavoro specifico, attivato presso il Tavolo nazionale sulle filiere alimentari del Ministero degli Esteri. Una buona notizia per gli allevatori…

Esiste una diplomazia alimentare, e il Tavolo nazionale sulle filiere alimentari attivo presso il Ministero degli Esteri ne è la prova tangibile. Un Tavolo che nelle scorse settimane si è arricchito di un gruppo di lavoro specifico sulla zootecnia sostenibile, a coordinare il quale è stato chiamato il professor Lorenzo Morelli, Ordinario di Microbiologia all’Università Cattolica e direttore del Dipartimento di Scienze e tecnologie alimentari per una filiera agro-alimentare sostenibile.
Se Expo 2015 ha dato all’Italia visibilità internazionale sui temi dell’agroalimentare, la Dichiarazione di Matera, approvata nel 2021 dai Ministeri degli Esteri e dello Sviluppo nell’ambito del G20 a presidenza italiana, ha ripreso e rilanciato questa esperienza: in materia agroalimentare la politica può essere strumento di politica internazionale. 

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Il professor Lorenzo Morelli è Ordinario di Microbiologia all’Università Cattolica e direttore del Dipartimento di scienze e tecnologie alimentari 

 

Approccio concreto

“Il tema della sicurezza alimentare – afferma l’ambasciatore Stefano Gatti, inviato speciale per la sicurezza alimentare del nostro Ministero degli Esteri – è sempre stato una priorità per il nostro Paese, che esprime una delle culture alimentari più importanti e influenti del pianeta. Tale priorità, manifestatasi nel tempo, si è confermata nell’anno 2021, nel corso del quale l’Italia è stata di nuovo attore centrale del dibattito internazionale in materia e ha saputo dare una spinta innovativa nell’ambito della Presidenza G20. La dichiarazione di Matera – prosegue Gatti – approvata dai Ministeri degli Esteri e dello Sviluppo del G20, ha dato ulteriore valenza politica alla nostra azione e ai principi a cui questa si ispira, sancendo l’importanza di una diplomazia alimentare di cui l’Italia intende continuare ad essere un attore chiave a livello internazionale”.
Come spiegano dalla Farnesina, l’approccio italiano alle questioni agroalimentari si è basa sulla costruzione di una narrativa propositiva, fatta di esempi concreti e di buone pratiche del settore raccolte dai principali portatori di interesse, con l’obiettivo di evidenziare la relazione positiva fra cibo e territorio così come la collaborazione tra pubblico e privato per la costruzione di nuovi modelli alimentari e di consumo sostenibili. Questo è stato possibile attraverso l’allargamento dell’ambito di concertazione a tutti i comparti del Paese impegnati sull’agroalimentare con la creazione di un Tavolo nazionale sulle filiere alimentari.

 

Carbon footprint di carne e latte

“Sono particolarmente lieto di assumere il coordinamento del Gruppo di lavoro sulla Zootecnia sostenibile nell’ambito del Tavolo nazionale sulle filiere alimentari del Ministero degli Esteri”, ci riferisce il professor Lorenzo Morelli. “All’Università Cattolica di Cremona, già da tempo, e a maggior ragione oggi nella splendida cornice del nuovo campus di Santa Monica, stiamo affrontando il tema ampio e centrale della sostenibilità nelle produzioni zootecniche. Abbiamo realizzato ricerche e webinar in proposito, che hanno coinvolto molte realtà lattiero-casearie nazionali e internazionali. Partendo da una questione centrale e fondamentale: la sostenibilità è una questione complessa e multifattoriale. E se ormai è abbastanza consolidata l’idea che, in materia di sostenibilità, accanto al fattore ambientale, è necessario considerare i fattori economici e sociali, è sempre più importante affermare che, quando si parla di cibo, va anche messa al centro la questione nutrizionale. Per avere una corretta Life Cycle Assessment – spiega Morelli – il calcolo della cosiddetta carbon footprint non va riferito a chilogrammo di cibo prodotto, ma a quantità di nutrienti offerti da quel cibo; e con questo approccio, risulta subito evidente quanto l’impatto ambientale dovuto ai nutrienti forniti da latte e carne si riduca notevolmente”.
Stefano Boccoli