I mangimisti alla prova della sostenibilità

Lo stabilimento di Quinto di Valpantena oggi ha un livello di automazione senza precedenti

Attualità

I mangimisti alla prova della sostenibilità

Massimo Zanin, amministratore delegato dei mangimi Veronesi: come coniugare i bilanci aziendali con la riduzione dell’impatto ambientale

La sostenibilità è senz’altro un concetto splendido e visionario, ma a forza di parlarne in astratto sta perdendo il suo appeal, restando un ottimo strumento di lavoro per i professionisti della comunicazione. E per colpa loro, ormai siamo tutti “sostenibili”, “resilienti”, “green” e soprattutto “smart”. Basta però abbandonare i titoli dei giornali e calarsi nella realtà per accorgersi che ai proclami troppo spesso non seguono i fatti. Ma ci sono anche realtà di primo piano che invece amano il basso profilo. Aziende dove prima di parlare si preferisce fare, fedeli a quella veneta modestia , che dopo 60 anni ha permesso al gruppo Veronesi di superare i 3 miliardi di euro di fatturato globale. Anche in tema di sostenibilità in Veronesi si è già fatto molto, ma sempre senza troppi annunci ufficiali. Come se l’essere uno dei primi attori della scena agroalimentare nazionale, dare lavoro a quasi 9.000 persone e mettere in bilancio annualmente 130 milioni di euro di investimenti fossero solo dati statistici.

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In totale i 7 stabilimenti italiani producono 3,2 milioni di tonnellate di mangime all’anno, pari a 60 quintali al minuto
 

Responsabilità sociale

Massimo Zanin, amministratore delegato delle attività mangimistiche del gruppo Veronesi, ha alle spalle 33 anni di vita professionale trascorsa all’interno dell’azienda veneta e ha vissuto in prima persona i cambiamenti che hanno caratterizzato un settore troppo spesso nel mirino di chi vede nella zootecnia una minaccia per il pianeta: “Vorrei invece girare il concetto in termini positivi - spiega Zanin - e sottolineare le responsabilità sociali che i grandi attori come la Veronesi hanno, parlando dell’impegno che l’azienda mette ogni giorno per diventare sempre più efficiente e ridurre il proprio impatto, scegliendo la strada della trasparenza. Non è un caso che abbiamo scelto di inquadrare tutte le nostre attività all’interno di schemi di certificazione riconosciuti a livello internazionale per misurare quello che facciamo. In quest’ottica abbiamo abbracciato da tempo la visione della Global Reporting Initiative (GRI), una organizzazione internazionale indipendente che accompagna le aziende a valutare, analizzare e gestire al meglio la sostenibilità del proprio sistema produttivo e comunicarla utilizzando lo strumento dei “GRI Standards”.

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Massimo Zanin, Ceo della divisione mangimi del Gruppo Veronesi
 

Tracciare il percorso

Per entrare in questa logica tutte le componenti del mondo Veronesi sono state mappate secondo questi standard internazionali, dall’approvvigionamento delle materie prime alle attività specifiche di ogni sito produttivo. “È stato un lavoro impegnativo - continua Zanin - ma indispensabile per parlare di sostenibilità in maniera seria, misurabile e confrontabile. E grazie ai GRI Standards oggi possiamo avere consapevolezza non solo degli aspetti ambientali, forse più semplici da valutare, ma anche dell’impatto positivo in termini di distribuzione del valore economico sui territori in cui siamo attivi. Chi ce lo fa fare? Nessuno. Ma siamo un’azienda che guarda avanti e la sostenibilità, quella vera, fa parte di questa crescita costante, soprattutto se hai la forza e la lucidità di valutare un investimento nel lungo periodo. La nostra è da sempre un’ottica di filiera, nella convinzione che arrivare con i nostri prodotti finiti negli scaffali della moderna distribuzione sia il giusto modo per valorizzare le scelte delle migliaia di allevatori che acquistano il nostro mangime. Sono i leader a tracciare la strada e anche in questo ci piace segnare il passo, convinti che alcune scelte, non imposte da alcuna normativa, ma prese addirittura in anticipo sulle leggi future siano quelle davvero in grado di segnare la via”.

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Il Supertreno Veronesi può trasportare 2.500 tonnellate a viaggio, pari al volume di 75 camion e con un abbattimento dell’80% delle emissioni di anidride carbonica

Quando l’azienda di cui sei Amministratore delegato produce ogni anno 3,2 milioni di tonnellate di mangime, il tema degli approvvigionamenti delle materie prime diventa un aspetto particolarmente critico sotto il profilo della sostenibilità.

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Lo scarico degli sfarinati e dei prodotti liquidi avviene tramite condutture in pressione, nel massimo comfort e pulizia per gli addetti
 

La soia diventa etica

E i mangimisti sembrano essersene accorti visto che sia a livello europeo che nazionale, Fefac (Fédération européenne des fabricants d’aliments composés) e l’Assalzoo (Associazione nazionale tra i produttori di alimenti zootecnici) hanno creato protocolli di sostenibilità per dar vita un mercato della “soia etica”, in cui le proteiche non vengono coltivate su terreni strappati alla foresta o dove i diritti dei lavoratori siano poco rispettati.  Un’operazione concreta o un lavaggio delle coscienze in chiave ecologista? “Penso che la Veronesi - commenta Massimo Zanin - si sia mossa addirittura prima di Fefac, visto che da tempo acquistiamo cereali e oleaginose  provenienti da una filiera certificata Csqa, chiamata “Dtp 112”, che valorizza il prodotto nazionale e ne valuta la sostenibilità ambientale, economica e sociale. Oggi il Dtp 112 è uno degli standard riconosciuti all’interno delle “Fefac soy sourcing guidelines” e ci sentiamo attori di questo processo, che non è una operazione di greenwashing, ma è una scelta strategica per la Veronesi e tutte le aziende del settore mangimistico che decidono di competere con gli stessi standard. La sostenibilità non significa appendere in ufficio l’ennesimo certificato di conformità, ma è un cambio di mentalità e implica la ricerca quotidiana di come essere più virtuosi rispetto a quanto non lo fossimo già ieri”.  

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Il controllo elettronico di ogni fase consente alla Veronesi di ottimizzare il ciclo produttivo, 24 ore su 24