Genome editing, non è peccato!

Le nuove biotecnologie al servizio dell'agricoltura e dell'allevamento

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Genome editing, non è peccato!

Il parere favorevole dell'Efsa su questa tecnica, dovrebbe agevolarne la diffusione nella Ue

Tre delle nuove tecniche di editing del genoma modificano il Dna senza determinare rischi in più rispetto al miglioramento genetico convenzionale o alle tecniche che introducono Dna esogeno. È la conclusione di un parere scientifico di Efsa, l’Autorità per la Sicurezza alimentare, chiamata dalla Commissione Ue a pronunciarsi sulla possibilità di applicare le linee guida per la valutazione del rischio da piante ottenute mediante nucleasi sito-specifica di tipo 3 (già valutata nel 2012) e dal breeding tradizionale alle piante ottenute usando tre tecniche di editing: la nucleasi sito-specifica di tipo 1 (Sdn-1), quella di tipo 2 (Sdn-2) e la mutagenesi diretta da oligonucleotide. Queste tre tecniche modificano regioni specifiche del genoma della pianta senza introdurre Dna estraneo, come ricorda in un articolo Mangimi & Alimenti.


Strada ancora lunga

Il panel di esperti conclude pertanto che le linee guida già disponibili per la valutazione del rischio da piante geneticamente modificate sono applicabili anche alla valutazione dei rischi associati a quelle ottenute mediante queste tre tecniche. Questi documenti sono sufficienti, ma sono applicabili solo in parte perché i requisiti previsti dalle linee guida sono correlati alla presenza di Dna esogeno. Non introducendo nuovo Dna mediante le tre tecniche considerate - aggiunge l’Efsa - potrebbe essere sufficiente una minore quantità di dati per la valutazione dei rischi. 


Iter complesso

Nel luglio del 2018 la Corte europea di Giustizia si è pronunciata sull’impiego delle nuove tecniche di editing genetico, quelle sviluppate a partire dal 2001 quando la legislazione sugli Ogm già era in vigore nell’Ue. La sentenza ha concluso che tale legislazione si applica anche agli organismi ottenuti con le nuove tecniche di mutagenesi emerse o sviluppate a partire da quella data. Il riferimento è dunque alle tecniche con cui si può cambiare il Dna di animali, piante e microrganismi con altissima precisione. Sono strumenti di ultima generazione che trovano impiego in diversi ambiti, dallo studio delle terapie per tumori e malattie ereditarie fino alla ricerca in agricoltura, per ottenere piante con tratti desiderati come la resistenza alle malattie, la tolleranza alla siccità o un migliore profilo nutrizionale. 

Come riconoscono gli stessi esperti dell’Efsa c’è qualche preoccupazione in merito al loro utilizzo e al possibile impatto su salute pubblica e ambiente. In base alla legislazione vigente sugli Ogm, prima dell’autorizzazione gli organismi geneticamente modificati devono essere sottoposti a una valutazione di sicurezza. Alla luce della necessità di avere linee guida adeguate per l’analisi del rischio, la Commissione Ue ha chiesto all’autorità di sicurezza di valutare se quelle già esistenti possano essere impiegate anche per le piante ottenute con le tecniche Odm, Sdn-1 e -2. 

Ecco quindi le conclusioni degli esperti in questo parere scientifico. Non sono stati identificati nuovi pericoli specificatamente correlati alle tre tecniche rispetto al miglioramento genetico tradizionale. Le linee guida esistenti per la valutazione del rischio da alimenti ottenuti da piante GM e quelle relative alla valutazione del rischio ambientale sono sufficienti. Però sono applicabili solo parzialmente perché si riferiscono a prodotti GM ottenuti inserendo Dna esogeno, a differenza delle tre tecniche di editing genomico vegetale prese in considerazione. La quantità di dati sperimentali necessari per la valutazione del rischio dipenderà molto dal tratto modificato introdotto. Pertanto - concludono gli esperti - per queste tre tecniche è di particolare importanza il principio di un approccio ‘caso per caso’ per la valutazione del rischio.


Un'apertura attesa da tempo

Il parere scientifico dell’Efsa contribuirà allo studio sulle nuove tecniche genomiche a cui sta lavorando la Commissione. Nel novembre del 2019, pochi mesi dopo l’importante sentenza della Corte di Giustizia, il Consiglio dell’Unione europea ha richiesto alla Commissione uno studio sullo stato dell’arte relativo alle tecniche genomiche sotto la legislazione dell’Ue. Lo studio dovrà essere consegnato entro il prossimo aprile e riguarderà, oltre allo stato di implementazione e applicazione della legislazione sugli Ogm riguardo alle nuove tecniche di ingegneria genetica, anche le informazioni sul loro impiego in piante, animali e microrganismi per applicazioni nel settore agroalimentare, industriale e farmaceutico.
Il documento della Commissione offrirà anche una panoramica sugli sviluppi tecnologici e scientifici presenti e futuri delle Nbt, le nuove tecniche per il miglioramento genetico, e dei prodotti già sul mercato o che vi ci arriveranno; un’analisi delle implicazioni etico-sociali dell’applicazione dell’editing genetico oltre, appunto, al quadro d’insieme sulla valutazione del rischio delle piante GM preparato dall’Efsa.

Infine, lo studio guarderà anche al possibile contributo delle Nbt alla gestione delle sfide che l’Ue ha definito nel Green Deal. La stessa strategia Farm to Fork, parte integrante di questa nuova e ambiziosa politica per l’ambiente, ha detto chiaramente che l’Ue ha bisogno di sviluppare modi innovativi per proteggere le piante da malattie e parassiti e che deve considerare il ruolo potenziale delle nuove tecniche di editing - assicurandone sempre la sicurezza - per migliorare la sostenibilità del settore agroalimentare.